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Specie aliene invasive, l’effetto collaterale della globalizzazione sugli ecosistemi

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Specie aliene invasive, l’effetto collaterale della globalizzazione sugli ecosistemi ultima modifica: 2023-01-26T07:35:00+01:00 da Davide Mazzocco
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Abbiamo intervistato lo zoologo Andrea Monaco (ISPRA) per capire come le specie aliene invasive stanno trasformando fauna e flora sul territorio italiano

Fra gli effetti collaterali della globalizzazione e di un Pianeta sempre più dinamico e interconnesso, quello delle specie aliene invasive è sicuramente uno dei meno indagati dall’informazione mainstream. In modo volontario o accidentale gli esseri umani trasportano specie animali e vegetali fuori dalla loro area d’origine e ciò ha un effetto disequilibrante sugli ecosistemi. Abbiamo intervistato Andrea Monaco, zoologo presso ISPRA, da anni operante nel campo della conservazione di specie “problematiche” sia native che aliene. A lui abbiamo chiesto di fare un quadro della situazione su scala mondiale e nazionale, anche alla luce del riscaldamento globale.

Siccità prolungate e temperature estive da maggio a ottobre, mai come nel 2022 il territorio italiano ha fatto i conti con gli effetti del cambiamento climatico. In che modo e in quali contesti questo scenario climatico favorisce la diffusione delle specie aliene invasive?

Gli inverni diventano più caldi e la conseguenza è che le nostre latitudini diventano sempre più ospitali per piante e animali tipici di climi tropicali. E magari specie che fino ad oggi non erano riuscite ad insediarsi adesso hanno maggiori probabilità di stabilirsi da noi. E poi ci sono gli eventi meteorologici estremi, come uragani o inondazioni, che possono trasportare specie aliene invasive in nuove aree e ridurre la capacità degli habitat di resistere alle invasioni“.

Quali sono le specie del mondo animale che sono arrivate sul territorio italiano e con quali conseguenze?

In Italia è arrivato di tutto da tutti gli angoli del globo. Alcune specie sono arrivate da secoli, alcune ancora prima, ma la gran parte della fauna e flora aliena è arrivata negli ultimi decenni per effetto dell’aumento esponenziale della circolazione delle merci e delle persone. Alcune specie sono state introdotte volontariamente, per i motivi più disparati, altre, la maggior parte, sono entrate in modo involontario attraverso attività come florovivaismo, agricoltura, allevamento e i trasporti marittimi.

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Tra gli animali le specie più significative in termini di diffusione e di impatti sono la nutria, lo scoiattolo grigio nordamericano, il calabrone asiatico, il gambero rosso della Louisiana, numerose testuggini nordamericane di acqua dolce e un gran numero di organismi dannosi per le attività agricole, prima fra tutti Xylella, un batterio alieno che ha provocato la morte di milioni di ulivi in Puglia. Gli impatti sono stati di varia natura: economici, sanitari e, soprattutto, biologici con effetti devastanti sulla biodiversità nativa come nel caso della fauna ittica introdotta per la pesca sportiva, che ha profondamente trasformato i nostri fiumi e laghi, provocando un crollo delle specie tipiche di questi ambienti.

Tra le specie che potrebbero essere particolarmente favorite dal riscaldamento del clima vanno citate le zanzare esotiche che peraltro già vivono stabilmente nel nostro paese (zanzara tigre, zanzara coreana, zanzara giapponese)“.

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Quali sono, invece, le specie del mondo vegetale favorite dal cambiamento climatico?

Sicuramente le specie meglio adattate ai climi più caldi o aridi e le specie più tolleranti, in grado di resistere a grandi variazioni di temperatura o di altri parametri climatici“.

Quali sono le specie maggiormente minacciate sul territorio italiano?

Sicuramente le specie di ambiente alpino o, più in generale, le specie specializzate per la vita in alta montagna. Molte di loro sono relitti dell’era glaciale, che già sopravvivono con popolazioni piuttosto esigue, e il cui destino è quello di scomparire non appena la temperatura si alzerà. E come conseguenza della loro scomparsa avremo effetti imprevedibili sulle altre specie vegetali e animali che con esse interagiscono in questi ambienti così estremi“.

Andrea Monaco esperto specie aliene invasive
Andrea Monaco, zoologo presso ISPRA

Qual è l’impatto economico delle specie invasive? E quali gli impatti su infrastrutture, agricoltura, allevamento e pesca?

Una recente indagine a carattere internazionale ha stimato danni economici e costi per la gestione delle specie aliene invasive per 1.288 miliardi di dollari nel periodo che va dal 1970 al 2017, con una media annuale che ammonta a 26,8 miliardi di dollari. Si tratta di impatti in deciso aumento, come testimoniano i 162 miliardi di dollari stimati per il solo ultimo anno dell’indagine (2017). E si tratta sicuramente di sottostime“.

Esiste un’area italiana particolarmente interessata dal fenomeno?

Le mappe più recenti prodotte da ISPRA per la Commissione Europea indicano chiaramente che l’area più colpita è quella della Pianura Padana. A questa si aggiungono due piccoli hot spot in Italia centrale corrispondenti alla Pianura pontina (provincia di Latina) nel Lazio e all’area di Firenze in Toscana“.

Quali sono le azioni di prevenzione e di educazione messe in atto nel nostro Paese per far fronte a questo problema?

Le azioni si sono concentrate soprattutto sulla riduzione dei danni, attraverso il controllo e l’eradicazione delle specie più invasive come i ratti, il fico degli ottentotti, la nutria o l’ailanto, per dire di alcune delle specie più interessate da queste attività. A queste si sono affiancate azioni di comunicazione ed educazione ambientale, tra cui la più importante è stato il progetto LIFE ASAP, diretto sia al grande pubblico che a molte tipologie di operatori interessati in attività che a vario titolo coinvolgono le specie aliene (pescatori, cacciatori, florovivaisti, architetti del verde, ecc.). Molti dei progetti più importanti sono stati in gran parte finanziati dall’Unione Europea. Ma è sempre molto poco rispetto a quello che dovrebbe essere fatto, a partire dall’educazione e sensibilizzazione dei bambini e dei ragazzi, forse l’unica possibilità che abbiamo per innescare una vera svolta nel futuro“.

[Foto Pixabay e Andrea Monaco]

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Giornalista e saggista, ha scritto di ecologia, ambiente e mobilità sostenibile per numerose testate fra cui Gazzetta, La Stampa Tuttogreen, Ecoblog, La Nuova Ecologia, Terra, Narcomafie, Slow News, Slow Food, Ciclismo, Alp ed ExtraTorino. Ha pubblicato numerosi saggi fra cui “Giornalismo online”, “Propaganda Pop”, "Cronofagia" e "Geomanzia".

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