Slovenia neve cambiamento climatico

La crisi climatica minaccia il turismo invernale in Slovenia e nelle Alpi

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La crisi climatica minaccia il turismo invernale in Slovenia e nelle Alpi ultima modifica: 2020-01-24T08:00:26+01:00 da Redazione eHabitat.it
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La crisi climatica rischia di compromettere i ghiacciai e i nevai della Slovenia, infliggendo un duro colpo anche all’industria sciistica del Paese, che degli sport invernali fa uno dei vanti nazionali.

«Il surriscaldamento globale fa sciogliere le nevi perenni della Slovenia e diminuire le nevicate, con conseguenze drammatiche per il settore dello sci e degli sport invernali, importante fonte di reddito del Paese». Questo l’allarme che è stato lanciato nel corso dell’ultimo Green Day dedicato al turismo sloveno, organizzato dallo Slovenian Tourist Board e da Slovenia Green.

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Turismo invernale sul monte Triglav, la vetta più alta della Slovenia e delle Alpi Giulie

Le montagne e le vette alpine innevate -a partire da quelle del Parco nazionale del Triglav, con le sue valli glaciali, gole, cascate e acque cristalline- rappresentano infatti una delle principali attrazioni del Paese, che richiama circa 5 milioni di turisti all’anno.

A parlare dell’impatto negativo del cambiamento climatico per le stazioni sciistiche, in occasione della conferenza annuale per la promozione del turismo sostenibile in Slovenia, è stato in particolare il professor Cenk Demiroglu, dell’Università di Umea, secondo cui il numero di destinazioni sciistiche con sufficiente neve naturale in Slovenia (e, in generale, nelle Alpi) potrebbe diminuire del 70% nel corso dei prossimi anni.

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Impianti sciistici a Krvavec, in Slovenia

Addirittura, con un previsto aumento delle temperature medie di 4 gradi, molte località oggi dedite allo sci non sarebbero più in grado di operare neppure ricorrendo all’innevamento artificiale, una pratica peraltro ad alto impatto ambientale per i consumi energetici e di acqua che comporta.

Alpi slovene: salgono le temperature, diminuisce la neve

Secondo Renato Bertalanič, dell’Agenzia slovena per l’Ambiente, nei prossimi anni il numero di giorni di copertura nevosa sulle Alpi della Slovenia rischia di diminuire di oltre un mese, riducendo drasticamente la stagione turistica invernale.

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Mancanza di neve in inverno sulle piste di Kranjjska Gora, in Slovenia (foto Hrvatski Geografski Glasnik)

Queste affermazioni sono peraltro avvalorate da una ricerca sulle Alpi slovene, pubblicata dal Bollettino Geografico Croato (Hrvatski Geografski Glasnik), secondo la quale il fenomeno è in corso già da alcuni decenni e non pare essere destinato a fermarsi.

Già all’inizio degli anni Duemila, infatti, le temperature medie invernali nelle stazioni sciistiche in Slovenia risultavano di circa un grado più alte rispetto a quelle registrate negli stessi mesi negli anni Sessanta e Settanta, mettendo in evidenza anche diminuzioni rilevanti nella profondità del manto di neve.

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Diminuzione dell’innevamento in quattro località sciistiche slovene nel precedente decennio (fonte Hrvatski Geografski Glasnik)

«Il trend decrescente delle giornate con copertura nevosa superiore a 30 e a 50 cm, nel periodo sciistico da dicembre a fine marzo, risulta molto accentuato. Nel primo caso, osservando le principali località turistiche invernali slovene, è stata registrata una diminuzione da 31 a 40 giorni all’anno; nel secondo, si va da 23 a 35 giorni in meno, a seconda della località».

Strategie di adattamento alla crisi climatica

Il team di ricerca croato, nelle conclusioni dello studio, afferma quindi che «il turismo alpino ha subito profondi cambiamenti a causa degli inverni sempre più caldi e più verdi, a causa dei quali le aree sciistiche si trovano ad aver sempre minori profitti e alcune hanno già addirittura smesso di operare. In Slovenia, in particolare, la maggior parte delle piste da sci si trova a quote molto basse rispetto ad altri Paesi alpini, motivo per cui sono ancora più a rischio a causa del riscaldamento globale».

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Chiesa rurale nelle Alpi slovene

Come adattarsi al cambiamento climatico? Per le aree turistiche di montagna in Slovenia la possibile soluzione consiste nel concentrarsi su altre attività, come il turismo termale (parchi acquatici, piscine, centri relax, ecc) oppure investire in attività durante la stagione estiva e nei periodi di transizione.

A oggi già diverse località hanno intrapreso questa via e secondo gli studiosi “non c’è alternativa”, poiché le previsioni dicono che la tendenza al riscaldamento continuerà. «I centri che si concentrano solo sullo sci e non hanno una stagione estiva andranno incontro a sempre maggiori difficoltà economiche. Per questo, nei prossimi decenni, tutte le località slovene dedicate agli sport invernali, ad eccezione di Kanin, dovranno variare e integrare sempre più la loro offerta turistica».

Non solo Slovenia: gli effetti del global warming nelle Alpi

L’intera regione alpina sta da tempo soffrendo l’impatto dei cambiamenti climatici, le cui conseguenze si ripercuotono anche sul turismo legato agli sport invernali.

Un impatto negativo non indifferente, considerando che le Alpi sono tra le regioni più visitate d’Europa, con quasi 80 milioni di turisti all’anno e un fatturato che supera i 50 miliardi di euro, garantendo decine di migliaia di posti di lavoro.

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La chiesa di San Tomas nei pressi di Skofja Loka, in Slovenia (foto di Aleš Krivec)

Oggi, in media, nell’arco alpino europeo si trova una buona copertura nevosa (adatta alla pratica di sci, snowboard e simili) ad altitudini superiori ai 1.200 metri. Ma questo limite potrebbe innalzarsi oltre i 1.500 metri di altitudine entro il 2030.

Gli studi sugli effetti del surriscaldamento globale sulle Alpi indicano pertanto che è a rischio gran parte delle circa 650 principali aree sciistiche attualmente operative.
Oggi circa una cinquantina di esse già si trova ai margini dell’innevamento. Per il futuro, molto dipenderà da quanto aumenteranno ancora le temperature: se la crescita sarà di un solo grado, ne resteranno attive circa 500; con un aumento medio di 2 gradi, scenderanno a 400; se si registreranno +4 gradi, invece, solo duecento località potranno ancora avere sufficiente neve in inverno.

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Impianti sciistici di Krvavec, in Slovenia

Tutto questo, infine, senza dimenticare un aspetto spesso sottovalutato: le Alpi, infatti, non sono solo una vittima, ma anche uno dei fattori che contribuiscono all’emergenza climatica globale.

«I nostri studi dimostrano come quest’area consumi circa il 10% in più di energia pro capite rispetto alla media europea -dichiarano dalla Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra), un’organizzazione non governativa che, dal 1952, si impegna per la protezione e lo sviluppo sostenibile nell’intero arco alpino- Le famiglie sono tra i maggiori consumatori di energia, con il riscaldamento che rappresenta di gran lunga la quota principale; il turismo e i trasporti sono quindi gli altri due aspetti più problematici per il clima e su essi occorre agire per orientare il futuro sviluppo nell’ottica della sostenibilità. Inoltre, poiché la maggior parte degli edifici ha bisogno di essere ristrutturata, un’altra chiave per mitigare il cambiamento climatico è legata al settore edilizio».

Questo articolo contribuisce al progetto “Movies Save the Planet – Voices from the East” di CinemAmbiente – Bando europeo #FrameVoiceReport!

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