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Allarme smog nel Bacino Padano, le proposte di Legambiente

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Allarme smog nel Bacino Padano, le proposte di Legambiente ultima modifica: 2022-10-24T07:51:51+02:00 da Marco Grilli
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Allarme smog nel Bacino Padano, l’inquinamento atmosferico nelle città del Nord è fuori controllo, Legambiente indica azioni concrete per migliorare la qualità dell’aria

Il Bacino Padano fatica a respirare. I dati del 2021 sulla qualità dell’aria in città forniti da Legambiente parlano chiaro: i livelli di sostanze inquinanti registrati nei capoluoghi del Nord sono ben al di sopra dei livelli consigliati dalle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), con rischi sempre maggiori per la salute di coloro che abitano tali zone.

Lo smog infatti picchia duro, provocando ogni anno la morte di 50mila persone in Italia, 350mila nell’Unione europea e, con l’inverno alle porte, si avvicina la stagione critica.

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Il cigno verde ha quindi mobilitato i comitati del Bacino Padano (Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto), in prima linea oggi nel richiedere la necessità di un’azione trasversale a scala nazionale e regionale, affinché l’”Accordo per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano” preveda azioni concrete per ridurre i livelli di sostanze inquinanti.

Il più attenzionato resta il settore agricolo, ad oggi  massimo responsabile dell’inquinamento da polveri come evidenziato dall’ultima analisi effettuata dalle agenzie ARPA,  ma continuano a preoccupare anche le branche dei trasporti e del riscaldamento domestico.

L’emergenza nel Bacino Padano e le proposte di Legambiente

Configurazione geografica e caratteristiche meteo-climatiche tipiche rendono la Pianura Padana un unico bacino omogeneo, dove PM10  e ozono tendono a diffondersi in modo uniforme e ad accumularsi in condizioni di stabilità atmosferica. Da qui la necessità delle Regioni coinvolte, tra l’altro ad alta concentrazione industriale, di condividere le metodologie per la misurazione della qualità dell’aria e di studiare azioni comuni per prevenire e contenere il grave problema dello smog.

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L’aggiornamento delle linee guida da parte dell’OMS e la prossima emanazione di una nuova direttiva europea sulla qualità dell’aria devono essere uno sprone per i decisori politici italiani.  Non si dovranno chiedere deroghe all’Unione Europea, ma occorrerà dimostrare di saper spendere in modo saggio le risorse europee per favorire una vera transizione ecologica. Oltre alle proposte che riguardano la mobilità su scala urbana che chiediamo da tempo, riteniamo infatti necessaria un’azione trasversale e coordinata, per consentire all’accordo per la qualità dell’aria del Bacino Padano di arrivare a risultati concreti riducendo il più presto possibile il livello di inquinamento atmosferico“, dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente. 

Le proposte dell’associazione ambientalista riguardano principalmente i settori dell’agricoltura, dei trasporti e del riscaldamento domestico.

In campo agricolo, Legambiente chiede più controlli e il sostegno all’applicazione delle soluzioni tecnologiche più avanzate per ridurre le emissioni. Sul banco degli imputati è principalmente l’ammoniaca, la massima responsabile delle formazione delle polveri sottili. Serve dunque un effettivo monitoraggio delle pratiche agricole per ridurre le emissioni di questo inquinante e controllare lo spandimento di liquami nei periodi critici invernali. All’interno della Politica agricola comunitaria (Pac), le Regioni dovrebbero inoltre definire una programmazione specifica per destinare risorse agli investimenti per la riduzione delle emissioni da ammoniaca.

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Un altro grave problema è costituito dagli allevamenti intensivi. Legambiente chiede una loro riconversione a partire dalla riduzione del numero dei capi, puntando verso progetti che diminuiscano la densità degli animali per superficie garantendo anche il rispetto del loro benessere. Il carico zootecnico dovrebbe dunque esser portato a livelli compatibili con i limiti posti in campo europeo dalla Direttiva nitrati, che mira a ridurre la quantità totale di composti dell’azoto responsabili dell’inquinamento dell’aria e dei corpi idrici. Inoltre, sempre per limitare le emissioni di ammoniaca, “è necessario che il recente decreto interministeriale sull’utilizzo del digestato ottenuto da liquami ne imponga l’impiego in campo esclusivamente attraverso tecniche che ne assicurino l’immediato interramento“, scrive Legambiente.

Per quanto riguarda il settore dei trasporti, strettamente connesso alla vivibilità urbana, Legambiente chiede di ridisegnare lo spazio pubblico a misura d’uomo, con quartieri senza circolazione di autoveicoli, strade a 30 km/h, incentivazione della ciclopedonalità, micromobilità elettrica, strade scolastiche, smart city e ridisegno delle strade obbligando la moderazione della velocità (urbanismo tattico). Più in generale, occorrono risorse per rendere il Trasporto pubblico locale (Tpl) competitivo rispetto alla mobilità automobilistica, migliorando parco mezzi e dotazione del personale. È giudicato importante anche un intervento del governo sui limiti di velocità in autostrada  per limitare le emissioni provenienti dal traffico su lunga distanza. Ad esempio “si può agire riducendo a 100 km/h la velocità massima nel corso dei mesi invernali (ottobre-marzo), velocità che si dimostra essere adeguata a garantire una sostanziale riduzione nelle emissioni come ha sottolineato l’Agenzia Europea per l’Ambiente“, scrive Legambiente.

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Per la lotta allo smog, con l’arma della mobilità sostenibile, il cigno verde chiede a livello nazionale di: aumentare la dotazione del trasporto pubblico elettrico (con 15mila nuovi autobus, la valorizzazione e il ripristino della rete esistente e nuove reti tranviarie per 150 km, la realizzazione di 500 nuovi treni e l’adeguamento della rete regionale con completamento dell’elettrificazione); fermare la commercializzazione dei veicoli a combustione interna al 2030 (al 2035 per camion e autobus interurbani), con stop immediato agli incentivi all’acquisto di nuove auto a combustione; rendere sostenibile l’ultimo miglio della distribuzione delle merci, limitando da subito l’utilizzo dei veicoli a combustione interna nei centri storici e promuovendo al contempo il ricorso ai veicoli 100% elettrici; ricorrere alla sharing mobility, incentivando la mobilità elettrica condivisa anche nelle periferie e nei centri minori e realizzando 5mila km di ciclovie e corsie ciclabili.

L’altro grande aspetto da considerare per contenere l’aumento dell’inquinamento atmosferico è il riscaldamento domestico. Legambiente sostiene la necessità di un  grande piano di qualificazione energetica dell’edilizia pubblica, oltre che di una normativa che promuova, da subito, la dismissione delle caldaie a gasolio e carbone,  nei prossimi anni il  progressivo abbandono di quelle a metano, il tutto per favorire la diffusione di sistemi di riscaldamento più efficienti e sostenuti da fonti rinnovabili, come ad esempio le pompe di calore elettriche.

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In questi tempi così difficili, segnati dal costante aumento del prezzo dei combustibili fossili, è prevedibile anche un aumento del ricorso agli impianti di riscaldamento a biomassa, ben lontani dall’esser la panacea di tutti i mali, visto il loro contributo all’incremento dello smog. L’associazione non esita dunque a chiedere la sostituzione degli impianti obsoleti con quelli moderni a basse emissioni, grazie allo stanziamento di appositi incentivi. I cittadini, a loro volta, dovranno esser adeguatamente informati per il corretto utilizzo di tali sistemi di riscaldamento, mentre un ruolo decisivo sarà svolto dai controlli, con Legambiente che invita a effettuare un censimento a livello regionale dei generatori di calore a biomassa e, più in generale, a tenere aggiornati i Catasti regionali degli impianti termici, per provvedere sia alle necessarie sostituzioni che al monitoraggio delle emissioni prodotte dal riscaldamento domestico.

L’edizione autunnale del dossier Mal’Aria e le infrazioni europee

L’inquinamento atmosferico è un problema che riguarda in modo particolare le città italiane, con criticità più diffuse non solo nel Bacino Padano ma anche nella Valle del Sacco (Lazio) e nelle aree di Napoli e Caserta. Nell’edizione autunnale del dossier Mal’Aria di Legambiente, nessuna delle 13 città monitorate nell’ambito della campagna Clean Cities ha rispettato i valori suggeriti dall’OMS per il PM10 (15 microgrammi/metro cubo), il PM2.5 (5 microgrammi/metro cubo) e l’NO2 (10 microgrammi/metro cubo).

Per quanto riguarda il PM10, Torino, Milano e Padova sono già in codice rosso, avendo fatto registrare rispettivamente  69, 54 e 47 giornate di sforamento  rispetto ai limiti di legge fissati a non più di 35 giornate con una media giornaliera superiore a  50 microgrammi/metro cubo.

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Mentre si attende la nuova Direttiva europea sulla qualità dell’aria, la stella polare è rappresentata dal Piano d’azione europeo “Verso emissioni zero” per raggiungere la neutralità climatica nel 2050, che prevede l’obiettivo intermedio di ridurre le emissioni di gas serra del 55% – rispetto ai livelli del 2005 –  entro il 2030.

Nel frattempo, però, l’Italia registra la percentuale più alta di morti per inquinamento atmosferico nel Vecchio Continente con il suo 17% (dati dell’Agenzia europea per l’ambiente EEA), ed ha  subito a livello europeo ben tre procedure d’infrazione in tema di qualità dell’aria, riportando già due condanne con sentenze della Corte europea di giustizia. Quanto basta per capire che non c’è più tempo da perdere.

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

1 Commento

  1. I livelli di inquinamento dell’aria del bacino Padano sono davvero allarmanti! È risaputo ormai da anni che sia una zona dall’aria impura, ma la situazione pare peggiorare costantemente: un grave pericolo per la salute della popolazione che la abita. Siamo felici di leggere come il cigno verde abbia mobilitato i comitati del Bacino e abbia richiesto loro azioni concrete per il miglioramento della qualità dell’aria, come il passaggio ad una mobilità sostenibile: incrementare i mezzi di trasporto pubblici alimentati a corrente elettrica consentirà di ridurre la produzione di CO2. È fondamentale, inoltre, assicurare incentivi per l’acquisto di automobili elettriche anche ai privati, spesso bloccati dai costi di acquisto ancora proibitivi.

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