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Largo alle proteine vegetali dopo il picco dei consumi di carne nel 2025

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Largo alle proteine vegetali dopo il picco dei consumi di carne nel 2025 ultima modifica: 2021-04-05T06:49:36+02:00 da Fabiana Re
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Il futuro dell’alimentazione in Europa e Nord America è all’insegna delle proteine vegetali, sempre più simili ai prodotti animali nel sapore ma con un minore impatto ambientale

Vegani di tutto il mondo, ancora un po’ di pazienza: tra pochi anni mangiare alimenti vegetali al posto di un hamburger di carne sarà the new normal. A prevederlo è il nuovo report pubblicato dal Boston Consulting Group (BCG), importante azienda di consulenza americana. Secondo lo studio, il rapido aumento di proteine vegetali disponibili sul mercato presto frenerà la vendita di prodotti animali in Europa e America del Nord. Qui si raggiungerà il picco dei consumi di carne nel 2025, anno dopo cui declineranno rapidamente a favore delle alternative veg. Nel 2035 queste costituiranno l’11% del mercato mondiale delle proteine, con un fatturato pari ad almeno 290 miliardi di dollari.

I consumi proteici oggi

Al giorno d’oggi la situazione è ben diversa. Con un consumo medio di 75 kg di prodotti animali pro capite, nel 2020 la popolazione mondiale ha mangiato 574 milioni di tonnellate di carne, pesce, latticini e uova. Un mondo sempre più affamato di carne, in cui i già vertiginosi consumi dei paesi sviluppati si affiancano ora a quelli dei paesi emergenti, in particolare la Cina. Eppure già si intravedono i segnali di cambiamento. Negli ultimi anni le proteine vegetali si sono trasformate da fenomeno di nicchia a prodotto mainstream, reperibile sugli scaffali di ogni supermercato e addirittura nei  menù dei fast food. Ad oggi rappresentano però soltanto il 2% del mercato mondiale delle proteine.

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Proteine vegetali: quali fattori per il successo?

Cosa renderà quindi possibile un tale cambiamento in poco più di 10 anni? Secondo il report, sempre più consumatori sceglieranno le proteine vegetali se queste rispetteranno due requisiti: un sapore più affine ai prodotti animali e un prezzo più basso. Si prevede che, entro il 2035, nove dei 10 piatti più amati al mondo avranno un’alternativa veg con simile gusto e consistenza. E se oggi le proteine vegetali  non sono un acquisto economico, nell’immediato futuro peseranno sempre meno sul portafoglio dei consumatori.

A permettere un simile calo nei prezzi sarà il parallelo aumento di domanda e offerta sul mercato. Maggiori investimenti porteranno allo sviluppo di tecnologie sempre più performanti: avremo proteine alternative da coltivazioni batteriche e “clean meat” (carne creata in laboratorio) a costi inferiori. Il settore pubblico dovrà fare la sua parte, tassando le emissioni di anidride carbonica e dando sussidi agli allevatori convertitisi alla produzione di proteine vegetali. Supportato dalle giuste politiche, il settore potrebbe crescere ancor più di quanto previsto, ricoprendo il 22% del mercato delle proteine nel 2035.

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Una svolta storica

“C’è questa percezione che le proteine alternative siano futuristiche, e molte persone non sono in sintonia con l’idea di carne artificiale”, spiega Decker Walker del BCG al The Guardian. Eppure la svolta storica e l’inizio del declino della carne sono dietro l’angolo. “Le conseguenze globali del passaggio alle proteine vegetali sono significative”, afferma. L’avanzata delle alternative veg avrà un impatto positivo sull’ambiente: si eviterà l’emissione di 1 miliardo di tonnellate di anidride carbonica, liberando inoltre dal bestiame una superficie pari a quella del Regno Unito. 50 miliardi di polli  in meno verranno allevati: nel 2035 le chicken nuggets saranno soppiantate dalle crocchette veg?

Largo alle proteine vegetali dopo il picco dei consumi di carne nel 2025 ultima modifica: 2021-04-05T06:49:36+02:00 da Fabiana Re

Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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