Quest’anno ce l’hanno ancora fatta a trainare la slitta di Babbo Natale e portare i regali. Ma, per colpa degli effetti del surriscaldamento globale, le renne artiche rischiano di morire di fame.
“Il cambiamento climatico sta facendo morire di fame le renne nell’Artico svedese”.
Così denuncia Time, pubblicando un reportage dell’Associated Press che mostra sotto un’inquietante prospettiva il futuro per questo animale tipico delle regioni nordiche, associato nell’immaginario collettivo a Babbo Natale (o Santa Claus) e alla sua slitta utilizzata per trasportare i doni.
L’emergenza climatica, purtroppo, non è una favola inventata per i bambini e le sue drammatiche conseguenze si stanno facendo sentire in modo sempre più grave in ogni angolo del pianeta reale.
I cambiamenti climatici, in particolare, stanno colpendo con forza proprio nelle regioni dell’Artico, dove la temperatura è aumentata di oltre 3 gradi centigradi negli ultimi 25 anni, a un ritmo doppio rispetto al resto del mondo.
Il clima cambia e le renne non trovano cibo
Il reportage, firmato da David Keyton (autore anche del video di apertura), è stato pubblicato lo scorso 10 dicembre sulla prestigiosa rivista statunitense, la stessa che di recente ha nominato Greta Thunberg “Persona dell’Anno 2019”.
Il giornalista, che lavora per l’Associated Press, inizia il suo racconto seguendo un pastore Sami che vive nel nord della Svezia: qui la Comunità indigena alleva circa ottomila renne, facendole spostare dai pascoli di montagna al confine con la Norvegia, in estate, fino alle foreste orientali, in inverno.
Quest’anno, però, le renne sono più affamate del solito e non riescono a trovare sufficiente cibo.
“Il Climate Change sta alterando i modelli climatici e influenzando l’approvvigionamento alimentare della mandria”, sottolinea Keyton.
Le nevicate autunnali, nello specifico, sono state seguite da abbondanti piogge. Quindi l’acqua, congelando per il freddo, ha creato una lastra di ghiaccio impenetrabile e indistruttibile dagli zoccoli degli animali, che non riescono così a raggiungere i licheni sottostanti.
Impossibilitate a mangiare, le renne stanno anche abbandonando le loro tradizionali rotte migratorie, finendo anche in luoghi a forte rischio valanghe oppure frequentati da predatori (dai quali, indebolite, non riescono a fuggire).
Situazione drammatica anche per i pastori Sami
Questa situazione è drammatica anche per i pastori Sami, popolazione indigena che popola tutto l’estremo nord Europa.
La loro cultura, e la stessa loro sopravvivenza, è infatti da sempre legata alle renne, anche se oggi solo un Sami su dieci si occupa direttamente di allevamento.
Come se non bastassero le minacce portate nei decenni scorsi dalla “modernità”, in primis dallo sfruttamento intensivo delle foreste e delle risorse minerarie, oggi la crisi climatica rappresenta una seria minaccia per questo popolo.
Non a caso, sottolinea Keyton nel suo reportage pubblicato dal Time, è stata proprio l’organizzazione giovanile svedese Saminuorra – Sami Youth ad avviare, due anni fa, un’azione legale per costringere l’Unione Europea a fissare obiettivi più ambiziosi per la riduzione delle emissioni di gas serra, collaborando in parallelo con l’Università di Stoccolma nella comprensione dei cambiamenti dei modelli climatici.
Nell’attesa che la ricerca scientifica -unita proprio alle conoscenze tradizionali di chi da sempre vive nelle terre artiche– consenta di sviluppare efficaci strategie di adattamento al cambiamento climatico, la lotta per la sopravvivenza delle renne e dei loro pastori si fa ogni giorno più drammatica.