i nuovi mercanti del dubbio rapporto

I nuovi mercanti del dubbio, come l’industria della carne sta affossando la lotta alla crisi climatica

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I nuovi mercanti del dubbio, come l’industria della carne sta affossando la lotta alla crisi climatica ultima modifica: 2024-07-25T06:10:05+02:00 da Davide Zarri
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I nuovi mercanti del dubbio è il rapporto che rivela le tattiche dell’industria di carne e latticini per rallentare, bloccare e compromettere le azioni di trasformazione del sistema alimentare necessarie per portare avanti la lotta alla crisi climatica

Prende il nome di I nuovi mercanti del dubbio l’ultimo rapporto di Changing Market Foundation che svela come l’industria di carne e latticini sia sostanzialmente riuscita nell’obiettivo di essere esonerata da tutto quel che riguarda le regolamentazioni per contrastare la crisi climatica.

Emissioni di metano, carne e latticini i principali responsabili

L’industria di carne e latticini, secondo il rapporto, sarebbe riuscita nell’intento di ottenere dalla politica una serie di concessioni, esenzioni e rinvii favorevoli, mantenendo inalterati gli schemi di finanziamento presenti e lasciando che i principali cambiamenti nelle pratiche agricole fossero su base volontaria, e subordinati a ulteriori incentivi economici.

In Europa, nonostante le innumerevoli denunce della società civile, ancora oggi l’80% dei sussidi agricoli sono diretti ad appena il 20% delle aziende più grandi; inoltre, i finanziamenti in favore dei prodotti animali sono 1.200 volte superiori rispetto a quelli per quelli vegetali.

Rallentare, bloccare, compromettere

Ricalcando le tattiche precedentemente utilizzate dalle industrie del tabacco e dei combustibili fossili, secondo il rapporto I nuovi mercanti del dubbio, i big del settore zootecnico avrebbero messo in campo numerose tattiche di greenwashing per sviare l’attenzione del pubblico dalla loro inazione contro la crisi climatica.

Tra queste, impegni sulla sostenibilità del packaging, obiettivi di decarbonizzazione vaghi e insufficienti, e strategie di marketing e campagne di disinformazione volte a presentare i propri prodotti come rispettosi del clima, naturali e sani, in contrapposizione alle proteine alternative e le diete vegetali, accusate di essere poco sane e pericolose per l’economia.

Non solo: le principali multinazionali di carne e latticini starebbero investendo miliardi di euro in attività di lobbying per rallentare ogni azione di regolamentazione climatica, molti più di quanti non stiano investendo in iniziative efficaci di riduzione delle emissioni di metano.

La transizione a diete più vegetali è dimostrato essere una delle strategie più efficaci per ridurre le emissioni di gas serra associate ai sistemi alimentari. Nonostante ciò, il rapporto denuncia un’assoluta inazione da parte delle big del settore, se non come parte di una strategia per ulteriormente allargare il proprio mercato e non per realizzare alcuna trasformazione effettiva.

Consumo di cibo e riscaldamento globale, non solo la carne responsabile delle emissioni

D’altro canto, le soluzioni tecniche di riduzione delle emissioni sperimentate (per esempio, l’utilizzo di additivi per mangimi per ridurre le emissioni di metano enterico nei bovini) hanno impatti discutibili sulla riduzione delle emissioni di gas serra. Ma anche quando alcune di esse si rivelano promettenti, le aziende spesso non hanno l’incentivo di scalarle a causa dei costi troppo elevati.

Le big della carne contro il Green Deal

In Europa, a seguito delle recenti proteste degli agricoltori in tutta Europa, la principale lobby agroalimentare è riuscita nella missione di annientare diversi capitoli fondamentali del Green Deal europeo.

La strategia Farm to Fork, che si prometteva di promuovere un sistema agroalimentare più sano, riducendo in modo significativo pesticidi e di fertilizzanti chimici, e promuovendo diete più vegetali e maggiore consapevolezza tra i consumatori, è stata accantonata sulla base di presunte minacce alla sicurezza alimentare e all’economia europea.

Una simile sorte è toccata anche alle proposte di riforma delle norme europee sul benessere animale e sull’uso dei pesticidi in agricoltura, così come alle più basilari misure di tutela della biodiversità previste dalla attuale Politica Agricola Comune, che sono state o accantonate o rispedite al mittente.

In definitiva, il rapporto denuncia una volta di più gli sforzi dei big di carne e latticini volti a mantenere lo status quo di un modello che si è dimostrato non funzionare; rallentando, bloccando o compromettendo le azioni di trasformazione del sistema alimentare necessarie per portare avanti la lotta alla crisi climatica.

La scienza del clima è chiara: le azioni che intraprenderemo in questo decennio definiranno le temperature e il mondo in cui vivremo per i decenni a venire. Non c’è più tempo da perdere, è ora di agire.

I nuovi mercanti del dubbio, come l’industria della carne sta affossando la lotta alla crisi climatica ultima modifica: 2024-07-25T06:10:05+02:00 da Davide Zarri
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I nuovi mercanti del dubbio, come l’industria della carne sta affossando la lotta alla crisi climatica ultima modifica: 2024-07-25T06:10:05+02:00 da Davide Zarri

Classe 1992, di origini bolognesi, ha vissuto i suoi ultimi cinque anni con la valigia in mano. Ambasciatore italiano all’estero, è innamorato della sua terra, con i suoi colori, i suoi odori, i suoi sapori. Laureato in Food System Management all’Università di Bologna, ha una passione per il cibo, le lingue e la politica. Creativo, dinamico, affascinato dall’innovazione ed il cambiamento, nutre un interesse genuino per tutti i temi relativi alla sostenibilità. Alla continua ricerca della meraviglia, sostiene con forza che solo la conoscenza renda le persone davvero libere.

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