La fotografa francese Alexa Brunet utilizza le immagini per lanciare messaggi di forte e immediato impatto emotivo sui temi ambientali, a partire dal settore dell’agricoltura.
Si intitola “Dystopia” il più famoso lavoro fotografico di Alexa Brunet a tema ambientale, presentato quest’anno dalla Città di Parigi nell’ambito dell’iniziativa “Un été particulier”, che prevede installazioni artistiche open air per sensibilizzare la popolazione sui grandi temi di attualità.
La mostra, che sta anche circolando nelle scuole di tutta la Francia, rappresenta una denuncia visiva delle conseguenze ambientali del modello agricolo occidentale, votato al profitto, sempre più lontano dalla natura e orientato in direzione contraria rispetto alla salvaguardia del Pianeta.
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Ad accompagnare e contestualizzare gli scatti di Alexa Brunet, vi sono i testi curati dal giornalista Patrick Herman, che fornisce dati spesso allarmanti e fa riflettere gli spettatori/lettori sulla tematica proposta.
«Dystopia propone un originale approccio anticipatore di quello che sta scuotendo la comunità agricola francese -sottolineano gli organizzatori della mostra parigina- Gli autori ci mostrano cosa ci aspetta se nulla cambierà e denunciano, con un particolare senso umoristico, le logiche e le derive del sistema produttivo agricolo».
Il titolo del progetto fotografico di Brunet ed Herman deriva dall’amara constatazione che l’utopia della modernizzazione agricola degli anni Sessanta si è oggi trasformata in una realtà ben diversa: «Il 60% degli agricoltori è scomparso, il problema del consumo di suolo si fa sempre più grave, la biodiversità si riduce, i pesticidi sono presenti nei nostri piatti: il modello agro-alimentare del secolo scorso è fallito, mentre la fame torna a diffondersi nel mondo».
Alexa Brunet, la fiction fotografica come strumento di denuncia
Nata nel 1977, Alexa Brunet è una pluripremiata fotografa francese; diplomatasi all’Art College di Belfast, oggi vive e lavora in Ardèche e fa parte del Collettivo fotografico Transit.
Le sue fotografie -fortemente influenzate dal Cinema e dalla Pittura– sono simboliche, poetiche e spesso rasentano l’assurdo. Proprio questa modalità di “fiction” consente all’autrice di lanciare con forza i suoi messaggi.
«Utilizzo la tecnica della ‘messa in scena’ per illustrare le derive di un sistema -spiega l’artista- Ritengo sia urgente sensibilizzare l’opinione pubblica, fin dalla più giovane età, al fine di cambiare i nostri modelli di consumo. Purtroppo il lavoro da fare è ancora molto: basti pensare alla difficoltà di consumare pasti vegetariani nelle mense».
Il pubblico è colpito, a volte anche scosso, dai contenuti visivi proposti da Brunet. «Le reazioni sono contrastanti ma, d’altronde, lo scopo delle mie fotografie è quello di suscitare emozioni forti negli spettatori, suscitando dibattito e stimolando il confronto».
Il tema ambientale è una costante del lavoro della fotografa francese, che recentemente ha presentato il progetto “Odyssée 2.0” (Odissea 2.0), dedicato all’intelligenza artificiale e ai rischi che essa comporta anche in termini di codificazione dell’esperienza umana, e sta al momento preparando una nuova serie di immagini dedicate al rapporto tra Uomo e animali, nello stile di Dystopia.
[Immagini gentilmente concesse dall’autrice]