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Storie di animali che ci insegnano a essere umani, il nuovo libro di Riccardo Gazzaniga

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Storie di animali che ci insegnano a essere umani, il nuovo libro di Riccardo Gazzaniga ultima modifica: 2023-09-17T07:12:06+02:00 da Francesco Rasero
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Quello che non dicono – Storie di animali che ci insegnano a essere umani è il nuovo libro dello scrittore Riccardo Gazzaniga, appena pubblicato da Rizzoli. eHabitat ha intervistato l’autore

Una raccolta di storie vere provenienti da tutto il mondo, che vedono protagonisti gli animali ma che hanno l’obiettivo di far riflettere noi esseri umani.

Questo è “Quello che non dicono”, il nuovo libro dello scrittore genovese Riccardo Gazzaniga, da pochi giorni disponibile in libreria, pubblicato da Rizzoli.

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La copertina del libro “Quello che non dicono”

Il volume -rivolto ai ragazzi dagli 11 anni in su, curioso e interessante anche per un lettore adulto- racconta, in modo sensibile ma puntualmente documentato, sedici diverse vicende, alcune maggiormente note, altre meno.

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Da quella della ricercatrice Jane Goodall e dello scimpanzé David Barbagrigia, che ha segnato in modo indelebile la recente storia dell’etologia, alla vita della cavalla Marsala intrecciata alle imprese del suo umano, il celeberrimo condottiero Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei Due Mondi.

Nel libro hanno spazio anche Gli, la gatta di Hagia Sophia che conquistò Obama durante la sua visita ufficiale a Istanbul, o i pinguini immortalati abbracciati dal fotografo Tobias Baumgaertner a Melbourne, la cui immagine è divenuta virale nei giorni del lockdown.

E poi il cane da slitta Togo, protagonista di un’epica impresa tra i ghiacci dell’Alaska; il leone Christian dalla lunga memoria; i gorilla del Parco del Virunga e i ranger che li proteggono dai bracconieri; Jonathan, la tartaruga più vecchia del mondo… e molte altre “bestie”. Che di “bestiale” però non hanno davvero nulla. Anzi.

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Il tutto, però, è sempre esposto con uno stile narrativo che -volutamente- rifugge la tentazione di umanizzare chi umano non è.

«Scegliendo un simile approccio non avrei reso un buon servizio agli animali, a noi umani e neppure alle storie raccontate -spiega l’autore- Ho preso la strada opposta, cercando di eliminare ogni tratto “umano” per celebrare l’incredibile e spesso misteriosa diversità animale, e ricordarci anche tutti i nostri limiti».

Le storie scelte da Gazzaniga sono così quelle di animali e uomini le cui vite si sono intrecciate -ad esempio nel segno dell’amicizia, dell’anticonformismo, della solidarietà o della ricerca scientifica- e vengono esposte da una prospettiva spesso ribaltata, in funzione dei loro protagonisti.

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Lo scrittore Riccardo Gazzaniga

Riccardo Gazzaniga racconta Quello che non dicono

Finora -ad esempio nei suoi libri “Abbiamo toccato le stelle” e “Come fiori che rompono l’asfalto”- aveva sempre scritto di esseri umani, uomini e donne esemplari, capaci di migliorare il mondo grazie al loro impegno ed al loro esempio. Perché passare, ora, a raccontare storie di animali?

La cosa importante, il motore di tutto, per me sono le storie e il desiderio di raccontarle. E in me, a un certo punto, è sbocciato questo desiderio di scrivere di animali. C’entra un gatto che è entrato nella mia esistenza, anche se non è mio (ammesso che i gatti siano “di” qualcuno, come ogni animale). Lui si chiama Pino e mi ha aiutato con la sua sola presenza in un momento tragico della mia vita. Un giorno, guardandolo ammirato, ho messo in fila qualche informazione sui gatti per un lungo post su Facebook che ha avuto molto successo. La cosa più interessante, però, dal mio punto di vista era il divertimento e lo stupore provato scrivendo: avevo imparato una serie di informazioni fascinose e stravaganti, avevo scoperto la falsità di alcune leggende e mi ero incuriosito su diversi altri aspetti. Soprattutto, ci vedevo del margine narrativo

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Da quel post è nata l’idea di “Quelli che non dicono”? 

Chiacchierando con la mia editor ho buttato lì una proposta: e se scrivessi di animali, alla mia maniera? Se trovassi storie “animali” che possano parlare anche a noi essere umaniLei ne è stata subito entusiasta, però ci siamo presi del tempo. Dovevo capire se esistevano storie forti con cui, partendo dagli animali, potessi toccare i temi a me cari. Ho cercato, ho letto, ho raccolto e ho capito che sì, c’erano: alcune epiche, altre tragiche, altre toccanti.

Nella prefazione del libro dice che, prima di iniziare a scrivere, ha dovuto fare uno scatto mentale, anche abbastanza faticoso…

Sì: quello di smetterla di vedere noi umani al centro dell’universo, al vertice di tutto, guardando questo pianeta e chiunque lo abiti con il paraocchi della nostra superiorità. Ho imparato cosa significa antropocentrismo, la visione per cui tutto è creato per l’uomo e i suoi bisogni e per cui noi esseri umani rappresentiamo la misura di ogni cosa. Bisogna liberarsene, anche scrivendo. Anche perché se del mondo siamo senza dubbio il predatore più invincibile, la creatura più micidiale, non siamo in grado di fare tantissime delle cose che riescono ai protagonisti di questo libro.

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I suoi messaggi, però, sono rivolti ai lettori, esseri umani in carne e ossa, magari anche nell’età della formazione.

Attraverso queste storie ho affrontato tematiche già esplorate nei precedenti libri: la discriminazione, l’ingiustizia, l’emarginazione femminile, la malattia, le diversità, la sofferenza interiore. Altri sono più specifici di questo testo, come il rispetto dell’ambiente, il problema del cambiamento climatico e il suo impatto sulle altre specie, i limiti etici della scienza, il rapporto con la fauna selvatica, i danni che i comportamenti umani (anche in buona fede) possono arrecare agli animali. Il “nostro” ambiente è anche il “loro” ambiente e quello che facciamo (o non facciamo) per il pianeta colpisce anche loro, di riflesso.

In che modo, alla fine, questi animali ci possono insegnare “a essere umani”?

Una tartaruga di duecento anni come Jonathan non si fa problemi ad amare qualcuno del suo stesso sesso, eppure alcuni esseri umani lo considerano un atto contro natura, a volte da punire con severe condanne. Ci è complicato accogliere incondizionatamente il dolore degli altri come fanno i pappagalli del Serenity Park e spesso non siamo capaci di superare la paura per un essere diverso da noi come l’ha superata lo scimpanzé David con Jane Goodall… Non ho cercato un tratto umano negli animali, non sarebbe giusto, apparteniamo a specie diverse. Ma è importante ricordarci che pure noi esseri umani apparteniamo al regno animale. E questo dovrebbe spingerci a un approccio più inclusivo, rispettoso e informato e anche più scientifico.

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Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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