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L’inconcepibile insostenibile consumo di fragole a San Valentino 

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L’inconcepibile insostenibile consumo di fragole a San Valentino  ultima modifica: 2024-02-14T00:01:44+01:00 da Davide Zarri
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Torna San Valentino e puntualmente sugli scaffali dei supermercati rispuntano le fragole: un’anomalia che svela molto sul nostro rapporto rotto col cibo 

Perché in occasione di San Valentino in mercati e supermercati è ormai tradizione trovare le fragole?

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In principio c’era la stagionalità. In passato era comune trovare certi alimenti solo in determinati periodi dell’anno. Pesche e pomodori d’estate, zucca e fichi d’autunno, broccoli e arance d’inverno, asparagi e fragole in primavera. 

Le fragole in primavera, appunto. È sufficiente gettare uno sguardo a qualsiasi calendario della stagionalità per accorgersi che la stagione di questi piccoli frutti rossi (a proposito, sapevate che si tratta di un “falso frutto”?) comincia ad aprile e si conclude a giugno. 

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Si tratta dopotutto di un frutto primaverile particolarmente sensibile agli sbalzi di temperatura. Eppure da qualche anno è “normale” trovare scaffali ricolmi di fragole a inizio febbraio. Non importa quanto gelida sia la temperatura fuori (seppur il cambiamento climatico ci stia “regalando” inverni sempre più miti), consumarle in occasione della festa degli innamorati è purtroppo ormai tradizione. 

Il desiderio di consumare fragole tutto l’anno, e di riflesso la disponibilità 12 mesi l’anno, è un fatto tutt’altro che positivo, ed è emblematico del nostro rapporto rotto con i sistemi alimentari. 

I nostri sistemi alimentari non funzionano più

Le innovazioni in campo agricolo e della logistica alimentare degli ultimi decenni hanno, sì, consentito uno sviluppo straordinario del settore primario, sbloccando opportunità impensabili fino a quel momento e garantendo abbondante cibo a prezzi accessibili, tutto l’anno. 

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Tutto questo, tuttavia, al salato prezzo di numerose contraddizioni, dal campo alla tavola. 

La produzione alimentare oggi è responsabile del 35% dei gas a effetto serra, oltre due terzi dei quali sono generati dalla sola produzione di carne, uova e formaggi, e la restante parte deriva principalmente dall’utilizzo intensivo di pesticidi e fertilizzanti. 

Un terzo del cibo che produciamo su scala globale viene sprecato. La maggior parte degli sprechi alimentari sono generati a livello domestico principalmente a causa di una cattiva gestione delle scorte (a proposito, esistono molte soluzioni per evitare lo spreco di cibo).

La produzione alimentare globale è cresciuta del 54% tra il 2000 e il 2021, eppure 2,4 miliardi di persone nel mondo non hanno accesso regolare al cibo e oltre 900 milioni di persone vivono ancora in stato di severa insicurezza alimentare. Allo stesso tempo, paradossalmente, più di 1,9 miliardi di persone sono in sovrappeso, di cui oltre 650 milioni sono obese. 

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Oltre la metà della terra abitabile del mondo e il 70% delle risorse idriche sono utilizzate per l’agricoltura (rispettivamente l’83% e il 50% delle terre e dell’acqua ad uso agricolo sono utilizzate solo per la produzione di carne e derivati animali). Cionostante, la produzione alimentare è il principale responsabile della deforestazione tropicale (perdiamo 5 milioni di ettari di foreste all’anno, principalmente per la produzione di commodity agricole come la soia utilizzata come mangime).

La produzione alimentare è inoltre tra le principali cause dell’inquinamento delle acque e dell’aria, della degradazione e della desertificazione dei terreni e della perdita di biodiversità. È il primo emettitore di metano a livello globale, il gas a effetto serra più potente di tutti (principalmente metano enterico rilasciato dagli animali ruminanti) e di ammoniaca, inquinante atmosferico precursore dei PM2.5 e PM10. 

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Non ultimo, fare l’agricoltore non è più remunerativo. I sempre maggiori costi di produzione (spinti ulteriormente dalla recente inflazione e da condizioni climatiche sempre più ostili) in combinazione con prezzi al consumo sempre più bassi (ben al di sotto dei costi) e con le numerose speculazioni lungo la filiera alimentare, ha reso la produzione agricola un business in perdita. Tanto che negli ultimi 15 anni oltre 5 milioni di aziende agricole in Europa (un terzo del totale!) hanno chiuso i battenti. 

Per San Valentino regalate una cassetta di agrumi

A problemi complessi non esistono soluzioni semplici o immediate. Eppure il cambiamento passa (anche) attraverso le piccole azioni quotidiane di ciascuno di noi. 

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I nostri comportamenti alimentari sono tra le principali cause e soluzioni agli enormi problemi dei nostri sistemi alimentari. 

Ebbene, per questo San Valentino, lasciate le fragole sullo scaffale dove le avete trovate. Se volete fare un regalo, a voi stessi e alla collettività, regalate una cassetta di agrumi. 

[Foto di Robert Lens da Pixabay]

L’inconcepibile insostenibile consumo di fragole a San Valentino  ultima modifica: 2024-02-14T00:01:44+01:00 da Davide Zarri
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L’inconcepibile insostenibile consumo di fragole a San Valentino  ultima modifica: 2024-02-14T00:01:44+01:00 da Davide Zarri

Classe 1992, di origini bolognesi, ha vissuto i suoi ultimi cinque anni con la valigia in mano. Ambasciatore italiano all’estero, è innamorato della sua terra, con i suoi colori, i suoi odori, i suoi sapori. Laureato in Food System Management all’Università di Bologna, ha una passione per il cibo, le lingue e la politica. Creativo, dinamico, affascinato dall’innovazione ed il cambiamento, nutre un interesse genuino per tutti i temi relativi alla sostenibilità. Alla continua ricerca della meraviglia, sostiene con forza che solo la conoscenza renda le persone davvero libere.

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