Geomanzia di Davide Mazzocco

Geomanzia, le contraddizioni e le estremizzazioni della crisi climatica hanno una causa ben precisa

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Geomanzia, le contraddizioni e le estremizzazioni della crisi climatica hanno una causa ben precisa ultima modifica: 2022-01-24T07:48:19+01:00 da eleonora anello
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Geomanzia, il saggio edito da Palermo University Press in cui Davide Mazzocco ci spiega come anni di capitalismo e sovrasfruttamento delle risorse naturali abbiano causato la crisi climatica e le diseguaglianze

Geomanzia è un saggio scritto da Davide Mazzocco che racconta come secoli di violenze e di interessi economici e finanziari non abbiano fatto altro che causare l’attuale crisi climatica. Non è difficile rintracciare tra le righe, anche per il più distratto lettore, il tema delle diseguaglianze.

Non una novità ma, piuttosto, la continuazione di un progetto cominciato con Cronofagia, volume in cui l’autore spiegava di come il capitalismo stia depredando il nostro tempo. In Geomanzia si spiega invece di come si estragga valore depredando la Terra delle sue risorse.

Davide, nel tuo libro Geomanzia spieghi come il sistema neoliberista abbia generato l’attuale crisi climatica. Per farlo hai seguito un certo ordine, utilizzando i quattro elementi. Hai scelto di partire dall’acqua per argomentare sul ruolo della politica, dell’economia ma anche dell’impegno individuale per farci riflettere sull’attuale crisi socio-ambientale. Perché cominciare proprio dall’acqua?

Direi che ci sono una ragione personale e una ragione di ordine generale. Quando ero bambino, ho fatto l’esperienza di risiedere d’estate in un luogo dove saltuariamente mancava l’acqua corrente. Nei giorni di queste carenze idriche facevo la spola con mio nonno fino a una vicina fontana ed egli mi educava alla sacralità di questo elemento. Sin dall’infanzia ho imparato a non dare per scontato questo elemento e quando, una dozzina d’anni fa, ho iniziato a occuparmi d’ambiente professionalmente, il tema della scarsità idrica ha immediatamente occupato un posto privilegiato nella mia indagine sugli effetti del cambiamento climatico.

Ragionando in termini generali, credo non esista un tema più adatto a descrivere le conseguenze ambientali della crisi climatica e le diseguaglianze che ne derivano dal punto di vista socio-economico. Dallo scioglimento dei ghiacciai all’innalzamento del livello dei mari, dalla desertificazione di vasti territori alla sparizione di grandi laghi, dal progressivo innalzamento delle tree line al prosciugamento delle sorgenti, la scarsità idrica è, a differenza di altri fenomeni causati dall’attività antropica, qualcosa di tangibile e visibile.

Pensare che, per un lungo periodo, le notizie relative alla disponibilità idrica sono state fornite nelle aperture dei notiziari di Città del Capo fa davvero riflettere su quanto l’acqua sia preziosa per chi fa i conti con la sua scarsità e su quanto venga erroneamente data per scontata da chi crede sia una risorsa inesauribile.

Dobbiamo aspettare di ritrovarci in strada con le taniche per dare a questo elemento l’importanza che merita? Io penso che la questione delle risorse idriche andrebbe messa al centro del dibattito politico, per giocare d’anticipo rispetto ai problemi che dovremo affrontare prossimamente nel nostro Paese. Lo scrivo dopo settimane in cui sul cielo della mia città non è caduta una sola goccia di pioggia“.

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Via via, pagina dopo pagina, fin da subito in Geomanzia spieghi che col tempo si è affermata una visione del mondo secondo la quale esseri umani e natura sono diventati entità separate generando così una progressiva perdita della familiarità con il non umano e un affievolimento della conoscenza delle dinamiche che regolano i cicli vitali. C’è stato un elemento scatenante che ti ha indotto a pensare all’esistenza di questi meccanismi?

Si tratta di una posizione che è sicuramente il frutto di letture e visioni, ma credo sia un atteggiamento costruito soprattutto con la frequentazione di persone che sentono in maniera profonda il legame con la vita non umana. È una questione legata a come noi, in quanto soggetti, percepiamo fenomeni prevalentemente intangibili, ma di portata globale.

Quando il nostro orizzonte era locale e ciò che determinava le sorti della nostra esistenza era circoscritto a un’area ristretta, avere cura di quel territorio era semplice e naturale. Come tutti gli altri esseri viventi, anche l’homo sapiens si premurava di non danneggiare ciò che lo nutriva. La globalizzazione e la crescente richiesta di energia hanno frapposto migliaia e migliaia di chilometri fra la produzione e il consumo delle risorse, affievolendo in maniera determinante la percezione delle conseguenze delle nostre azioni.

Le filiere che portano nelle nostre case acqua, cibo, luce e gas sono sistemi complessi dei quali non conosciamo che i contorni, così come lo sono il trattamento dei rifiuti e le logiche che governano il capitalismo delle piattaforme. Il sistema economico vigente prolifera grazie a questa complessità e quando qualcuno prova a disobbedire alle leggi del mercato, entrano in gioco sistemi di distrazione di massa oppure strategie di greenwashing che trasformano i carnefici degli ecosistemi in benefattori“.

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Davide Mazzocco, autore del saggio Geomanzia

A un certo punto scrivi che forse non è più plausibile denominare la nostra età geologica come Antropocene e preferisci abbracciare l’idea di Jason W. Moore quando suggerisce di andare oltre, poiché in realtà possiamo senza dubbi parlare di Capitalocene. Cosa significa? Veramente non è l’uomo a trasformare il pianeta quanto piuttosto il sistema capitalistico?

Il dibattito è aperto. Se l’uomo trasformasse il Pianeta traendone un beneficio generalizzato allora potrebbe funzionare l’idea di Antropocene, ma in un mondo in cui le diseguaglianze aumentano a vista d’occhio e i super-ricchi diventano sempre più ricchi, un mondo in cui decine di migliaia di aeroplani devono volare vuoti per mantenere gli slot e centinaia di milioni di persone stanno chiuse in casa a causa della pandemia, credere a un’attività antropica operante per il benessere dell’homo sapiens diventa impossibile. È più credibile pensare che l’essere umano sia ormai divenuto, come sostiene Moore, uno strumento per l’accrescimento illimitato del Capitale.

Nelle ultime settimane mi ha molto colpito la notizia della neve trasportata con gli elicotteri sulle piste da sci. Nel pieno di una crisi energetica e pandemica portare della neve sulle piste per soddisfare le esigenze degli sciatori mi sembra davvero paradigmatico dei livelli parossistici raggiunti dai nostri livelli di consumo. Contrariamente a quanto si ipotizzava due anni fa, il Covid 19 non ci ha reso migliori. Facendo riferimento a un altro fortunato slogan degli ultimi anni: siamo tornati alla normalità incuranti del fatto che la normalità sia il nostro grande problema“.

Capitalocene, come il denaro modella il nostro mondo

Papa Francesco così come Greta Thunberg, personaggi che citi più volte all’interno del tuo saggio, hanno il pregio di riuscire a rompere la narrazione predominante che individua la responsabilità della crisi climatica esclusivamente nella collettività. È corretto in questo stato di cose chiamare in causa la collettività o è una mossa pericolosa?

Lasciare alla collettività la responsabilità di riparare i malfunzionamenti generati dal sistema capitalistico e dalle logiche estrattive che lo alimentano è una narrazione che consente il mantenimento dello status quo. Francesco prima, Thunberg poi, hanno chiamato alle proprie responsabilità i decisori e, per questa ragione, sono stati oggetto di ripetuti tentativi di delegittimazione da parte dell’establishment.

Con ciò non voglio dire che non si debba fare la propria parte, ma il tempo è scaduto da un pezzo e per riuscire a mitigare gli effetti della crisi climatica abbiamo bisogno che le buone pratiche siano condivise su larga scala e non da una minoranza consapevole. Per fare questo bisogna intervenire a livello legislativo e prendere decisioni che contrastino il predominio delle corporation. Quali Stati o organismi transnazionali possono farlo? La Cina, l’India e il Sud Est asiatico sono l’hardware del Capitale, così come gli Stati Uniti ne sono il software, da loro non possiamo che attenderci una generale refrattarietà al cambiamento.

L’unico argine alla prepotenza delle multinazionali è, nonostante i limiti dovuti alla sua frammentarietà, l’Unione Europea. Leggi contro l’utilizzo dell’olio di palma, l’obsolescenza programmata e i prodotti monouso di plastica sono esemplificative di un Vecchio Continente che agisce in maniera concreta per modificare le abitudini di consumo dei suoi cittadini“.

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Alla luce di tutto questo allora cosa significa oggi fare la nostra parte di cittadini? Ha senso ridurre la nostra impronta ecologica, essere consumatori responsabili?

Certo che ha senso! Ridurre i nostri consumi, ponderarli in modo da impattare il meno possibile sull’ambiente è importante, ma è fondamentale comunicare agli altri le proprie esperienze, essere agenti politici del cambiamento con le persone e nelle sedi del nostro impegno pubblico. Dobbiamo coltivare la curiosità, rimanere spugnosi di fronte al cambiamento, informarci e, per quanto possibile, informare chi ci è vicino“.

Geomanzia è un libro assolutamente da leggere e da avere in libreria.

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Vive a Torino. E' giornalista pubblicista, laureata in scienze della comunicazione. Vegetariana ed ecologista, è appassionata di ambiente e di come viene comunicato. Ama il sole e non potrebbe fare a meno del mare. Si sente la paladina dell'ambiente. Per fortuna nella vita privata è mamma di due splendide bimbe che la portano con i piedi per terra. Odia parlare in pubblico e per questo... scrive.

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