La drammatica alluvione a Catania porta in primo piano gli effetti congiunti di crisi climatica ed eccessivo sfruttamento del territorio: la denuncia di Luca Mercalli in tv.
La cronaca delle ultime ore -con i disastri e le vittime dell’alluvione a Catania– fa tornare di attualità due temi ambientali globali di primaria importanza, che oggi vengono drammaticamente declinati sulla realtà italiana: la crisi climatica e l’eccessiva cementificazione del territorio.
Una lettura rilanciata anche dal noto meteorologo Luca Mercalli, ospite in tv della trasmissione Agorà su RaiTre. «L’Italia è storicamente esposta al rischio idrogeologico e le cronache degli ultimi secoli riportano una grande quantità di fenomeni di questo genere in tutto il Paese, dalle Alpi alla Sicilia -ha esordito durante il collegamento televisivo- Oggi, però, da un lato abbiamo un cambiamento rispetto al clima del passato, con un aumento di frequenza e di intensità di queste piogge violente: se già questi fenomeni ci procuravano dei problemi 50 o 100 anni fa, è ovvio che ne creino di più, perché si ripetono più spesso e diventano anche più disastrosi».
Al tema del Climate Change si intreccia anche lo sfruttamento eccessivo del territorio, frutto di un’antropizzazione a volte incontrollata: «In questi ultimi decenni abbiamo aggiunto una quantità enorme di infrastrutture e abitazioni, rendendo il territorio più vulnerabile: si è costruito troppo, spesso anche nelle vicinanze dei corsi d’acqua, sottraendo loro i necessari spazi di espansione -ha proseguito il meteorologo- Questi due fenomeni messi insieme esaltano ancora di più i rischi e i danni a cui andiamo incontro. Dobbiamo avere anche il coraggio, in qualche caso, di demolire».
I dati relativi alle precipitazioni forniti dal SIAS, il Servizio informativo agrometeorologico siciliano, sono impressionanti: nell’entroterra catanese si sono registrati fino a oltre 600 millimetri di pioggia in tre giorni, superiori alla quantità che normalmente cade in un anno (585 mm in media).
Il cosiddetto “flash flood” ha trasformato le vie e le piazze di Catania e dei paesi limitrofi in veri e propri fiumi di acqua e fango, allagando edifici, travolgendo auto e causando anche alcune vittime.
Molti esperti parlano di questo evento meteorologico come il primo ciclone mediterraneo la cui forza è paragonabile a un uragano tropicale di categoria 1, con venti oltre i 120 chilometri orari e abbondanti precipitazioni.
Un triste primato che -unito al record di caldo europeo registrato in estate a Siracusa– rende evidente come la Sicilia risulti essere uno dei fronti italiani maggiormente esposti all’impatto dei cambiamenti climatici.
Caldo record a Siracusa, raggiunti i 48,8 gradi, temperatura più alta della storia in Europa