Abbattimento dei cervi, prende il via il provvedimento all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio. Per evitare squilibri ecologici si potranno uccidere fino a 1500 esemplari nell’arco di cinque anni.
Il piano di abbattimento dei cervi è diventato una realtà.
All’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, entro cinque anni, saranno abbattuti circa 1500 cervi e la loro carne sarà venduta a 3,50 euro al chilo. I capi invenduti, invece, saranno donati ad enti pubblici, organizzazioni di volontariato, associazioni ed enti privati senza scopo di lucro.
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La delibera della giunta provinciale sull’uccisione di questi animali era stata annunciata un anno fa e approvata dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale), ma è entrata in vigore questo 7 novembre.
Ma quali sono le ragioni dietro a questo emendamento?
La ragione principale riguarda l’eccessiva popolazione di cervi all’interno del parco.
La popolazione di cervi sarebbe così numerosa da causare degli squilibri ecologici.
Questi abbattimenti rientrano, dunque, nel “Piano di conservazione e gestione del cervo” che prevede l’intervento dei cacciatori.
Per risolvere il problema, infatti, è stato stabilito l’abbattimento di 180 cervi per il primo biennio. Per il triennio successivo, invece, il limite è di 400 capi all’anno. In questo modo, nel Parco nazionale dello Stelvio rimarranno circa 900 esemplari.
Le associazioni animaliste si sono opposte a questo tipo di soluzione, ma le istituzioni sostengono che il provvedimento sia necessario.
Nella sezione trentina dell’area protetta, sono state riscontrate diverse problematiche relative alla fauna e alla flora del territorio. Entrando più nel dettaglio, gli ungulati in sovrannumero hanno inficiato sulla crescita delle popolazioni di camosci e caprioli.
Oltretutto, i cervi brucano le gemme apicali delle piante, come l’abete rosso, che in questo modo crescono basse, senza sviluppare il tronco.
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Un altro problema riguarda il fieno, danneggiato dai cervi. Si stima che ci siano state perdite di fieno pari al 30%.
Tutte queste ragioni hanno portato al via libera del piano di abbattimento.
La risposta delle associazioni ambientaliste
Questo provvedimento non ha incontrato il favore di molti cittadini e delle associazioni ambientaliste, che ritengono inadeguato il coinvolgimento dei cacciatori.
“Per una reale gestione faunistica dei cervi dello Stelvio, sempre che fosse provato un reale sovrannumero” sottolinea l’Ente Nazionale Protezione Animale “andrebbero applicati tutti i principi messi a disposizione dalla scienza e non promuovere campagne di abbattimenti con fine di lucro condotte da privati. Si potrebbe utilizzare, ad esempio, il farmaco contraccettivo Gonacon, già impiegato con successo negli USA sui cervi dalla coda bianca, o ricorrere ai corridoi faunistici per la dispersione degli animali”.
Una petizione contro l’uccisione dei cervi dello Stelvio
L’associazione trentina Bearsandothers, impegnata nella difesa di orsi e altri animali selvatici, ha lanciato una petizione per chiedere lo stop all’uccisione dei cervi dello Stelvio.
“All’interno di un parco, nato per la tutela della fauna selvatica, si sparerà e un centinaio di cacciatori “abilitati” saranno autorizzati a farlo”, recita il testo della petizione. “Ancora una volta l’uomo ha deciso di fare da regolatore della natura, invece che lasciare che sia la natura stessa a procedere. E lo si fa dando campo libero alla caccia in una zona protetta” .
La petizione ha già superato le 6000 firme.
[Foto di Mamun Srizon su Unsplash]
