La COP26 si terrà dal 31 ottobre al 12 novembre a Glasgow, in Scozia e sarà l’incontro più importante dei responsabili politici in merito all’emergenza climatica
Dal 31 ottobre al 12 novembre, tutti gli occhi saranno puntanti su Glasgow. La città scozzese diventerà l’epicentro del clima per due settimane ospitando la COP26, il convegno globale sull’emergenza climatica più significativo da quando è stato firmato l’Accordo di Parigi alla COP21, nel 2015.
L’acronimo COP sta per “Conferenza delle Parti”. Nell’ambito del cambiamento climatico, “le parti” sono i governi che hanno firmato la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). La COP riunisce questi governi una volta all’anno per discutere su come affrontare congiuntamente il cambiamento climatico e le diverse sfide che ne derivano.
L’appuntamento di quest’anno è annunciato come un momento cruciale negli sforzi per combattere il collasso climatico. Cinque anni dopo gli ambiziosi obiettivi dell’Accordo di Parigi, i leader della COP26 stanno esortando i Paesi a riaffermare il loro impegno, aumentando la velocità e la portata dei loro tagli alle emissioni.
Sono passati 26 anni dalla prima conferenza, tenutasi a Berlino nel 1995 e il mondo è cambiato totalmente. Siamo ad un punto di non ritorno a livello ambientale. Inoltre, quest’edizione sarà la prima post-pandemia. I leader mondiali dovranno dare forma al mondo che vivremo fino al 2050, considerando che il decennio fino al 2030 sarà cruciale per la conservazione del Pianeta.
I quattro grandi obiettivi della COP26
La conferenza di quest’anno parte da 4 grandi obiettivi:
- Assicurare la neutralità carbonica entro il 2050 e limitare l’aumento delle temperature a 1,5°C. Ai Paesi viene chiesto di presentare ambiziosi obiettivi di riduzione delle emissioni per il 2030. Essi si impegnano anche nella riduzione della deforestazione, nell’accelerazione del passaggio a veicoli elettrici e nell’eliminazione graduale del carbone.
- Adattarsi per proteggere le comunità e gli habitat naturali. Incoraggiare i Paesi già colpiti dagli effetti dei cambiamenti climatici nel proteggere e ripristinare i loro ecosistemi e nel costruire infrastrutture resilienti per evitare la perdita di abitazioni, mezzi di sussistenza e vite umane.
- Mobilitare i finanziamenti. Per raggiungere i primi due obiettivi, le nazioni devono mantenere la loro promessa di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima.
- Collaborare. Le sfide possono affrontarsi solo lavorando insieme e con la collaborazione tra governi, imprese e società civile.
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Dal “blablabla” di Thunberg alla Regina Elisabetta
Non si parla di altra cosa. La COP26 è segnata come l’evento dell’anno ed è sulla bocca di tutti, sia per ragioni positive che negative. L’edizione precedente, celebrata a Madrid a dicembre 2019, si concluse con un nulla di fatto. Dopo giorni di negoziazioni sui mercati del carbonio, gli Stati non riuscirono a trovare un accordo e la questione fu rimandata a Glasgow. Questo ha suscitato critiche molto dure nei confronti del vertice internazionale.
Infatti, per molti anche la COP26 si prospetta come un fallimento annunciato. Così la pensano i membri della Corona britannica. Prima fu il principe Carlo a dire di “capire” la frustrazione dei giovanni ambientalisti, che sentono come se non succedesse mai nulla. Dopo fu suo figlio, il principe William, a criticare apertamente gli sforzi rivolti al turismo spaziale mentre quello che si dovrebbe fare è salvare la Terra.
La ciliegina sulla torta l’ha messa la Regina Elisabetta, protagonista di un fuorionda che ha fatto il giro del mondo. “È davvero irritante quando parlano ma non agiscono”, ha detto alla presidente del Parlamento del Galles, Elin Jones.
Risposte in linea con il già famoso discorso del “pianeta bla bla bla” tenuto da Greta Thunberg lo scorso 28 settembre durante l’evento di apertura dell’evento Youth4Climate: Driving Ambition a Milano. Con il dito puntato contro i leader politici internazionali, Thunberg ha criticato apertamente le loro parole vuote e la loro inazione, piena di “blablabla”.
La COP26 non parte da uno scenario con ottime prospettive, soprattutto per quanto riguarda le aspettative della società civile. Bisognerà vedere se la conferenza serve veramente a fare un passo avanti o sarà semplicemente un altro “blablabla”.