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Glifosato, il rinnovo per altri dieci anni e le preoccupazioni

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Glifosato, il rinnovo per altri dieci anni e le preoccupazioni ultima modifica: 2023-11-20T06:56:35+01:00 da Marco Grilli
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Glifosato, la Commissione europea rinnova l’autorizzazione all’utilizzo del controverso erbicida per altri dieci anni, tredici associazioni ed Ong italiane esprimono preoccupazione

Via libera al glifosato per altri dieci anni. La Commissione europea ha appena rinnovato l’autorizzazione all’utilizzo dell’erbicida più impiegato in agricoltura, già classificato nel 2015 come “probabilmente cancerogeno per l’uomo” (A2) dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Si è trattato di una decisione obbligata, poiché l’assenza di un voto favorevole o contrario a maggioranza qualificata da parte dei ventisette Stati membri ha costretto la Commissione europea ha pronunciarsi in proposito prima del 15 dicembre 2023, data di scadenza dell’attuale periodo di approvazione.

La decisione della Commissione europea

La Commissione europea ha motivato tale provvedimento citando le valutazioni approfondite sulla sicurezza effettuate dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) e dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (Echa), concordi nel sostenere che il livello di rischio non giustifica il divieto di questo erbicida.

Il rinnovo dell’approvazione è stato comunque soggetto a nuove condizioni e restrizioni: quest’ultime includono la proibizione dell’utilizzo del glifosato per l’essiccazione delle colture prima della raccolta e la determinazione di misure necessarie a proteggere gli organismi non bersaglio, ovvero quelli verso cui non è diretto il trattamento.

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A loro volta, gli Stati membri dell’Unione europea (Ue) continuano ad essere responsabili dell’autorizzazione nazionale dei prodotti fitosanitari (PPP) contenenti glifosato, potendo limitare il loro utilizzo a livello nazionale e regionale qualora lo ritenessero necessario sulla base dell’esito della valutazione del rischio. Resta infatti immutata l’esigenza di tutelare la biodiversità.

Il glifosato

Introdotto in agricoltura negli anni Settanta dalla multinazionale Monsanto (nome commerciale Roundup), il glifosato è oggi l’erbicida più utilizzato al mondo, nonostante molti studi abbiano confermato la sua capacità di alterare la funzionalità degli ecosistemi e di ridurre  la biodiversità.

Questo diserbante sistemico, totale e non selettivo ebbe subito una notevole diffusione e trovò particolare fortuna nell’agricoltura industriale basata sulle colture ogm, vista la sua capacità di aumentare la resa per ettaro con minori sforzi per gli agricoltori.

Ben lontano da un modello di agricoltura sostenibile, il glifosato si è imposto da subito pure in ambito urbano per liberare strade e ferrovie dalle infestanti. Agendo ad ampio spettro sulle parti verdi delle piante, questo potente erbicida tende inoltre ad accumularsi nel terreno danneggiando gli organismi che popolano il suolo, si ritrova ormai un po’ ovunque con i suoi residui e, anche nel nostro Paese, resta una delle principali cause di contaminazione delle acque.

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Al di là della tossicità ambientale e dei dubbi sulla sua cancerogenicità, alcuni studi scientifici hanno sottolineato ulteriori rischi per la salute, con effetti negativi sul sistema nervoso, disturbi endocrini ed alterazioni del microbioma.

La valutazione dell’Efsa

La decisione della Commissione europea si è basata sulla valutazione del rischio eseguita recentemente dall’Efsa e dagli Stati Ue sulla base di numerosi studi, che non ha evidenziato alcuna area di preoccupazione critica.

L’Efsa ha preso in considerazione pure la valutazione sui pericoli del glifosato effettuata dall’Echa nel 2022, secondo cui questa sostanza attiva ampiamente utilizzata negli erbicidi non può essere ritenuta cancerogena, mutagena o reprotossica. “Per quanto riguarda l’ecotossicologia, il pacchetto di dati ha consentito un approccio conservativo alla valutazione del rischio, che ha identificato un rischio elevato a lungo termine per i mammiferi in 12 dei 23 usi proposti del glifosato”, riferisce l’Efsa.

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Lo studio non ha potuto però risolvere in via definitiva diverse questioni. Ad esempio: non è stato possibile portare a termine la valutazione di una delle impurità del glifosato in assenza di ulteriori informazioni sul suo potenziale clastogenico (ovvero quello di provocare rotture del DNA);  la valutazione è rimasta incompleta pure sul rischio alimentare per i consumatori a causa di dati incompleti sulla quantità di residui di glifosato nelle colture a rotazione, quali carote, lattuga e frumento, seppur non siano state rilevate preoccupazioni critiche, ed infine non sono stati valutati i rischi per le piante acquatiche, mancando i dati sull’esposizione al glifosato attraverso la dispersione del prodotto irrorato.

A tutto ciò dobbiamo inoltre aggiungere le rilevanti questioni rimaste in sospeso. L’Efsa ha riferito che non ha avuto a disposizione le informazioni sulla tossicità a breve e a lungo termine di uno dei componenti della formulazione valutata per usi rappresentativi. Pur ribadendo poi che non vi sono indicazioni sul potenziale neurotossico del glifosato come sostanza attiva, ha specificato che i dati della letteratura pubblicata sulle formulazioni a base di glifosato e uno studio condotto con un sale di glifosato (non approvato nell’Ue) evidenziano effetti di neurotossicità per lo sviluppo.

Un’altra questione rimasta in sospeso riguarda i rischi per la biodiversità associati agli usi rappresentativi del glifosato, che secondo gli esperti sono complessi e dipendono da molteplici fattori. “Le informazioni disponibili non consentono di trarre conclusioni definitive su questo aspetto della valutazione del rischio e i gestori del rischio possono prendere in considerazione misure di mitigazione”, comunica l’Efsa. Infine, per quanto riguarda la valutazione del rischio per il microbioma nel settore dei pesticidi, attualmente non esistono linee guida concordate a livello internazionale e si rendono dunque necessarie ulteriori ricerche per sopperire a questa importante lacuna.

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Le preoccupazioni

Prima del voto del 16 novembre dove non è stata raggiunta nessuna maggioranza qualificata (l’Italia si è astenuta insieme a Francia e Germania), tredici associazioni ed Organizzazioni non governative (Ong) della società civile italiana (tra cui WWF, Isde, Lipu, Legambiente, Slow Food, FederBio ecc.) si erano rivolte con una lettera ai ministeri competenti per esprimere la loro profonda preoccupazione per il possibile rinnovo dell’autorizzazione all’utilizzo del glifosato.

I sottoscrittori hanno riportato i primi risultati di uno studio tossicologico internazionale multi-istituzionale promosso dall’Istituto Ramazzini, il Global Glyphosate Study (GGS), presentato lo scorso 25 ottobre.

Le nuove prove scientifiche emerse da questo lavoro rivelano che il glifosato e gli erbicidi a base di glifosato (GBH) possono causare la leucemia anche a basse dosi ritenute sicure dalle autorità di regolamentazione dell’Ue.

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Uno dei GBH testati nello studio è la formulazione rappresentativa BioFlow (MON 52276), attualmente autorizzata in tutti gli Stati Ue e considerata di recente priva di “aree critiche di preoccupazione” da parte dell’Efsa. Le tredici associazioni e Ong ritengono che vi siano state “importanti incoerenze e carenze nella valutazione scientifica del glifosato da parte dell’UE”. Nel caso del BioFlow, ad esempio, nonostante la segnalazione di lacune nei dati e l’indicazione della potenziale genotossicità di alcuni ingredienti da parte dell’Efsa, non sono stati condotti ulteriori studi sulla tossicità e cancerogenicità a lungo termine.

I sottoscrittori insistono sul fatto che nella valutazione dell’Ue non sono state considerate le prove esistenti sulla cancerogenicità del glifosato, citando il suo potenziale di causare linfomi maligni e altri tumori negli studi sui roditori, nonché la sua capacità di indurre stress ossidativo e lesioni del DNA in organi specifici. “I richiedenti non hanno presentato due importanti studi in vivo del protocollo OCSE sulla genotossicità che indicherebbero se il glifosato è genotossico per organi diversi dal midollo osseo. Inoltre, studi epidemiologici suggeriscono che l’esposizione al glifosato è collegata al cancro, fatto recentemente confermato dall’Istituto pubblico sanitario francese INSERM”, specifica la lettera.

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Tra l’altro, gli autori di questo documento non si limitano ad esprimere preoccupazioni per gli effetti cangerogeni dovuti all’esposizione al glifosato ed ai GBH, invitando ad allargare lo sguardo agli altri impatti negativi sulla salute e sull’ambiente, quali la neurotossicità, i disturbi dello spettro autistico nei bambini esposti fin dall’età prenatale, la sclerosi laterale amiotrofica ed il morbo di Parkinson negli adulti, i disturbi endocrini e l’alterazione del microbioma, nonché la tossicità in un’ampia gamma di specie terrestri e acquatiche non bersaglio, vera minaccia alla biodiversità.

Alla luce delle suddette prove, il glifosato non soddisfa i criteri di approvazione stabiliti dal Regolamento (UE) 1107/2009, secondo il quale le sostanze attive antiparassitarie, i prodotti antiparassitari e i loro residui immessi sul mercato non dovrebbero avere alcun effetto dannoso sull’uomo, sugli animali e nessun effetto inaccettabile per l’ambiente. Inoltre, quando è dimostrato che un pesticida può causare danni potenziali, la Commissione e gli Stati membri hanno il diritto di invocare il principio di precauzione, che è al centro del trattato sul funzionamento dell’Unione europea e del regolamento (UE) n. 1107/2009”, conclude la lettera.

[Credits foto: hpgruesen, Pixabay]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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