“Stiamo distruggendo il pianeta, ed è giunto il momento di attribuire alla natura che ci circonda l’importanza che merita”: vi presentiamo la Land Art di Osvaldo Neirotti, diventata virale grazie ai suoi alberi trasformati in maxi-mozziconi di sigaretta per sensibilizzare sul problema del littering.
Classe 1969, scrittore e pittore, Osvaldo Neirotti ha scelto di coniugare arte e attivismo ambientale allo scopo di plasmare in positivo le abitudini dei cittadini, indirizzandole in un orizzonte di eco-sostenibilità e consapevolezza. Da anni, l’artista trasforma gli alberi in vere e proprie opere: di recente, a Torino, ha dipinto alcuni tronchi come cicche di sigaretta spente in terra, per contestare questa cattiva abitudine.
«Mi occupo di tante cose ma, principalmente, sono un artista e uno scrittore. Nel 2017 ho co-fondato, assieme a Giorgio Bolognese, il movimento GoArtFactory. Vivo a Torino e, prima di dedicare anima e corpo all’arte, ho lavorato nel mondo del marketing, occupandomi dello sviluppo di diversi brand», così si presenta ai nostri lettori.

Come ha avuto inizio il suo percorso artistico?
«Ho cominciato a sviluppare una certa sensibilità all’arte sin dall’infanzia. Successivamente, ho dato continuità a questo percorso anche dal punto di vista accademico, frequentando il Primo Liceo Artistico di Torino laureandomi in architettura».
Quali sono le attività di GoArtFactory?
«GoArtFactory è un vero e proprio movimento artistico, nato dall’ibridazione di due realtà fortemente interconnesse tra loro, ossia Charity4all, fondata da Giorgio Bolognese, e Pensiero Libero, fondata da me. GoArtFactory è aperta alla partecipazione di qualsiasi artista. Allo stato attuale, nel progetto sono coinvolte circa seicento persone che prestano il proprio contributo in ogni forma possibile: siamo una realtà inclusiva, ben disposta alla sperimentazione in qualsiasi ambito artistico, un collante che stuzzica l’arte ad emergere, riunendo pittori, cantanti, scrittori, showmen e chiunque voglia prestare il proprio contributo alla nostra causa».
Com’è nata l’idea di dipingere gli alberi?
«È nata per conferire loro una veste diversa, per far sì che i passanti, finalmente, li notino e li rispettino, per stimolare una nuova presa di coscienza e cominciare a considerarli per quel che sono, ossia dei veri e propri esseri viventi, indispensabili per la nostra sopravvivenza, e non comprimari asettici di una mera scenografia urbana, come un palo della luce o un cassonetto dell’immondizia».

Quanto ha inciso il suo passato nel mondo del marketing?
«La mia esperienza nel marketing mi ha insegnato che la mente umana, almeno all’80%, lavora per immagini: di conseguenza, se un passante osserva il tradizionale albero cittadino, ricoperto da una triste patina di smog e catrame, tenderà a estrometterlo dalla propria memoria in brevissimo tempo. Diversamente, nel momento in cui quello stesso albero viene presentato sotto una luce diversa, l’osservante tenderà a guardarlo da un punto di vista differente, a conferirgli un significato del tutto nuovo: meglio un albero caldo e colorato che uno triste e grigio».
Come definirebbe questo suo approccio?
«Si tratta di opere di Land Art, in cui vige un principio molto vicino a quello dell’arte rupestre: i nostri antenati non dipingevano per intenti autocelebrativi, ma in maniera pragmatica, allo scopo di lasciare un messaggio e raccontare ciò che accadeva in quel preciso momento della giornata. In maniera simile, dipingendo gli alberi, tento di lanciare un messaggio forte: stiamo distruggendo il pianeta, ed è giunto il momento di attribuire alla natura che ci circonda l’importanza che merita».

Negli ultimi mesi, la sua opera di sensibilizzazione si è estesa anche alla cattiva abitudine di buttare i mozziconi di sigaretta per terra.
«Ogni anno, circa 51 miliardi di filtri di sigaretta vengono abbandonati per strada. Anche se non ce ne accorgiamo, tutte quelle sostanze finiamo per assumerle attraverso l’acqua che beviamo e le verdure che mangiamo. Non ho intenzione di fare la ramanzina a nessuno: ho fumato fino a 8 anni fa. Tuttavia, dal momento in cui un fumatore butta un mozzicone per terra, comincia a ledere inevitabilmente la libertà degli altri: a quel punto non è più un problema esclusivamente suo, ma della società globalmente intesa. Per cui, ho deciso di fornire ai miei alberi l’ennesimo vestito re-significante, raffigurandoli come cicche di sigarette nell’atto di venire spente in un posacenere, cogliendo l’occasione per renderli promotori di messaggi scomodi. Sulla loro corteccia, sono dipinti slogan come “Il mio filtro è il mio cancro” e “Torino non è una ciminiera”».

Da cosa sono composte le vernici che utilizza?
«I colori che utilizzo sono composti da latte, farina, calce, olio e pigmenti naturali, e agiscono da deterrente verso i raggi ultravioletti e lo smog»
Ha ottenuto riscontri positivi da parte dei cittadini?
«Assolutamente sì: praticamente tutti i fumatori che conosco hanno acquistato i posacenere da passeggio e, in generale, perlomeno nelle zone in cui sono presenti i miei alberi, ossia davanti allo Stadio Olimpico e in Corso Vittorio, angolo via Castelfidardo, la quantità di mozziconi è diminuita esponenzialmente: non posso che reputarmi soddisfatto!»
[Foto di Francesco Rasero]
