Dove finiscono le microplastiche inalate

Microplastiche inalate, ecco dove finiscono

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Microplastiche inalate, ecco dove finiscono ultima modifica: 2024-05-30T07:34:27+02:00 da Evelyn Baleani
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Dalla cavità nasale fino ai polmoni. Le microplastiche inalate si depositano in tutto l’apparato respiratorio, con gravi danni per la salute

Si stima che in media ogni essere umano ingerisca inconsapevolmente 5 grammi di microplastiche a settimana, un quantitativo corrispondente a una carta di credito. La presenza di queste minuscole particelle nell’organismo è documentata da anni. Ne sono state rinvenute tracce nell’intestino, nel sangue, nei testicoli. Nell’elenco è incluso anche il sistema respiratorio umano, oltre a quello di alcuni uccelli, dove sono stati trovati residui di microplastiche inalate dall’aria.

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Dove finiscono le microplastiche inalate dal sistema respiratorio

Dove si depositano i micro-pezzi di plastica una volta respirati? Un team di ricercatori dell’Università di Tecnologia di Sydney (Australia), ha cercato di rispondere al quesito in uno studio guidato dall’Ingegnere Suvash Saha.

Come spiegano gli esperti, l’inquinamento atmosferico da particelle di plastica è ormai onnipresente. L’inalazione rappresenta la seconda via più probabile di esposizione. Le prove sperimentali indicano con chiarezza che queste particelle accrescono la vulnerabilità umana a una serie di disturbi polmonari, tra cui la malattia polmonare ostruttiva cronica, la fibrosi, l’asma, la dispnea e la formazione dei cosiddetti noduli di vetro smerigliato.

I risultati hanno evidenziato i punti caldi nel sistema respiratorio in cui le microplastiche tendono ad accumularsi, partendo dalla cavità nasale, passando per la laringe, fino ai polmoni.

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Nei modelli presi in esame, puntualizza l’ingegnere Saha, «tassi di respirazione più rapidi hanno portato a un aumento della deposizione nel tratto respiratorio superiore, in particolare per le microparticelle più grandi, mentre una respirazione più lenta ha facilitato la penetrazione più profonda e la deposizione di particelle nanoplastiche più piccole».

Un altro fattore considerato nello studio è stata la forma delle particelle. Le microplastiche non sferiche hanno evidenziato una propensione alla penetrazione polmonare più profonda rispetto alle microplastiche sferiche e alle nanoplastiche, portando potenzialmente a esiti diversi sulla salute.

Fonti delle microplastiche disperse nell’aria

Le tipologie di microplastiche dominanti provengono da un’ampia gamma di cosmetici e di prodotti per la cura personale, tra cui i dentifrici. Le secondarie sono frammenti derivanti ​​dal degrado di prodotti di plastica più grandi, come contenitori per alimenti, bottiglie d’acqua e vestiti.

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Nell’ambito degli articoli di abbigliamento, gli indiziati principali sono i tessuti sintetici trasportati dall’aria negli ambienti interni. Le fonti dell’ambiente esterno sono svariate. Spaziano dagli aerosol contaminati provenienti dall’Oceano, alle particelle derivanti dal trattamento delle acque reflue.

Una minaccia da affrontare con strategie mirate

Lo studio australiano getta per l’ennesima volta luce sull’impatto dell’’inquinamento da microplastiche. A oggi, questa forma di contaminazione resta in cima alla lista delle emergenze ambientali più spinose. A decorrere da ottobre 2023, l’UE ha imposto una serie di restrizioni su una gamma di prodotti con presenza di microplastiche.

Il provvedimento si basa su un’ampia definizione di microplastica, che va a coprire tutte le particelle di polimeri sintetici inferiori a cinque millimetri che sono organiche, insolubili e resistono alla degradazione. L’intervento è andato a interessare prodotti quali cosmetici, detersivi, ammorbidenti, glitter, fertilizzanti, medicinali, per citarne alcuni.

Iniziative come quella comunitaria possono risultare utili nella lotta all’inquinamento da microplastiche ma da sole non sono sufficienti. Occorre scavare più in profondità, andando al cuore del problema, ovvero la dispersione di questi micro materiali nell’ambiente.

Le strategie da adottare devono provenire da più fronti. È necessario sviluppare sistemi di raccolta e gestione dei rifiuti plastici più all’avanguardia, che permettano di incrementare la percentuale dei materiali avviati a riciclo, in un’ottica di economia circolare.

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Quando fattibile, bisogna promuovere la diffusione di materiali alternativi, non inquinanti, da utilizzare per i packaging e per la realizzazione dei prodotti immessi nel mercato.

In ultimo, è urgente promuovere azioni di sensibilizzazione ambientale, andando a coprire quanto più pubblico possibile. Le radici di una corretta educazione vanno rafforzate fin dalla più tenera età. Qualsiasi bambino rispettoso dell’ambiente, si trasformerà in un adulto migliore, con benefici per l’intero Pianeta.

Microplastiche inalate, ecco dove finiscono ultima modifica: 2024-05-30T07:34:27+02:00 da Evelyn Baleani
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Digital Specialist e Giornalista pubblicista. Si occupa di contenuti per i media (TV e Web) dal 2000. Dopo aver lavorato per alcuni anni in redazioni di società di produzione televisiva e Web Agency, ha deciso di spiccare il volo con un’attività tutta sua. Le sue più grandi passioni oltre l'ambiente? Il Web, la scrittura e la Spagna.

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