Cambiamo Agricoltura Green Deal e crisi agricola

Cambiamo Agricoltura, il Green Deal non è la causa della crisi

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Cambiamo Agricoltura, il Green Deal non è la causa della crisi ultima modifica: 2024-02-05T05:40:55+01:00 da Marco Grilli
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Cambiamo Agricoltura ritiene che il Green Deal non sia la causa della crisi del settore agricolo ed invita a sostenere la transizione ecologica

Dopo le prime mobilitazioni in Germania e Francia, la protesta dei trattori ha raggiunto anche l’Italia con cortei, blocchi stradali e presidi in varie Regioni.

Nel mirino sono finite le politiche agricole dell’Unione europea (Ue) improntate alla transizione ecologica, i motivi dell’agitazione sono vari e riguardano i bassi prezzi all’ingrosso rispetto agli alti costi di produzione e dei prodotti per i consumatori, l’aumento del prezzo dei carburanti e del costo dei mutui, le tasse ritenute esose, l’assenza di sussidi, il rifiuto della carne coltivata, dei cibi cellulari e delle farine di insetti, la contrarietà alla realizzazione di impianti fotovoltaici sui terreni agricoli ed al regolamento comunitario che prevede, da quest’anno, lobbligo di tenere incolto il 4% dei terreni seminati sopra i 10 ettari.

La situazione è certamente delicata e degna di attenzione, la protesta dilaga, la stessa Ue si è dichiarata pronta a venire incontro alle esigenze ed alle richieste degli agricoltori. Ma è davvero il Green Deal la causa di questa crisi? Non la pensa così Cambiamo Agricoltura, la coalizione sorta nel 2017 al fine di riformare la Politica agricola comune (Pac) per tutelare tutti gli agricoltori, i cittadini e l’ambiente.

Cambiamo Agricoltura in difesa del Green Deal

A questa coalizione aderiscono oltre 90 sigle della società civile, coordinate da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane, aderenti ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia Onlus, FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). Tutte concordi nel ritenere che la crisi dell’agricoltura sia causata dalla dipendenza dalle fonti fossili e da un sistema agro-alimentare fallimentare che sopravvive solo grazie ai sussidi dell’Ue.

Secondo la coalizione, le politiche del Green Deal europeo, Farm to Fork e Biodiversità 2030 sono state letteralmente sabotate dagli ultimi provvedimenti adottati a livello comunitario. “Il voto contrario del Parlamento europeo sul Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi, l’eliminazione degli allevamenti bovini dalla normativa europea sulle emissioni industriali, la liberalizzazione dei nuovi OGM (NdA ancora in stallo), l’indebolimento del Regolamento europeo sul ripristino della natura per le aree agricole e infine la decisione della Commissione UE di rinnovare l’uso del glifosato per altri dieci anni, sono decisioni che hanno ridotto gli obiettivi delle Strategie del Green Deal a mere enunciazioni di principio, senza alcuna concreta attuazione nel settore primario dell’agricoltura e della zootecnia”, la denuncia di Cambiamo Agricoltura.

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Tutto questo è collegato alla potente azione di lobby svolta dalle grandi corporazioni agricole e dell’agro-industria, che per tutelare i loro interessi economici mirano a ridimensionare gli impegni e gli obiettivi del Green Deal, a danno dei cittadini europei, della salute e dell’ambiente. Prossima mossa: limitare i già deboli obiettivi ambientali della Politica agricola comunitaria 2023-2027, per volgere in proprio favore la prossima riforma.

La prima scintilla della protesta degli agricoltori che sta infiammando l’Europa è partita dalla Germania, dove si contesta in particolar modo l’annunciata eliminazione delle agevolazioni per il gasolio. “Una protesta comprensibile ma non condivisibile, che in Italia viene abilmente strumentalizzata per contestare in particolare due impegni previsti dalla nuova condizionalità della PAC, l’obbligo delle rotazioni (BCAA7) e l’obbligo del 4% delle aree agricole a seminativi da destinare alla conservazione della Natura (BCAA8)”, comunica Cambiamo Agricoltura.

In questo caso si tratta di due provvedimenti ambientali previsti dalla nuova Pac, appena entrati in vigore dopo le deroghe concesse dalla Commissione europea a causa della guerra in Ucraina. Misure contestate in Italia dalle associazioni agricole, in primis Confagricoltura, che speravano nel mantenimento delle deroghe per tutto il periodo di attuazione della nuova Pac.

Un vero paradosso secondo la coalizione, “considerato l’esito della riforma della PAC 2023-2027 che ha confermato il sostegno allagricoltura e zootecnia intensive dipendenti dal petrolio e gas, attraverso sussidi che promuovono l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi di sintesi e che favoriscono le grandi aziende agricole a discapito delle piccole, oltre l’80% dei fondi della PAC vengono ancora distribuiti al 20% delle aziende agricole europee”.

Cause della crisi e soluzioni

Sono tre le principali cause della crisi del settore primario individuate dalle associazioni della coalizione: la dipendenza dalle fonti fossili, la volatilità dei prezzi alla produzione e la speculazione finanziaria.

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“L’aumento dei costi di produzione, determinato soprattutto dall’aumento dei costi energetici e quindi del gasolio, dei fertilizzanti e dei pesticidi chimici di sintesi, ha penalizzato essenzialmente gli agricoltori, mentre l’agroindustria e la grande distribuzione sono riusciti a tutelare meglio i loro risultati economici, sottolinea Cambiamo Agricoltura.

Sarebbero dunque proprio gli agricoltori l’anello debole della filiera agroalimentare, anche alla luce dell’aggravamento della crisi dovuto all’inflazione ed ai provvedimenti adottati per controbatterla.

In merito alle soluzioni, la coalizione giudica assurde tutte quelle proposte che mirano ad eliminare gli impegni presi in materia di tutela ambientale ed a rinviare la transizione ecologica dell’agricoltura, “rinvio che rischia di aggravare colpevolmente la situazione di crisi e confermare il ruolo negativo dei sussidi che l’Unione Europea riconosce oggi all’agricoltura (il 30% dell’intero budget della UE è destinato alla Politica Agricola Comune), a fronte delle stime allarmanti dell’UE Soil Observatory che segnalano il 70% dei suoli in Europa in cattive condizioni per cui, senza adeguate misure di tutela ambientale, sarà sempre più difficile produrre cibo”.

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La misura che ha scatenato l’ira degli agricoltori tedeschi, ovvero la cancellazione dei sussidi al gasolio agricolo, potrebbe essere adottata anche in Italia in virtù degli impegni assunti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Tali agevolazioni, come ad esempio anche quelle sull’IVA per i fertilizzanti chimici ed i prodotti fitosanitari, rientrano infatti tra i sussidi ritenuti dannosi per l’ambiente.

“Con l’approvazione da parte della Commissione UE del nuovo PNRR italiano proposto dal Governo, avvenuta contestualmente alla concessione della quarta rata dei fondi del PNRR, l’Italia si è impegnata ad adottare le misure del Piano RePower EU tra cui, a partire dal 2026 ed entro il 2030, una razionalizzazione ed eliminazione dei sussidi ambientalmente dannosi. Da questo impegno emerge la necessità di una politica agraria che favorisca la transizione ecologica e liberi il sistema primario dalla dipendenza dell’energia fossile”, sottolinea Cambiamo Agricoltura.

Per la coalizione una nota di ottimismo deriva dalle strategie europee Farm to Fork e Biodiversità 2030, che indicano la crescita dell’agricoltura biologica quale parziale soluzione alla crisi del settore primario.

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Questa forma di produzione amica dell’ambiente, infatti, oltre a garantire compensi più elevati agli agricoltori, dipende meno per i suoi costi dalla variabilità dei prezzi di petrolio e gas. “L’Italia con il suo Piano Strategico della PAC 2023-2027 ha deciso di investire nel biologico e la recente approvazione del Piano di Azione nazionale per il biologico è un altro passo avanti nella giusta direzione”, conclude la coalizione.

[Credits foto: geralt su Pixabay]

Cambiamo Agricoltura, il Green Deal non è la causa della crisi ultima modifica: 2024-02-05T05:40:55+01:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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