Greenpeace, Legambiente e WWF propongono le energie rinnovabili come alternativa al gas

10 proposte sulle rinnovabili per liberarci dal gas avanzate dalle associazioni ambientaliste

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10 proposte sulle rinnovabili per liberarci dal gas avanzate dalle associazioni ambientaliste ultima modifica: 2022-03-21T06:31:41+01:00 da Fabiana Re
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Puntare sulle energie rinnovabili per uscire dalla crisi energetica e liberarci dal gas: le 10 proposte di Greenpeace, Legambiente e WWF

Le associazioni ambientaliste avanzano proposte sulle rinnovabili per liberarci dal gas

Da settimane le conseguenze della drammatica guerra in Ucraina sull’approvvigionamento del gas ci ricordano i costi di una transizione energetica mancata. Secondo quanto riportato da Arera al Senato, nel primo trimestre 2022 si è registrato un aumento del 131% sulle bollette della luce e del 94% su quelle del gas. Un duro colpo per le famiglie italiane, direttamente riconducibile alla dipendenza del nostro paese dalle fonti fossili.

Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia avanzano così 10 proposte al Governo Draghi: una vera roadmap per liberare l’Italia dal gioco del gas e del petrolio e puntare su rinnovabili ed efficienza energetica. Gli interventi normativi e autorizzativi suggeriti permetterebbero di ridurre i consumi di gas di 36 miliardi di metri cubi all’anno entro fine 2026.

Le proposte di Greenpeace, Legambiente e WWF

Le associazioni ambientaliste propongono di aumentare la quantità di energia prodotta da fonti rinnovabili sbloccando i progetti di impianti eolici e fotovoltaici da tempo in attesa di via libera. Autorizzazione entro 12 mesi e realizzazione nei prossimi 5 anni: i tempi sono serrati, ma porterebbero alla produzione di 90 GW di energia rinnovabile.

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Dall’altro lato occorre una netta riduzione dei consumi di gas, intervenendo sulle tre principali voci di spesa: ambito domestico, produzione di elettricità e industria. La soluzione? Oltre allo sviluppo delle rinnovabili, occorrono “concrete politiche di risparmio energetico ed efficienza energetica in edilizia, innovazione tecnologica delle imprese”.

I 10 interventi: largo alle rinnovabili

Vediamo allora, punto per punto, gli interventi suggeriti da Legambiente, Greenpeace e WWF.

  • Aggiornare entro giugno 2022 il PNIEC, il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima, con un obiettivo più ambizioso: produrre il 100% dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2035;
  • Fissare entro aprile 2022 un tetto ai profitti delle aziende che estraggono e trasportano gas o petrolio, a partire da Eni. Un segno in questa direzione viene dalla recente decisione del Governo di tassare le aziende del comparto energetico per finanziare la riduzione del costo della benzina:
  • Autorizzare, entro marzo 2023, nuovi impianti a fonti rinnovabili per 90 GW di nuova potenza installata, pari alla metà dei 180 GW in attesa di autorizzazione, da realizzare entro fine 2026;
  • Attivare, entro giugno 2022, il dibattito pubblico sugli impianti a fonti rinnovabili al di sopra dei 10 MW di potenza installata. Questo consentirebbe di informare e coinvolgere le comunità attraverso un percorso di informazione e partecipazione, costruendo il consenso nei territori;

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Le associazioni ambientaliste: come uscire dalla crisi energetica e le proposte sulle rinnovabili per liberarci dal gas

Greenpeace, Legambiente e WWF propongono inoltre di:

  • Sviluppare la produzione di biometano da rifiuti organici, scarti agricoli, reflui zootecnici e scarti di depurazione. Questa non deve entrare in compettizione con l’uso agricolo dei terreni e dev’essere accompagnata da una riduzione del numero di animali allevati;
  • Entro aprile 2022, permettere l’installazione di fotovoltaico integrato anche sui tetti degli edifici non vincolati dei centri storici. Ad oggi questi progetti sono sottoposti a parere vincolante delle Soprintendenze, che di solito si risolve in una bocciatura;
  • Rivedere entro fine 2022 i bonus edilizi e il superbonus 110%. Bene una sua proroga, ma solo se in direzione di un reale efficientamento e cancellando gli incentivi per l’acquisto di nuove caldaie a gas;
  • Anticipare al 2023 l’eliminazione dell’uso delle caldaie a gas nei nuovi edifici. Per la Direttiva UE ciò deve avvenire entro il 2027;
  • Favorire la costituzione di comunità energetiche, istituendo un fondo di garanzia entro il 2022;
  • Infine, attivare una strategia per innovare i cicli produttivi e incentivare la mobilità sostenibile entro maggio 2022.

Maggiori dettagli su questi ambiziosi obiettivi si trovano in questo documento.

Gli ambientalisti contro le misure del Governo

Secondo Greenpeace, Legambiente e WWF “le soluzioni adottate o prospettate dal Governo sono anacronistiche e in controtendenza con l’urgente lotta  alla crisi climatica”. In queste settimane si sono susseguite varie proposte: l’aumento della produzione di gas nazionale, l’approvvigionamento da altri partner esteri, la realizzazione di nuovi rigassificatori e addirittura la riapertura di centrali a carbone italiane.

Si tratta di soluzioni inefficaci e irrispettose degli obiettivi climatici e di lotta all’inquinamento atmosferico. Le associazioni ambientaliste incoraggiano quindi a garantire “lo sviluppo strutturale e convinto delle fonti rinnovabili, dell’efficienza energetica, del sistema di pompaggi e accumuli e della rete di trasmissione e distribuzione”. Quale strada sceglierà il Governo per uscire dalla crisi energetica?

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Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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