Falchera: il quartiere operaio alla periferia di Torino tra mattoni, cemento e spazi verdi

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Falchera: il quartiere operaio alla periferia di Torino tra mattoni, cemento e spazi verdi ultima modifica: 2023-10-03T07:19:43+02:00 da Francesco Rasero
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Alla scoperta del quartiere Falchera di Torino: nato e cresciuto per ospitare gli operai del boom industriale, è oggi terra di contrasti, tra verde urbano e architettura brutalista.

Tanto cemento, ma anche molto verde: ecco il primo, forte contrasto che colpisce chi si reca in visita a Falchera, il quartiere operaio che sorge nella periferia nord di Torino.

Falchera Vecchia Torino
Via dei Platani a Falchera Vecchia, Torino

Si tratta di un’area relativamente esterna alla città, anche per scelta: gli urbanisti che ne progettarono il primo impianto -la cosiddetta “Falchera Vecchia”, risalente a metà del Novecento (1952-1954)- avevano infatti in mente di dare vita a una realtà abitativa indipendente ed autosufficiente.

Falchera Vecchia Torino
Ingresso di una palazzina Ina

Il successivo ampliamento -tra gli anni Sessanta e i Settanta- portò il quartiere a espandersi ancora più lontano dal centro, fino al “limite” della tangenziale.

La piazza centrale, su cui affacciano gli uffici pubblici e i negozi

Una distanza di 6-7 chilometri che, unita a ridotti collegamenti con i mezzi pubblici, ha contribuito nei decenni a forgiare il carattere particolare di questa zona, geograficamente ai margini di Torino.

La chiesa del quartiere

Falchera Vecchia, la “piccola Birmingham” di Torino

«Non vi sembra di essere a Birmingham, nelle vie in cui è ambientata la serie Peaky Blinders?», fa notare agli sparuti visitatori il titolare del bar Le Iene, uno dei pochi esercizi pubblici presenti nel quartiere.

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L’osservazione, però, non è casuale: l’architettura delle Case Ina, costruite all’inizio degli anni Cinquanta, richiama volutamente le zone residenziali di una cittadina britannica della zona che fu culla della Rivoluzione industriale: i mattoni rossi a vista, i contorni bianchi alle porte, le imposte verde scuro, i giardinetti condominiali con prato, alberelli in fiore, rose e siepi curate.

Falchera Vecchia Torino
Ingresso di una casa Ina

Quello di Falchera Vecchia è stato il maggiore intervento urbanistico della città di Torino nel primo dopoguerra. «Costruito su terreni agricoli ai bordi dei confini comunali oltre la Stura, il quartiere è progettato per essere un’unità satellite di 1.446 alloggi: la concretizzazione delle teorie sull’unità di vicinato, in quel periodo al centro del dibattito tra gli architetti e gli urbanisti in Italia», spiegano dal progetto virtuale MuseoTorino.

Falchera Vecchia Torino
Le case degli anni Cinquanta presentano facciate con mattoni a vista

A progettare il nuovo insediamento fu, in particolare, l’architetto Giovanni Astengo, affiancato dai colleghi Sandro Molli Boffa, Mario Passanti, Nello Renacco e Aldo Rizzotti: «i blocchi residenziali, di altezza massima pari a tre piani fuori terra, sono disposti secondo una linea spezzata che genera una serie di corti aperte e che cerca la massima esposizione a sud delle facciate».

Molto verde caratterizza tutta l’area

Falchera venne ideata in modo tale da avere ampi spazi verdi e tutti i servizi ritenuti all’epoca essenziali -negozi di vicinato, chiesa, scuole, centri d’incontro e cinema- radunati intorno alla piazza centrale, che oggi porta il nome proprio di Astengo.

Piazza Astengo Torino
Piazza Astengo, cuore di Falchera Vecchia

Qui sorge anche un edificio con porticato di chiara ispirazione brutalista, sede dei servizi comunali decentrati (anagrafe, biblioteca, ecc), che oggi si presenta purtroppo in stato di parziale degrado e che sarebbe meritevole sicuramente di maggiori attenzioni dal punto di vista della manutenzione, anche strutturale.

La sede dell’Anagrafe decentrata

«Le grandi distanze fra gli edifici, l’affaccio sugli spazi verdi comuni e la circolazione stradale principale e secondaria situata sul lato nord, assicurano l’isolamento ottico e acustico dei singoli alloggi -si legge nelle note dell’architetto, conservate nell’Archivio Progetti Iuav- Ogni quartiere è dotato di asilo nido e negozi di prima necessità, oltre a numerosi esercizi commerciali disposti nella zona centrale attorno a piazzette porticate. La vita sociale è concentrata in alcune zone in modo da ricreare un tessuto cittadino dinamico e relazionale».

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I nuovi insediamenti e i laghetti

Ben presto, con il boom economico, Torino e la Fiat ebbero la necessità di accogliere migliaia di nuovi lavoratori e le loro famiglie. Fu così che la Falchera si espanse ancora verso nord.

Disegno sulla facciata della scuola elementare

Questo successivo intervento urbanistico-edilizio, però, abbandonò lo stile “british” del precedente, per affidarsi ai canoni estetici e costruttivi dell’edilizia popolare dell’epoca: palazzi residenziali alti fino a 10 piani e strutture comunitarie -dalle scuole all’area destinata al mercato e ai negozi– dalle forme lineari e razionali.

Falchera Nuova Torino
L’ala mercatale di Falchera Nuova

Anche in questo caso, però, non è mancata l’attenzione alla presenza di verde e -ancora oggi- il cuore della cosiddetta “Falchera Nuova” è rappresentato da piazza Volgograd, che è un grande parco, con alberi, prati e un’area gioco per bambini, su cui si affacciano molte delle “torri” che delimitano il quartiere, ciascuna anche con i suoi giardini condominiali curati e vissuti.

Murales sulle facciate dei palazzi

Con una breve passeggiata -dopo aver anche ammirato alcune opere di street art presenti sulle facciate di diversi edifici- è inoltre possibile arrivare all’area verde dei laghetti della Falchera.

Si tratta di invasi di cava legati agli scavi per l’edificazione della parte nuova del quartiere e alla costruzione della tangenziale nord di Torino, nati dall’affioramento delle acque presenti nel sottosuolo a profondità minime, trattandosi di area acquitrinosa e ricca di sorgive.

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Per decenni, però, questa zona fu pressoché abbandonata, fino a diventare “terra di nessuno” e simbolo del degrado delle periferie torinesi, tra abusivismo e rifiuti abbandonati.

Grazie all’impegno e alla determinazione di alcuni residenti, però, nello scorso decennio sono state avviate le opere di recupero, con la creazione di un parco, che oggi è fruibile gratuitamente, con oltre sei chilometri di sentieri e percorsi ciclabili.

Laghetti della Falchera Torino
L’oasi verde dei Laghetti della Falchera

L’attuale area naturale si estende per circa 43 ettari e offre la possibilità di immergersi nel verde a pochi chilometri dal centro del capoluogo sabaudo. Da qui si vedono le Alpi e le colline del Po (tra cui quella su cui sorge la basilica di Superga), oltre all’inconfondibile skyline moderno di Falchera nuova con le i suoi 13 palazzi-torre.

«Il Parco dei Laghetti di Falchera nasce (nel 2014-2015, ndr) in un contesto fortemente segnato e disegnato dalla mano dell’Uomo che, grazie a pazienti lavoro di ripristino ambientale, presenta oggi delle rinnovate e rilevanti qualità naturalistiche», spiegano dal Comune di Torino.

Laghetti della Falchera Torino
Lo skyline delle torri del quartiere nuovo visto dai laghetti

Sulle rive degli specchi d’acqua nidificano diverse specie di uccelli acquatici, a partire da germani reali, gallinelle d’acqua, ma anche svassi, folaghe, aironi cormorani e martin pescatori.

La zona –corridoio ecologico di connessione tra le vicine grandi aree di pregio ambientale- è diventata anche un sito per appassionati di birdwatching, alla ricerca di specie più rare, come il Basettino, il Tarabusino e la Schiribilla eurasiatica.

Uccelli acquatici in uno dei laghetti; sullo sfondo la collina di Superga

I laghetti presentano una ricca varietà anche dal punto di vista della vegetazione, che è quella tipica delle rive umide e paludose. Le specie più caratteristiche sono la cannuccia di palude, che in alcuni punti forma dei canneti assai fitti, e la stiancia, oltre alla lisca lacustre, che vive con le radici completamente immerse in acqua.

È anche possibile trovare il pepe d’acqua e vedere i fiori lilla della Salcerella o quelli gialli dell’Iris delle paludi

Nei pressi vi sono, infine, un’area pic-nic, un parco giochi (completamente al sole) e ampi spazi destinati agli orti urbani.

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Falchera: il quartiere operaio alla periferia di Torino tra mattoni, cemento e spazi verdi ultima modifica: 2023-10-03T07:19:43+02:00 da Francesco Rasero

Giornalista pubblicista, dal 1998 scrive su carta stampata e online. Oggi è direttore responsabile di una testata locale e gestisce Altrov*e, start-up che si occupa di copywriting e comunicazione. Ha lavorato per oltre un decennio nel settore ambientale, oltre ad aver organizzato svariati eventi culturali, in ambito artistico, cinematografico e teatrale. È appassionato di viaggi, in particolare nell’area balcanica e nell’Est Europa, dove ha seguito (e segue) alcuni progetti di volontariato. Ama conoscere, progettare, fotografare e stare a contatto con le persone. Ma ancora di più ama il rugby, i suoi gatti e la sua nuova famiglia.

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