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3-30-300, i benefici della regola di forestazione urbana

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3-30-300, i benefici della regola di forestazione urbana ultima modifica: 2024-06-24T06:48:39+02:00 da Marco Grilli
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3-30-300 è la semplice regola ideata dall’ecologo Cecil Konijnendijk per città più sane, vivibili e verdi

3 alberi visibili da ogni casa, 30% di copertura arborea in ogni quartiere, 300 metri di distanza massima da un parco o da uno spazio verde per ogni cittadino: la regola del 3-30-300 – ideata da Cecil Konijnendijk e supportata da numerosi studi scientifici – è una ricetta semplice di forestazione urbana per città più vivibili e sostenibili.

Il contesto

Le aree verdi urbane rappresentano sempre di più una risorsa fondamentale per la sostenibilità e la qualità della vita delle persone in città. Lo dimostrano numerose ricerche scientifiche sulla relazione tra spazi verdi, qualità della vita e mortalità nelle aree urbane, confermando l’effetto positivo degli spazi verdi sulla salute mentale dei cittadini e sulla riduzione della mortalità”, sostiene il World Wildlife Fund (WWF).

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Il trend globale prevede la continua crescita dell’urbanizzazione, tanto che ormai le aree urbane coprono circa il 3% della superficie terrestre totale ed ospitano più della metà della popolazione mondiale. La maggior concentrazione di individui nelle città rischia però di essere una bomba ad orologeria. A livello globale i centri urbani consumano infatti il 75% delle risorse naturali e tra il 60 e l’80% dell’energia, oltre ad essere responsabili di oltre il 70% delle emissioni di carbonio e del 50% della produzione di rifiuti.

In questo contesto di città sempre più affollate, inquinate e invivibili si rendono necessarie contromisure urgenti ed efficaci. Il programma 3-30-300 va proprio in quella direzione. D’altronde se è vero che i centri urbani contribuiscono notevolmente alle emissioni di gas serra in atmosfera, altrettanto vero è che in essi confluiscono la maggior parte degli effetti negativi del cambiamento climatico.

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Da qui la necessità di approntare strumenti pianificatori in grado di minimizzare la portata di questi due aspetti con azioni e misure utili. Investimenti, ricerca, diffusione di conoscenze, coinvolgimento dei cittadini e collaborazioni a più livelli si configurano come le armi principali per condurre questa battaglia che si traduce in maggior salute e migliore qualità di vita dei cittadini.

Nel frattempo, in Italia continua a crescere il consumo di suolo: impermeabilizzazione e cementificazione si sono infatti mangiati una media di 19 ettari al giorno negli ultimi tre anni, con importanti perdite di aree agricole e di biodiversità. Non va meglio per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico, con l’Oms che calcola 6,7 milioni di morti all’anno a livello globale ed il nostro Paese che fa registrare il secondo più alto numero di vittime premature nell’Unione europea per inquinamento da particolato fine (PM2,5), ben 46.800 nel 2021.

Aree verdi urbane

Gli spazi verdi possono contribuire a ‘curare i mali’ che affliggono le città e i suoi abitanti perché forniscono servizi ecosistemici importanti, come lo stoccaggio di migliaia di tonnellate di carbonio, l’infiltrazione di milioni di metri cubi di acqua, l’assorbimento di contaminanti, la pulizia dell’aria e la mitigazione delle temperature. Questi benefici non riguardano solo la natura, ma la nostra qualità di vita, la nostra salute e sicurezza. L’aumento del verde complessivo potrebbe evitare fino a quasi 43.000 morti all’anno nelle città europee”, sostiene Eva Alessi, responsabile sostenibilità WWF Italia.

Tra gli obiettivi delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile (SGDs), al punto 11 si cita la necessità di “rendere le città inclusive, sicure, resilienti e sostenibili”, specificando più in dettaglio (11.7) l’importanza di “fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili”.

Eppure, stando ai dati forniti dalla Commissione europea, in Italia più del 20% degli abitanti non ha accesso alle aree verdi. Poco verde dunque, spesso poco curato o troppo frammentato. Nonostante tale situazione, il governo ha tagliato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) 3,3 miliardi dei 6,3 totali destinati alla rigenerazione urbana, oltre a 110 milioni dei 530 indirizzati alla “tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano”.

Cecil Konijnendijk

Questo interessante programma di forestazione urbana è stato ideato dall’olandese Cecil Konijnendijk, professore onorario di silvicoltura urbana presso la University of British Columbia. In particolare, i suoi interessi riguardano la governance dello spazio verde, le relazioni persone-natura ed i servizi ecosistemici culturali.

Considerato uno dei massimi esperti mondiali nel settore della silvicoltura urbana, ha vissuto e lavorato in Europa, Asia e Nord America ed è autore di libri di grande spessore (tra questi The Routledge Handbook of Urban Forestry). Konijnendijk è anche redattore capo della rivista specializzata Arboriculture and Urban Forestry e nel corso della sua lunga e prestigiosa carriera ha fornito consulenza a organizzazioni internazionali quali le Nazioni Unite, così come a governi nazionali in più di 30 Paesi. Tra i vari premi a lui conferiti citiamo l’LC Chadwick per la ricerca arboricola (2013).

Il programma 3-30-300

Indubitabilmente, i terribili effetti globali del cambiamento climatico, il degrado ambientale e la recente pandemia hanno accresciuto la consapevolezza generale sul ruolo cruciale degli alberi e delle aree verdi urbane.

La regola pratica 3-30-300 si basa su alcune delle evidenze scientifiche più recenti che collegano la visibilità, la presenza, l’accessibilità e la vicinanza di alberi e spazi verdi all’adattamento climatico ed ai benefici per la salute pubblica. Facile da ricordare così come da monitorare ed implementare, va comunque utilizzata con attenzione e sensibilità al contesto locale.

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Il primo punto, 3 alberi visibili da ogni casa, scuola o luogo di lavoro, è correlato alle prove scientifiche di tale aspetto in termini sia di recupero a breve termine da stress, affaticamento mentale e malattia, sia di miglioramento generale a lungo termine della salute e del benessere. “Vedere gli spazi verdi dalle nostre finestre aiuta a restare in contatto con la natura e i suoi ritmi. Fornisce pause importanti dal nostro lavoro e può ispirarci e renderci più creativi”, chiarisce Konijnendijk. Tra le curiosità, gli studiosi hanno scoperto che un minor numero di alberi di grandi dimensioni ha un impatto migliore sulla salute mentale dei residenti rispetto ad un numero maggiore di alberi più piccoli.

In merito al secondo punto, 30% di copertura arborea in ogni quartiere, gli studi hanno dimostrato che il vivere e crescere in quartieri più verdi è associato ad una migliore salute mentale e ad una minore mortalità per tutte le cause. Quartieri più ombreggiati creano inoltre luoghi di incontro e migliorano le interazioni sociali. Se gli alberi ben posizionati possono ridurre l’inquinamento locale, è anche vero che quest’ultimi contribuiscono a raffreddare i quartieri e quindi a mitigare il clima, aspetto molto importante viste le crescenti ondate di calore.

Nei climi aridi, dove gli alberi faticano a prosperare, l’obiettivo verde dovrebbe essere il 30% di vegetazione, sempre con una forte componente arborea. “La sfida diventa trovare combinazioni di vegetazione e tipologie di spazi verdi che ottimizzino la salute, il clima e altri benefici in circostanze specifiche. Ciò richiede l’esperienza di forestali urbani, arboricoltori e altri per ottimizzare le risorse verdi locali”, spiega Konijnendijk.

Infine, il punto tre – 300 metri di distanza massima da un parco o da uno spazio verde per ogni cittadino -, si richiama al fatto che la vicinanza di spazi verdi ed alberi ha impatti positivi sulla salute ed è importante per prevenire la morbilità cardiovascolare ed il diabete. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda una distanza massima di 300 metri dallo spazio verde più vicino di almeno un ettaro: ciò incoraggia l’uso ricreativo dell’area con impatti positivi per la salute fisica e mentale. Molto importante è sia la qualità che la dimensione dello spazio verde, quest’ultima infatti è stata associata a maggiori opportunità ricreative ed a livelli più elevati di biodiversità.

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La regola 3-30-300 – lanciata nel 2021 e già adottata da varie città (la prima Malmö in Svezia) – agevola il coordinamento tra settori e discipline diverse, favorisce il coinvolgimento delle comunità e permette di gestire e ridurre i disservizi.

“L’applicazione della regola 3–30–300 può contribuire a migliorare ed espandere le foreste urbane locali in molte città come parte di programmi e politiche più ampi e promuovere salute, benessere e resilienza”, commenta Konijnendijk. Man mano che verrà adottata e implementata “sarà importante monitorare da vicino il suo impatto e il ruolo che svolge nel rendere più verdi città e paesi”. 

[Credits foto: Ildigo su Pixabay]

3-30-300, i benefici della regola di forestazione urbana ultima modifica: 2024-06-24T06:48:39+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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