World Meat Free Week 2020 al via. Vegetariani per una settimana, per sensibilizzare l’opinione pubblica a mangiare in modo più consapevole e sostenibile
A cosa sareste disposti a rinunciare per salvare il mondo dalla catastrofe ambientale? Da questo punto interrogativo ha preso il via la World Meat Free Week 2020, la settimana mondiale senza carne, che quest’anno si svolge tra il 15 e il 21 di giugno.
Vegetariani per sette giorni, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui vantaggi di un’alimentazione a ridotto consumo di carne. Per l’ambiente, in primis, ma anche per la nostra stessa salute.
Una “sfida” per dimostrare a tutti quanti che ridurre il consumo di carne, optando per stili alimentari, e di vita, più salutari ed ecologici, è possibile.
“Abbiamo a cuore la salute del nostro fragile Pianeta e con il tuo supporto potremo fare qualcosa di grande. Partecipando alla World Meat Free Week farai una scelta di salute e sostenibilità, contribuendo a ridurre l’impronta di carbonio tua e dei tuoi amici, familiari, compagni di classe o dipendenti”, si legge sul sito della campagna ‘World Meat Free Week’.
I dati
Con la popolazione mondiale che potrebbe presto raggiungere i 10 miliardi, anche la domanda cibo, carne in primis, crescerà enormemente. È sempre più chiaro a tutti che una tale domanda alimentare non potrà essere soddisfatta a meno di enormi impatti sull’ambiente e sulle già scarse risorse naturali (suolo, acqua, energia).
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Una pessima notizia per il Pianeta. D’altronde la carne, non è un segreto, è l’alimento con l’impronta più pesante sull’ambiente. Il problema sta nella sua grande inefficienza nel trasformare le proteine contenute nei mangimi in proteine animali.
Ma facciamo chiarezza: attualmente un’incredibile quantità di soia e granturco nel mondo viene coltivata al solo scopo di sfamare animali. Tanto che ad oggi la produzione di mangimi occupa circa il 70 per cento dei terreni dedicati all’agricoltura, è responsabile di quasi un quinto delle emissioni di gas serra, e prosciuga quasi un terzo dell’acqua potabile. Mentre il numero degli individui che vive al di sotto il livello di povertà assoluta rimane stabile oltre quota 800 milioni.
Va da sé che un aumento della domanda di carne potrebbe avere effetti disastrosi sull’ambiente, tra aree vergini sottratte alle foreste per farne campi coltivati, un’impennata delle emissioni di gas serra e sempre meno risorse idriche a disposizione per l’uomo. Senza contare poi l’inquinamento delle acque, la degradazione dei terreni e l’enorme dispendio di energia causato da produzioni agricole sempre più intensive.
Tutto questo per produrre una quantità di carne in grado di sfamare un numero di persone ben inferiore rispetto a quanto si sarebbe potuto fare con la soia e il granturco impiegati come alimenti piuttosto che come mangimi.
Salvare il mondo prima di cena? Si può fare
Ecco dunque che ridurre il consumo di carne si rivela una strategia fondamentale per il raggiungimento di numerosi Obiettivi di sviluppo sostenibile, tra cui quelli fondamentali di eliminazione della fame nel mondo e di lotta al cambiamento climatico.
58 miliardi di polli, 1383 milioni di suini, 517 di ovini, 430 di caprini e 296 di bovini: un’autentica mattanza protratta per mano di un’industria zootecnica intensiva che rischia di compromettere la nostra stessa esistenza.
La campagna di sensibilizzazione non pretende che da domani tutti smettano di mangiare carne. Intende però far capire che c’è bisogno che tutti comprendano il significato di consumo consapevole, riducendo drasticamente il consumo di carne, e valorizzando le razze locali e gli allevamenti rispettosi dell’ambiente e del benessere animale.
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Una settimana senza carne, dunque, che faccia da amplificatore a questa sfida che vede coinvolti tutti quanti. Jonathan Safran Foer scriveva che possiamo salvare il mondo prima di cena, perché d’altronde il clima e tutto ciò che di negativo stiamo vivendo è frutto delle nostre scelte che facciamo tutti i giorni. Sta a noi invertire la rotta.