Il Comitato Torino Respira ha pubblicato i dati 2023 sulla qualità dell’aria in Piemonte, frutto di un monitoraggio civico che ha permesso di valutare la concentrazione di biossido d’azoto in oltre 500 località
La qualità dell’aria in Piemonte non è buona: lo dimostra la campagna di monitoraggio civico “Che aria tira?” condotta dal Comitato Torino Respira, che nei giorni scorsi ha reso pubblici i dati del 2023, frutto dell’analisi di quanto rilevato a febbraio in 546 località sparse sul territorio regionale, a partire da Torinese e Cuneese.
L’indagine ha preso in analisi la concentrazione di biossido di azoto (NO2), rilevata tramite una rete di campionatori passivi installati a cura di privati cittadini e associazioni ambientaliste presso le loro abitazioni e in vari luoghi pubblici della regione, a partire dagli istituti scolastici.
«Il biossido di azoto è un inquinante importante: già di per sé risulta infatti pericoloso per la salute umana, ma è anche un precursore del particolato fine (PM10 e PM2,5) e dell’ozono, gli altri due inquinanti per i quali l’aria in Piemonte, a partire dal capoluogo, risulta essere spesso fuorilegge», sottolineano dal Comitato Torino Respira.
«Il 14% dei siti misurati, compresa una scuola su dieci, ha superato i limiti di legge –dichiarano i promotori dell’iniziativa- Pressoché tutte le misurazioni hanno riportato valori superiori a quanto raccomandato dall’OMS, l’Organizzazione Mondiale della Sanità».
Sei provette sono state anche poste in prossimità delle centraline di Arpa Piemonte, in modo da avere la possibilità di confrontare i dati del monitoraggio civico con quelli ufficiali.
E i valori raccolti dai volontari di Torino Respira, purtroppo, risultano in media sottostimati rispetto a quanto rilevato nello stesso periodo dagli strumenti dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente.
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La mappa della qualità dell’aria in Piemonte 2023
La mappa finale con i risultati tutte le rilevazioni è stata pubblicata online e mostra una situazione decisamente critica nell’area di Torino e della prima cintura, con una netta prevalenza di “bollini” rossi (ovvero aree in cui la concentrazione di biossido di azoto supera i 40 µg al metro cubo, limite di legge) e arancioni in pressoché tutte le aree urbane e sub-urbane.
La situazione migliora leggermente spostandosi in Provincia, con l‘eccezione negativa di Carmagnola, e nel Cuneese, dove a parte il centro di Cuneo, predominano il giallo e il verde, indici di un minore tasso di inquinamento da NO2.
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Restano comunque pochissimi in tutto il Piemonte, e si concentrano principalmente nelle valli di montagna, i casi in cui i valori sono al di sotto di tutte le soglie di attenzione (“bollini” verdi), inclusi i valori-soglia raccomandati dall’OMS per la tutela della salute umana (10 µg/m3).
«Allarma soprattutto la situazione delle scuole, in particolare a Torino -commenta Roberto Mezzalama, presidente del Comitato che ha condotto l’indagine- Per questo invitiamo i decisori politici ad accelerare la realizzazione di strade scolastiche e di zone libere dalle auto intorno agli istituti, a partire da quelli che abbiamo individuato come le aree più critiche. Bisogna poi al più presto andare verso la trasformazione del capoluogo in “Città 30”, come già fatto da Bologna, e migliorare il trasporto pubblico soprattutto nelle periferie che, oltre ai molti altri problemi, soffrono anche dell’aria più inquinata di tutta la città».
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Cosa è successo in cinque anni
Il monitoraggio della qualità dell’aria a Torino e in Piemonte da parte del Comitato Torino Respira è partito nel 2019, permettendo così quest’anno ai promotori di fare anche un’analisi riferita all’ultimo quinquennio.
«Il 2019 è stato un anno terribile dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico -commentano i ricercatori- Il periodo 2020-2021 mostra invece le conseguenze dell’effetto dei blocchi del traffico dovuti al Covid-19, con una diminuzione drastica della concentrazione di NO2, mentre nell’ultimo biennio la situazione è rimasta stabile, di poco inferiore a quella iniziale, facendo quindi registrare miglioramenti ancora molto limitati».
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Situazione che si ripercuote anche sulle scuole, che dal 2020 sono oggetto di un monitoraggio puntuale, soprattutto a Torino città. «Anche analizzando i valori delle 10 scuole più inquinate nei vari anni, la media tende leggermente a migliorare nel tempo, ma resta critica. Nell’area di oltre 20 istituti torinesi si conferma persistere una situazione di alto inquinamento, con valori abbondantemente sopra i limiti di legge», specificano dal Comitato.
In generale, il quadro presentato conferma come il miglioramento della qualità dell’aria si sia praticamente fermato negli ultimi anni e come sia pertanto necessario passare ad azioni più decise per tutelare la salute dei cittadini.
Intanto Torino Respira ha già annunciato che, nella primavera del prossimo anno, lancerà una nuova campagna di monitoraggio civico che riguarderà l’ozono, «un inquinante in crescita anche a causa della crisi climatica e presente soprattutto d’estate, perché l’inquinamento dell’aria non c’è solo in inverno».
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