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Sea Plogging, in barca a vela per pulire i mari

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Sea Plogging, in barca a vela per pulire i mari ultima modifica: 2023-10-04T07:14:58+02:00 da eleonora anello
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Sea Plogging, la nuova disciplina sportiva che unisce la barca a vela alla pulizia del mare: intervista all’ideatore Roberto Nada

Il Sea Plogging è la nuova disciplina che ha dichiarato guerra al marine litter, i rifiuti presenti nel mare.

Ideata da Roberto Nada -fondatore della scuola di vela d’altura Riviera Sailing Academy di Genova- questa attività si pone il duplice obiettivo di pulizia delle acque marine e di sensibilizzazione ed educazione a comportamenti più virtuosi da adottare anche in difesa degli habitat subacquei.

Roberto Nada del Riviera Sailing Academy
Roberto Nada della Riviera Sailing Academy | ph. Stefano Jeantet

Nada è un chimico che, per molti anni, ha fatto ricerca all’estero. Nel 2005 ha deciso di cambiare vita e di rientrare in Italia, dove ha fondato il suo centro di formazione velistica, specializzato nella navigazione a lungo raggio.

Il livello dei corsi alla Riviera Sailing Academy è elevato e si rivolge a soli adulti, attraverso l’utilizzo di una didattica innovativa. Il centro ultimamente è coinvolto in una serie di progetti scientifici per monitorare lo stato di salute dei mari.

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In occasione della terza edizione del World Plogging Championship, i Mondiali di Plogging 2023, eHabitat ha avuto modo di confrontarsi con colui che ha portato il Plogging in mare.

Che cos’è e come si svolge, nello specifico, il Sea Plogging?

«Si tratta di nuova proposta per il mondo dei natanti a vela, che potranno essere impegnati a raccogliere e riportare a riva i rifiuti abbandonati in mare. Nella pratica, la raccolta avviene in superficie, direttamente dalla barca a vela con l’ausilio di retini, e con il cosiddetto “mezzo marinaio”. Individuato il rifiuto, per poterlo raccogliere è necessaria una manovra di approccio, che richiede conoscenze velistiche».

In mare è dunque più difficile fare Plogging rispetto alla disciplina classica, che si svolge correndo sulla terraferma.

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Quali sono i rifiuti che si possono raccogliere dalla barca?

«In mare si vede solo una piccola parte dei rifiuti, quelli che galleggiano, in quanto tutto il resto finisce sui fondali. In superficie restano alcuni tipi di plastica, come il polistirolo, certi imballaggi e le bottiglie di vetro. Purtroppo però tutto quello che è più tossico non galleggia ed è quindi impossibile da recuperare tramite questa attività».

Come è nata l’idea di fare Sea Plogging?

«Abbiamo sempre raccolto rifiuti in mare durante le uscite con i nostri allievi. Si tratta anche di un esercizio tecnico: è, pertanto, un’attività che facciamo abitualmente, ma che ha trovato forma ed è stata strutturata come Plogging quando ho conosciuto Roberto Cavallo, che da anni promuove questa disciplina in Italia e nel mondo».

Roberto Nada
Roberto Nada a Genova in occasione dei Mondiali di Plogging 2023 | ph. Francesco Rasero

Cosa rappresenta il Sea Plogging per Roberto Nada?

«Per me il Sea Plogging è un’attività dalla doppia valenza: prima di tutto, attraverso di essa, togliamo i rifiuti dal mare;  in secondo luogo si tratta di un’attività dal forte significato simbolico per gli altri individui che possono constatare quanto i nostri mari siano inquinati e quanto sarebbe semplice mantenerli puliti».

Ma tutti questi rifiuti da dove arrivano?

«Raccogliamo rifiuti che provengono da terra trascinati dai fiumi o, peggio ancora, che arrivano in mare in occasione delle alluvioni e degli eventi metereologici estremi. Tanti rifiuti però sono proprio gettati in mare dagli individui che ad esempio navigano per turismo o per sport o da chi vi lavora, come ad esempio nell’ambito dei cantieri e della pesca. Manca una cultura del rifiuto e per questo ci stiamo adoperando per organizzare campagne di comunicazione e progetti formativi rivolti a chi frequenta il mare per vari scopi. Pensiamo anche solo a chi in barca a vela non utilizza prodotti per la detergenza specifici e biodegradabili».

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Come è stata l’esperienza di Genova, forse il debutto vero e proprio del Sea Plogging come disciplina riconosciuta?

«In occasione dell’ultima edizione dei Mondiali di Plogging, su invito degli organizzatori, abbiamo messo in piedi un equipaggio di circa 10 persone a bordo della nostra imbarcazione-laboratorio Fieramosca. Siamo partiti da Marina Genova a Sestri Ponente e, senza uscire dal porto, abbiamo raccolto quantitativi purtroppo significativi di rifiuti, tra cui molti imballaggi di plastica riconducibili all’attività cantieristica e turistica».

Cosa hanno commentato i runner che avete ospitato e coinvolto nella vostra uscita?

«Gli atleti erano molto sorpresi dal quantitativo e dalla tipologia dei rifiuti che abbiamo trovato. Intanto non si aspettavano di trovarne così tanti e poi di raccoglierne così ‘freschi’, ovvero abbandonati di recente. I rifiuti che abbiamo trovato in superficie erano avanzi di pasti appena consumati in mare, imballaggi appena gettati. Complessivamente, l’equipaggio è stato soddisfatto di aver fatto la sua parte per il Pianeta».

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Sea Plogging, in barca a vela per pulire i mari ultima modifica: 2023-10-04T07:14:58+02:00 da eleonora anello
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Vive a Torino. E' giornalista pubblicista, laureata in scienze della comunicazione. Vegetariana ed ecologista, è appassionata di ambiente e di come viene comunicato. Ama il sole e non potrebbe fare a meno del mare. Si sente la paladina dell'ambiente. Per fortuna nella vita privata è mamma di due splendide bimbe che la portano con i piedi per terra. Odia parlare in pubblico e per questo... scrive.

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