Batteri patogeni e resistenti agli antibiotici nella carne di pollo Lidl

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Batteri patogeni e resistenti agli antibiotici nella carne di pollo Lidl ultima modifica: 2024-07-15T06:01:11+02:00 da Marco Grilli
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Batteri patogeni e resistenti agli antibiotici sono stati rinvenuti nella carne di pollo venduta da Lidl, il report di Essere Animali

Un’indagine condotta in cinque Paesi europei (Italia, Germania, Spagna, Gran Bretagna e Polonia) ha rivelato che la carne di pollo venduta da Lidl è spesso contaminata da agenti potenzialmente patogeni e da batteri resistenti agli antibiotici.

In Italia lo studio è stato commissionato da Essere Animali, in collaborazione con le associazioni partner che hanno lavorato negli altri Paesi coinvolti: Fondazione Albert Schweitzer, Observatorio de Bienestar Animal, Open Cages e Otwarte Klatki.

Solo in Italia quasi un campione su due contiene un enzima prodotto dai batteri e in grado di conferire loro resistenza a uno o più antibiotici”, ha commentato Brenda Ferretti, Campaign manager di Essere Animali.

In totale sono stati microbiologicamente testati da un laboratorio indipendente ben 142 prodotti di marca propria, provenienti da 22 negozi Lidl diffusi nei cinque Paesi sopra menzionati. “L’attenzione si è concentrata sui batteri più importanti associati alle infezioni di origine alimentare, soprattutto quelle che possono comportare anche gravi problemi di salute. I risultati sono estremamente preoccupanti”, spiega ancora Ferretti.

Batteri patogeni e antibiotico resistenza

I batteri patogeni, oltre ad esser responsabili di varie malattie quali la salmonella e la listeriosi, diventano ancora più pericolosi quando sono anche portatori di geni che li rendono resistenti agli antibiotici.

La resistenza a questi farmaci, infatti, rappresenta attualmente una delle dieci più gravi minacce per la salute umana a livello mondiale, responsabile nel solo 2019 della morte di oltre 1,2 milioni di persone. Un numero che secondo le stime potrebbe salire fino a 10 milioni nel 2050. Non va meglio nel nostro Paese che ogni anno registra poco più di 11mila morti per tale causa, uno dei dati peggiori a livello europeo.

Una delle cause principali di diffusione dell’antibiotico resistenza è l’impiego sconsiderato di antibiotici negli allevamenti, cosa che succede soprattutto in quelli intensivi, dove gli animali si ammalano frequentemente a causa delle condizioni di vita totalmente inadeguate alle loro esigenze. Anche in questo caso, purtroppo, l’Italia si trova ai primi posti della classifica, facendo registrare il terzo consumo più alto di antibiotici negli allevamenti tra i Paesi dell’Unione Europea”, si legge nel report di Essere Animali.

Il sovraffollamento, la carenza di spazio, le pessime condizioni igieniche e l’assenza di arricchimenti sono fattori che caratterizzano la vita degli animali negli allevamenti intensivi. Gli esperti sono concordi nel ritenere che tali strutture creino le condizioni perfette per la diffusione rapida degli agenti potenzialmente patogeni e siano pure largamente responsabili dell’insorgenza di antibiotico resistenza.

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Numerose immagini provenienti da allevamenti di fornitori europei di Lidl hanno già mostrato le condizioni catastrofiche in cui vengono allevati i polli: migliaia di animali ammassati e spesso malati vegetano in stalle piene di feci e tra compagni morti – un ‘paradiso’ per gli agenti patogeni. Basta che si ammali un solo animale e anche a tutti gli altri vengono somministrati antibiotici, un pratica che concorre fortemente nella diffusione di batteri resistenti”, commenta Ferretti.

Lidl

Lidl, quale più grande catena di supermercati in Europa, è pure uno dei più importanti distributori di carne del Vecchio Continente. I suoi impegni e le sue politiche influenzano lo standard di allevamento di decine di milioni di polli, un’assunzione di responsabilità in questa materia avrebbe dunque un impatto notevole.

Eppure, nonostante le promesse di impegno per garantire il rispetto degli standard di benessere animale, il grande marchio di distribuzione nato in Germania non ha ancora sottoscritto nel nostro Paese l’European Chicken Commitment (ECC) – come invece hanno fatto altri importanti catene – ovvero una serie di criteri, concordati a livello europeo dalle principali organizzazioni non governative impegnate nella tutela degli animali, per migliorare il benessere negli allevamenti di polli.

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Le linee guida dell’ECC prevedono: il rispetto delle leggi e dei regolamenti europei sul benessere animale; l’utilizzo di genetiche migliori; la maggior disponibilità di spazio vitale con il rispetto di una densità massima di allevamento; l’introduzione di luce naturale, posatoi e substrati per stimolare l’espressione di comportamenti naturali; l’adozione di metodi di macellazione più efficienti e meno crudeli, ed infine i controlli degli allevamenti da parte di enti terzi. Pur avendo dichiarato di essere interessato al dibattito sull’ECC, Lidl ha affermato di non averlo ancora sottoscritto in Italia, poiché i suoi criteri globali non sono ritenuti compatibili con le condizioni strutturali del nostro Paese.

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Nel frattempo, un altro interessante report pubblicato da Essere Animali ha mostrato che il 90% dei petti di pollo venduti da Lidl in Italia ed oggetto di analisi presenta i segni di una malattia, il white striping, collegabile alla sofferenza cronica degli animali negli allevamenti intensivi e di conseguenza alla bassa qualità della carne.

“Lidl deve affrontare la causa dell’elevato numero di batteri resistenti agli antibiotici e degli altri agenti potenzialmente patogeni presenti sulla carne, garantendo migliori condizioni di allevamento in tutte le sue filiere”, commenta Ferretti.

Le analisi in Italia

Dall’analisi dei 24 campioni italiani è emerso che il 54% (13) era contaminato da listeria (Listeria monocytogenes), il batterio patogeno responsabile della listeriosi, un’infezione generalmente correlata al consumo di cibo contaminato, che in Europa si configura come una delle zoonosi con esiti più preoccupanti in termini di decessi e ricoveri ospedalieri.

Questa malattia può presentarsi con sintomi con molto gravi ed è particolarmente pericolosa per i bambini, gli anziani, le donne in gravidanza ed i soggetti con il sistema immunitario compromesso. La presenza di questo batterio – come quella della salmonella – non è soggetta a segnalazione nei prodotti da consumare previa cottura perché questo procedimento comporta la sua disattivazione, nonostante ciò Listeria monocytogenes “può permanere su quelle superfici della cucina che vengono a contatto con la carne cruda che possono diventare a loro volta potenziali vettori di trasmissione, si legge nel report.

Il 46% delle confezioni analizzate è risultato inoltre contaminato da salmonella. “Nel 2021, la salmonellosi è stata la seconda zoonosi di origine alimentare più comune nell’Unione Europea, con oltre 60 mila casi confermati, nonché la causa più frequente di focolai di origine alimentare, rappresentando il 19% di tutti i focolai di origine alimentare segnalati”, comunica Essere Animali. Tra l’altro, dalle analisi della carne di pollo degli altri Paesi interessati è emerso che le salmonelle erano assenti o quasi, confermando la gravità del caso italiano.

Andando avanti con i risultati dei test, tre campioni su quattro sono risultati contaminati da Escherichia coli ed uno su due da enterococchi. Si tratta di batteri comunemente presenti nella flora intestinale che occasionalmente possono causare infezioni. La presenza di Escherichia coli è però comunemente monitorata perché considerata una delle migliori indicatrici per valutare la diffusione di antibiotico resistenza.

In particolare in tutti questi campioni si evidenzia una resistenza del 100% a due classi di antibiotici classificati come critici per la salute umana (cefalosporine di terza generazione e fluorochinoloni)”, specifica il report. Siamo di fronte ad un grande pericolo per la salute umana, poiché i batteri presenti nella carne di pollo contribuiscono a diffondere ulteriormente l’antibiotico resistenza, diminuendo così l’efficacia degli antibiotici ritenuti cruciali per la cura delle persone.

Il 46% (11) dei campioni è risultato contaminato da ESBL, un enzima che conferisce resistenza agli antibiotici, ed il 33% (8) da batteri multi-resistenti a tre delle quattro classi di antibiotici testati.

I risultati di questi test destano dunque preoccupazione per la sicurezza alimentare.

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Essere Animali invita Lidl ad invertire velocemente la rotta tramite l’adesione all’ECC. “Garantire migliori condizioni di vita agli animali vuol dire avere animali meno stressati e più robusti, che, ammalandosi meno, richiedono un uso minore di farmaci e, di conseguenza, contribuiscono anche alla tutela della salute pubblica”, conclude Ferretti

[Credits foto: Essere Animali]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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