I costi nascosti della carne, l’indagine di Lav

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I costi nascosti della carne, l’indagine di Lav ultima modifica: 2021-03-10T18:22:44+01:00 da Valentina Tibaldi
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Quasi 37 miliardi di euro l’anno: i costi nascosti della carne (ambientali, etici, e salutistici) sono enormi. Li quantifica una ricerca scientifica indipendente realizzata per Lav dalla società di indagini e ricerche Demetra.

Carne, il costo alla cassa va ben oltre lo scontrino. Al di là del prezzo, esistono infatti dei costi nascosti della carne, di cui è necessario essere consapevoli se si intende compiere scelte informate e ragionate all’atto dell’acquisto.

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Negli ultimi anni, organismi scientifici ed economici hanno avviato importanti studi per rilevare come la produzione e il consumo di carne generino un impatto negativo per la società in termini di perdita di benessere e danni ambientali. Dal Rapporto FAO Livestock’s Long Shadow: Environmental Issues and Option (2006) in cui si denunciava l’enorme impatto della zootecnia sull’ambiente, sono molti e ricorrenti i moniti giunti dalla comunità scientifica.

costi nascosti della carne allevamento

Il report di LAV

Lo studio “Il costo nascosto del consumo di carne in Italia: impatti ambientali e sanitari”, commissionato da Lav (Lega Anti Vivisezione) alla società di ricerca scientifica in ambito sostenibilità Demetra corrisponde a una sorta di “traduzione economica” dei danni causati dalla produzione e consumo di carne. Ne emergono costi ingentissimi per la salute e per l’ecosistema.

Al fine di individuare le dimensioni del problema, Lav si è posta l’obiettivo di inquadrare l’impronta ambientale e sanitaria del ciclo di produzione e consumo in Italia delle carni più diffuse. Al contempo, si è occupata di tradurre i dati raccolti in linguaggio economico.

Il documento è stato presentato oggi 10 marzo 2021 durante l’evento-diretta #CARISSIMACARNE, L’insostenibile impatto della carne in Italia sulla pagina Facebook de “Il Fatto Quotidiano”.

I risultati

L’analisi si concentra sulle carni più diffuse nel nostro Paese: da bovino fresca e lavorata (bresaola e carne in scatola), maiale, maiale lavorato e pollo. Ogni giorno un italiano onnivoro mangia in media 61 grammi di carne di maiale (44,9 sono di carne lavorata). E poi 33 grammi di pollo, 29 di carne di bovino (27 grammi di carne fresca), oltre a circa 4 grammi di altre carni meno diffuse (conigli, cavalli, ovi-caprini).

Secondo i risultati esposti, il costo nascosto della carne che ricade sulla collettività ammonta in media a 36,6 miliardi di euro all’anno. Tale cifra è imputabile per il 48% a costi ambientali e per il 52% a quelli sanitari.

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Da animale a vegetale, le parole del Ministro

Il report vede la luce a pochi giorni dalle parole pronunciate dal ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. “Chi mangia troppa carne subisce degli impatti sulla salute” ha affermato nel suo intervento alla conferenza preparatoria della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, scatenando le critiche feroci delle associazioni di categoria..

Allora si dovrebbe diminuire la quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali. D’altro canto, la proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità. Gli allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale. Modificando la nostra dieta, avremo invece un co-beneficio: miglioreremmo la salute pubblica, riducendo al tempo stesso l’uso di acqua e la produzione di CO2”.

costi nascosti della carne hamburger

Necessaria una transizione alimentare

I costi ambientali all’interno del report sono stati calcolati prendendo in esame undici categorie di impatto, suggerite dalla Commissione Ue per gli studi LCA: cambiamenti climatici, riduzione dello strato di ozono, acidificazione terrestre, eutrofizzazione (in acqua dolce e marina), tossicità umana, formazione di smog fotochimico, formazione di particolato, eco-tossicità (terrestre, in acqua dolce e marina), radiazione ionizzante, occupazione di suolo e consumo di acqua.

E’ stato fatto un confronto con l’alternativa vegetale” ha affermato Guido Scaccabarozzi di Demetra durante la presentazione del rapporto. “Per la carne, l’impatto è decisamente maggiore (a volte, si toccano le 20 volte in più) per tutti e gli undici parametri utilizzati. Stessa cosa succede con i costi sanitari, notevolmente inferiori per quanto riguarda i legumi”.

Ogni cittadino in Italia perde 3,2 giorni ogni anno per via del consumo di carne. Questi dati sono scientificamente inoppugnabili e rappresentano dei fatti che non possiamo discutere: dobbiamo solo decidere se usarli per cambiare o se fare finta di non saperli” ha dichiarato Roberto Bennati, Direttore generale Lav. “La ricetta c’è, ed è semplicissima: spostarsi drasticamente e rapidamente da un consumo di proteine animali in favore di quelle vegetali”.

Una transizione alimentare che possiede 36,6 miliardi di vantaggi, per la salute e per l’ambiente.

[Immagine in copertina: @Lav, dossier “Il costo nascosto del consumo di carne in Italia: impatti ambientali e sanitari”]

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Lettrice accanita e scrittrice compulsiva, trova in campo ambientale il giusto habitat per dare libero sfogo alla sua ingombrante vena idealista. Sulla carta è laureata in Lingue e specializzata in Comunicazione per la Sostenibilità, nella vita quotidiana è una rompiscatole universalmente riconosciuta in materia di buone pratiche ed etica ambientale. Ha un sogno nel cassetto e nella valigia, già pronta sull’uscio per ogni evenienza: vivere di scrittura guardando il mare.

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