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Global Warming, Local Warning. Il blues di Wu Ming 1 per sensibilizzare sui cambiamenti climatici

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Global Warming, Local Warning. Il blues di Wu Ming 1 per sensibilizzare sui cambiamenti climatici ultima modifica: 2018-03-15T14:00:38+01:00 da Francesco Rasero
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Un territorio, quello in cui si è nati. La sua storia, la sua geografia, il suo futuro “in bilico”, i campanelli d’allarme già oggi presenti. Queste le note con le quali lo scrittore Wu Ming 1 si appresta a comporre il Blues per le terre nuove, attraverso cui affrontare il tema del cambiamento climatico -tanto discusso a livello globale- fin nelle conseguenze più locali.

Il Delta del Po, con la sua storia di bonifiche e inondazioni, diventa per l’autore un luogo-simbolo del secolare e conflittuale rapporto tra Uomo e Natura. Il basso ferrarese è assunto a paradigma della fragilità di un territorio e di un ecosistema, e degli sconvolgimenti che a breve potrebbero ribaltare quella che oggi è, semplicemente, la realtà.

Un libro, ma non solo

Blues per le terre nuove è un progetto narrativo-storico-geografico per raccontare come il cambiamento climatico in atto stia già cambiando una vasta area d’Italia e come, potenzialmente, potrebbe stravolgere il nostro Paese. The end of the world as we know it.

Blues per le terre nuove di Wu Ming 1 non sarà solo un libro. Anzi, il libro sarà solo il punto di approdo di un percorso, che l’autore “non promette breve”. «È un progetto già avviato; da tempo sto facendo ricerche e sopralluoghi -scrive su Giap, il blog che fa da punto di riferimento per il Collettivo di scrittura Wu Ming- Ci saranno “tappe d’avvicinamento”, tra camminate, workshop e laboratori di scrittura collettiva».

La pubblicazione? Anche tra diversi anni. Eppure per l’autore è importante parlarne fin da ora. Perché, se anche il programma è di lunga durata, la tematica del riscaldamento globale è più che mai urgente. Sebbene, nel nostro Paese, sia in atto un processo di dilazione temporale, se non di rimozione. Sebbene paia prevalere la convinzione che il tran tran odierno possa proseguire, immutato, come lo stiamo vivendo ora, giorno per giorno.

Cosa può fare uno scrittore?

Blues per le terre nuove si inserisce all’interno di “Cantare la Mappa”, ovvero l’esplorazione del territorio come scrittura collettiva e la scrittura collettiva come intervento urbano. «Cosa possono fare gli scrittori di fronte a un processo che si svolge su una scala così vasta, immane, inabbracciabile? -si chiede l’autore- Come possono raccontare il cambiamento climatico in una chiave che non sia soltanto quella post-catastrofica? Forse possono cantare la mappa del cambiamento climatico. Scegliere un territorio e raccontare com’era, com’è e come sta per diventare. In questo caso, è stato il territorio a scegliere me, molti anni fa».

Il Collettivo Wu Ming

Wu Ming 1, al secolo Roberto Bui, nativo di Ostellato (FE), arriva a Wu Ming dopo l’esperienza in un altro Collettivo di scrittura, Luther Blissett. Oggi scrive per Internazionale ed è già autore di diversi libri, anche da solista, spesso dedicati alla montagna.

Questa volta, però, ha scelto la pianura. Anzi, la “sua” pianura. Quella della bassa ferrarese, da cui è originario. Quel Delta del Po che spesso si trova addirittura al di sotto del livello del mare.

Bassa ferrarese, un territorio simbolo

Dice WM1: «Il basso ferrarese è “terra nova”. È il risultato sempre in bilico di secoli di trasformazioni e sconvolgimenti: il Po che “rompeva” e cambiava corso o veniva deviato; 400 anni di bonifiche, sommovimenti idrogeologici…».

Ma anche, un territorio-simbolo per l’Italia minacciata dagli effetti del climate change.
«Secondo diversi studi climatologici, nel corso dei prossimi 80 anni l’acqua dell’Adriatico potrebbe alzarsi di circa un metro: le stime vanno dai 90 ai 140 centimetri -prosegue lo scrittore, citando lo studio “Sea-level rise and potential drowning of the Italian coastal plains: Flooding risk scenarios for 2100”, realizzato circa un anno fa da un team di ricercatori di Enea, CNR e svariate Università italiane- In quel caso, l’entroterra di pianura verrebbe sommerso per circa trenta chilometri».

Altro che negazionismo alla Donald Trump

Lo scenario ipotizza che le acque sommergano Venezia, Ravenna e le altre località rivierasche, dalla Romagna alla Venezia Giulia; sott’acqua buona parte del basso ferrarese e del Polesine rodigino.

Scenari riscaldamento globale Venezia Ferrara Delta del Po Wu Ming

Scenari estremi di climate change

«Città e paesi abbandonati, centinaia di migliaia di profughi, enorme perdita di suolo agricolo, di riserve naturali, di biodiversità, di acqua potabile… Le conseguenze, molto ovviamente, non saranno solo locali. L’Italia ne uscirà ridisegnata, e diversissima da com’è oggi. Ottant’anni sono un battito di ciglia».

Wu Ming 1 sa di muoversi in un ambito che, in campo scientifico ma ancor più “politico”, non trova unanimità di vedute.

Ma proprio facendo leva sull’esplorazione del territorio come atto di scrittura, rilancia: «Uno scenario estremo? Il basso ferrarese è sempre stato estremo, ed è già da tempo in parziale stato di abbandono, punteggiato di villaggi-fantasma. Ci sono molte frazioni e borgate quasi disabitate, poderi diroccati… È un territorio in gran parte vuoto, abbandonato a varie riprese. Soprattutto, sta già vivendo fenomeni estremi legati al cambiamento climatico».

Come le “bombe d’acqua” e trombe d’aria che sempre più spesso si abbattono sul territorio. Ma, ancora di più, come la siccità, che colpisce duro nelle campagne ferraresi come in tutta la pianura padana, e ogni estate si parla di possibile razionamento dell’acqua potabile.

Siccità che a sua volta indebolisce il Po e dà origine al problema del “cuneo salino”. «Durante l’estate l’Adriatico è più alto e più forte, così la sua acqua risale e “sala” il corso del fiume per chilometri e chilometri (l’estate scorsa 14 chilometri, nel 2006 addirittura 30), creando problemi all’agricoltura e pericoli per la falda d’acqua potabile».

Un fenomeno che, per lo scrittore, non è altro che l’avanguardia del processo di cambiamento legato al riscaldamento globale.

Mondi precari, mondi finiti.

Come detto, però, il Blues di Wu Ming 1 intende unire narrazione, geografia e storia. «Voglio raccontare la perenne lotta tra terra e acqua che ha dato a quel territorio la sua forma. Voglio raccontare di fiumi che hanno cambiato corso e nome, bonifiche, lotte bracciantili, lotte ambientali. Di mondi che finiscono e mondi che sono già finiti, come quello delle “valli” (che da noi significa vaste paludi, spesso di acqua salsa) e la sua economia, terminati dalle bonifiche. Di mondi nuovi che sono morti prima di crescere, come i progetti geopolitici di Alfonso II d’Este nel Delta del Po, nel XVI secolo».

Mappa storica Delta del Po Wu Ming

Il tutto, in un testo che metterà insieme la parola scritta (“il cuore del progetto”, dice WM1) con la potenza iconica della cartografia (“un corpo possiede anche molti altri organi: forse si può dire che la mappa sarà il fegato”, sorride).

E aggiunge: «Quello del grande Delta del Po è un territorio precario, sempre in bilico, costantemente sull’orlo del disastro. Ciò che nel corso di secoli fu sottratto all’acqua, l’acqua può riprenderselo in qualunque momento. Basta che smettano di funzionare gli oltre cento impianti idrovori».

Profezia? Forse, solo il canto di una mappa.

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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