impatto ambientale delle criptovalute, il bitcoin

Criptovalute, le monete virtuali dall’impatto ambientale insostenibile

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Criptovalute, le monete virtuali dall’impatto ambientale insostenibile ultima modifica: 2022-01-25T06:46:57+01:00 da Fabiana Re
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Impatto ambientale delle criptovalute, mentre l’Unione Europea chiede di vietarne parzialmente l’estrazione, in Trentino nasce la prima mining farm italiana alimentata con energie rinnovabili

Pur essendo “monete virtuali”, le criptovalute hanno un impatto ambientale molto concreto. E secondo l’economista Erik Thedéen, vicepresidente dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, la loro estrazione potrebbe impedire di raggiungere gli obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Il problema risiede nell’incredibile quantità di energia consumata dai computer impegnati nel processo di “mining”, l’estrazione di monete virtuali. Ricorrere a fonti rinnovabili non è sufficiente: Theéden chiede un blocco parziale delle miniere di bitcoin nell’Unione Europea. Intanto però in Trentino nasce il primo progetto tutto italiano per estrarre criptovalute usando l’energia idroelettrica.

L’impatto ambientale delle criptovalute

Le criptovalute sono un esperimento relativamente recente. Inventate nel 2008 per effettuare transazioni economiche senza “incappare” in intermediari quali banche e governi, negli ultimi anni il loro valore è esploso. Oggi un singolo bitcoin vale circa 50mila dollari, anche se questa cifra è soggetta a continue fluttuazioni.

Trasformandosi in un business lucrativo e competitivo, l’estrazione di criptovalute è diventata anche più assetata di energia. La quantità usata in un anno dalla rete globale del mining è cresciuta di 10 volte negli ultimi 5 anni. Secondo i dati riportati dalla Cambridge University, adesso consuma 137 terawattora all’anno, più di uno Stato di medie dimensioni come la Norvegia. Lo “Stato bitcoin” usa lo 0,6% dell’elettricità mondiale annua. L’estrazione di un solo bitcoin richiede tanta energia quanta quella consumata da un’auto elettrica per percorrere quasi 2 chilometri.

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La proposta europea

Secondo Thedéen, le grandi società impegnate nell’estrazione di criptovalutehanno responsabilità ambientali, sociali e di gestione”. Peccato che al momento queste siano completamente ignorate. In Svezia, il paese d’origine dell’economista, il mining è diventato a suo parere “un problema nazionale”. L’utilizzo di energie rinnovabili diventa una sorta di greenwashing per un’attività insostenibile. È evidente infatti che l’energia impiegata per la creazione di bitcoin potrebbe essere usata per alimentare imprese e servizi che ora si affidano invece ai combustibili fossili.

Va detto che Thedéen non intende bandire definitivamente le criptovalute dall’Unione Europea. Piuttosto, propone di sostituire l’attuale metodo di estrazione detto “proof of work” e incentivare l’alternativo “proof of stake”, meno energivoro ma al momento non utilizzato. I suoi oppositori ritengono questa mossa azzardata e rischiosa, poiché renderebbe l’Europa meno competitiva nell’universo delle criptovalute. Le miniere migrerebbero semplicemente in altri stati con meno regolamentazione, spostando il problema dell’impatto ambientale senza risolverlo.

Il primo centro italiano di mining a energia rinnovabile

Nella corsa globale alla competitività nel settore del mining, anche l’Italia inizia a mostrarsi interessata. A Borgo d’Anaunia, in provincia di Trento, sorgerà il primo centro italiano di estrazione di criptovalute alimentato con energie rinnovabili. Il Comune ha infatti scelto di trasformare la sua centrale idroelettrica in una mining farm, grazie a un accordo con l’azienda Idm srl. Questa fornirà 20 computer adatti al calcolo delle complesse equazioni dietro alle criptovalute. Un’operazione che costerà 131mila euro al Comune e che intende riposizionare l’Italia nel panorama del mining.

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Difficile che il nostro paese diventi leader mondiale nell’estrazione di criptovalute. Come riporta Forbes, i costi dell’energia sono troppo elevati per rendere questo business redditizio. La Cina sembrava avere le caratteristiche ideali, ma nel settembre 2021 ha dichiarato illegali le transazioni di criptovalute. In tutta risposta le società di mining sono migrate in massa verso il Kazakistan, oggi il secondo più grande produttore di monete digitali al mondo. Il primo posto è occupato saldamente dagli Stati Uniti. In Canada invece si trova la più grande azienda pubblica di mining, Hut 8.

Come funziona l’estrazione delle criptovalute?

Per i non addetti ai lavori può essere difficile comprendere come funzioni l’estrazione di criptovalute e perché consumi così tanta energia. Il New York Times ha provato a spiegarlo in un interessante articolo. I bitcoin possono essere utilizzati in transazioni virtuali, che però devono essere validate. La validazione (o estrazione) è fatta da individui e società in tutto il mondo, che competono tra loro per risolvere l’algoritmo più velocemente degli altri. Per farlo occorrono computer molto performanti, che consumano molta energia. Il primo a estrarre la criptovaluta, e quindi a validare la transazione, è premiato con nuovi bitcoin che, come visto, hanno un valore elevato.

Il processo di mining lascia un’altra traccia molto tangibile sul pianeta. Poiché la rapidità è fondamentale, ciascuno ha l’incentivo a disporre dei migliori hardware. Si calcola che lo “Stato bitcoin” abbia finora generato più rifiuti elettronici di molte nazioni di medie dimensioni. Come già detto per il turismo spaziale, si tratta di un settore così nuovo da essere ancora libero da ogni regolamentazione. Eppure è legato inestricabilmente ai combustibili fossili, alla transizione energetica, alla crisi climatica che dobbiamo affrontare. Difficile ignorarlo ancora a lungo.

Criptovalute, le monete virtuali dall’impatto ambientale insostenibile ultima modifica: 2022-01-25T06:46:57+01:00 da Fabiana Re

Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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