Isola del Giglio

Il ripristino dei fondali marini dell’Isola del Giglio a distanza di dieci anni dall’incidente Costa Concordia

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Il ripristino dei fondali marini dell’Isola del Giglio a distanza di dieci anni dall’incidente Costa Concordia ultima modifica: 2022-01-25T12:50:05+01:00 da Francesca Danila Toscano
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Dal naufragio della Costa Concordia del 2012 si continua a lavorare per l’ambiente e i fondali marini dell’Isola del Giglio rinascono finalmente dopo dieci anni

I fondali marini dell’Isola del Giglio tornano a rivivere.

Il 13 gennaio 2022 sono passati esattamente 10 anni dal naufragio della nave da crociera Costa Concordia incagliatasi contro gli scogli dell’Isola del Giglio. L’urto provocò una spaccatura di ben 70 metri nello scafo che generò il parziale affondamento della nave e la morte di 32 persone.

Il tragico evento implicò un notevole impatto sull’isola. Per evitare ulteriori danni la nave doveva essere rimossa, dovevano inoltre, essere ripristinate le condizioni ambientali del sito e dei fondali marini.

Quest’ultima fase di recupero era la più delicata poiché bisognava reimpiantare le praterie di Posidonia oceanica e il coralligeno, le scogliere coralline del Mediterraneo. Entrambe fonte di biodiversità dei nostri mari.

Per seguire il corretto svolgimento delle operazioni, nel maggio del 2012, fu istituito l’Osservatorio di monitoraggio Concordia, un organismo di parte pubblica nominato a verificare la corretta attuazione del progetto, adottando tutte le misure volte a ridurre il danno ambientale.

Dal 2012 Maria Sargentini, con un’esperienza pluriennale nella Protezione civile in Toscana, ricopre l’incarico di Presidente dell’Osservatorio di monitoraggio sulla rimozione della Costa Concordia.

Come avviene il monitoraggio dei fondali marini dell’Isola del Giglio

Ad occuparsi di questa delicatissima fase è il Centro Interuniversitario di Biologia Marina (CIBM), incaricato da Costa Crociere. Alle istituzioni scientifiche pubbliche Arpat e Ispra, spetta invece il controllo e il monitoraggio ambientale. Il monitoraggio valuta che tutto proceda secondo le aspettative. Squadre di operatori scientifici subacquei si immergono per controllare come procede il ripopolamento dei fondali: come e se le talee di Posidonia oceanica hanno attecchito bene e se le piante si sviluppano regolarmente; viene anche meticolosamente controllato il re-impiantamento del coralligeno. .

Le attività di controllo e monitoraggio dei fondali marini effettuate da Arpat e Ispra, proseguiranno fino al 2024 e fino a quando l’Osservatorio di monitoraggio Concordia avrà dato parere positivo e lecosistema marino del Giglio tornerà quello di una volta.

“L’obiettivo posto immediatamente dopo il naufragio è stato quello del ripristino dei luoghi, nel caso specifico dell’habitat dei fondali” spiega la dott.ssa Sargentini in un’intervista rilasciata al Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. “Dopo la rimozione della nave, nei fondali non restava sostanzialmente niente di riconoscibile. Sedimenti alieni presenti oltre l’area di cantiere e l’effetto dell’ombra dei mezzi sui sottostanti fondali avevano aumentato il danno sulla prateria di Posidonia oceanica. In tutti gli ambiti, l’attività dell’Osservatorio è stata prima di tutto un’attività di ascolto, studio e confronto sui progetti, sulle metodologie e metodiche adottate, al fine di garantire il migliore esito in termini ambientali di ciascuna operazione e del complesso delle attività. Fin dall’inizio si è proceduto con un continuo confronto con la società Costa, e con tutti i soggetti coinvolti e interessati, né sarebbe stato possibile procedere diversamente”.

 

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Il lavoro di gruppo è stato fondamentale nella riuscita del progetto

L’Osservatorio ha collaborato anche con l’Università la Sapienza. Quest’ultima ha curato il monitoraggio, di parte privata, generando periodiche prospezioni dei fondali, finalizzate sia a rilevare gli ambiti interessati dagli effetti delle lavorazioni, sia a indicare gli eventuali interventi di restauro e di recupero degli habitat interessati.

La dott.ssa Sargentini ha confermato il buon esito del progetto: “I positivi risultati ad oggi registrati confermano la bontà della scelta. La fase di recupero restauro, tutt’ora in corso, si configura come attività sperimentale in progress sviluppata d’intesa con l’Osservatorio. Ad oggi i risultati conseguiti sono di assoluta positiva rilevanza, stante il buon esito dei trapianti sia delle Posidonie che delle Gorgonie e, a fronte della verificata capacità degli interventi ad oggi realizzati, possono fungere da acceleratore della ripresa di vitalità dei fondali”.

 

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Un progetto unico nel suo genere, mai affrontato prima

Non esistono riferimenti in letteratura su precedenti confrontabili, uniche le condizioni dei fondali dell’isola del Giglio e uniche sono state le condizioni progettuali e operative. L’operazione, sperimentale in tutte le sue fasi, è stata singolare sotto il profilo professionale, tecnico-scientifico e, non ultimo, umano”, continua la dott.ssa Sagrantini.

“Il costante confronto e la leale collaborazione tra i diversi attori, con gli inevitabili e naturali momenti di criticità e di scontro, sono stati fondamentali per le attività dell’Osservatorio ed hanno consentito di intervenire efficacemente nelle diverse fasi. Fermo restando il dovere di ripristino in capo a Costa Crociere, non era scontato che l’intero processo si sviluppasse nei tempi e con gli esiti ambientali ad oggi riscontrabili e questo è il frutto di un risultato di un lavoro in rete tra soggetti pubblici e privati che, hanno lealmente collaborato per raggiungere, fase dopo fase, gli obiettivi fissati”, conclude la presidente.                             

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Calabrese di nascita e Romana di adozione, biologa ambientale con la passione per la bioetica. Mediatore museale presso il Museo Civico di Zoologia di Roma. Sensibile alle tematiche ambientali e al benessere animale si occupa da anni di divulgazione scientifica collaborando anche con diversi magazine on line. Sempre in continuo movimento, adora viaggiare senza separarsi mai dalla sua cagnolina.

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