Il 22 marzo, nell’ambito del Glocal Film Festival, inaugura a Torino la mostra Luci nel silenzio, di Carlo Verdone: immagini che svelano il lato intimo del regista e attore romano, nelle insolite vesti di fotografo
Carlo Verdone, da tutti conosciuto per i suoi film, in realtà è anche un appassionato fotografo. E, proprio dagli scatti dell’attore e regista romano, dedicati al cielo e agli elementi naturali, emerge un suo lato molto più intimo e introspettivo, che difficilmente trapela nelle commedie al cinema.
Lato che sarà possibile scoprire grazie alla mostra Luci nel silenzio, che dal 22 marzo al 14 aprile 2024 viene ospitata al Polo del ‘900 di Torino, in via del Carmine, nell’ambito del Glocal Film Festival 2024 organizzato da Piemonte Movie. Ingresso gratuito.
L’inaugurazione è in programma venerdì 22 marzo alle ore 18, alla presenza dell’autore, che terrà anche un incontro con Giulia Zonca, giornalista de La Stampa.
L’esposizione è stata curata da Alessandro Gaido e di Alice Filippi, direttrice artistica del Festival e, in passato, assistente dello stesso Verdone in alcuni suoi film.
Le “preghiere senza parole” di Verdone
Luci nel silenzio è un percorso di scatti realizzati negli anni a nuvole, albe e tramonti, che lo stesso Carlo Verdone fotografo definisce “preghiere senza parole”.
Immagini che sono frutto della sua passione per il cielo, elemento naturale che da sempre richiama l’attenzione del regista romano, attraendolo e inquietandolo allo stesso tempo, nella poesia dei colori o nella sua cupezza minacciosa.
«Una passione liberatoria per chi, come me, ha dedicato e dedica ancora la sua vita artistica alla commedia, alla risata -dichiara- Finalmente, attraverso la fotografia, ho potuto riappropriarmi della mia vera indole: contemplativa, malinconica, spesso solitaria».
L’ispirazione di Verdone nasce sia dall’arte pittorica -a partire dalle opere del futurista e divisionista Luigi Russolo fino a quelle di Tiepolo, Monet, Turner e Constable, che lo spingono “a puntare la macchina fotografica verso l’alto”- nonché dalla musica, in particolare dalle composizioni strumentali elettroniche di Brian Eno, Philip Glass, David Sylvian e Robert Fripp, suoni che lo riportano alla contemplazione, allo stupore silenzioso del cielo.
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Quando scatta, l’autore non vuole nessuno accanto a sè. «Quel momento “mistico” è solo mio -sottolinea- Io e il cielo, un albero, una lontana montagna, una vallata. All’alba o al tramonto, prima o dopo una tempesta. Io e la natura nel corso delle stagioni, dove tutto è immobile. Senza alcuna traccia di umanità».