La Pianura Padana è la zona con l’aria più inquinata d’Europa secondo un rapporto dell’European Environment Agency.
La Pianura Padana ha un triste primato: è la zona con l’aria più inquinata d’Europa.
A rivelarlo è l’ultimo rapporto della European Environment Agency sulla qualità dell’aria.
Secondo il rapporto, infatti, nel 2020 nell’Unione Europea il 96% della popolazione urbana è stato esposto a livelli di particolato superiori ai livelli di riferimento stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
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La qualità dell’aria non migliora
Nel 2020, sono state adottate misure di blocco per ridurre al minimo la diffusione di Covid-19.
Queste hanno avuto un impatto positivo e temporaneo sulle emissioni di inquinamento atmosferico relative ai trasporti su strada.
Ciò ha portato, dunque, a un miglioramento della qualità dell’aria.
Tuttavia, nonostante le minori emissioni, la maggior parte della popolazione urbana dell’UE è stata esposta a livelli importanti di inquinanti atmosferici dannosi per la salute.
In particolare, il 9,6% della popolazione urbana è stata esposta a concentrazioni di particolato fine (PM 2,5) superiori alla linea guida dell’OMS del 2021.
Sul sito dell’European Environment Agency, infatti, si legge che: “mentre le emissioni dei principali inquinanti atmosferici e le loro concentrazioni nell’aria sono diminuite in modo significativo negli ultimi due decenni in Europa, la qualità dell’aria rimane scarsa in molte aree.“
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Il problema maggiore è costituito dalle emissioni di Pm 10, per le quali l’Italia si piazza al primo posto.
Ma perché la Pianura Padana patisce così tanto l’inquinamento dell’aria?
Questo è dovuto al fatto che l’alto numero di industrie e le condizioni meteorologiche e geografiche, favoriscono il superamento dei limiti consentiti.
Sempre nel nostro Paese, ma in generale in tutta l’Europa centro-orientale, si sono registrate anche le più alte concentrazioni di Pm 2.5 e benzo(a)pirene.
Nel rapporto, fortunatamente, si legge anche qualche buona notizia.
Il piano d’azione europeo “inquinamento zero” ha fissato l’obiettivo di ridurre del 55% entro il 2030, rispetto al 2005, il numero di morti premature dovute all’esposizione al particolato fine.
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