Stato della governance ambientale globale

Lo stato della governance ambientale globale, il report dell’Iisd

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Lo stato della governance ambientale globale, il report dell’Iisd ultima modifica: 2024-04-15T07:19:24+02:00 da Marco Grilli
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Il rapporto sullo stato della governance ambientale globale, redatto dall’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (Iisd), analizza successi e criticità delle azioni multilaterali nel 2023

Il rapporto annuale sullo stato della governance ambientale globale, pubblicato dall’Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile (Iisd) sulla base della documentazione fornita dall’Earth negotiations bulletin (Enb), ha analizzato i successi ed i fallimenti delle azioni multilaterali internazionali nel 2023.

La quinta edizione di questo importante lavoro pone il focus su rilevanti questioni ambientali, valutando l’entità dei problemi e le direzioni future per risolverli.

Tra i successi del 2023 l’Iisd annovera l’adozione del Trattato per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina delle aree al di fuori della giurisdizione nazionale (Accordo BBNJ) e del Quadro globale sulle sostanze chimiche, oltre ad i progressi nei negoziati verso un trattato sulla plastica. Mantenendo poi uno sguardo critico sui processi multilaterali, il rapporto individua le opportunità mancate per promuovere gli obiettivi di sviluppo sostenibile, l’azione per il clima e la governance chimica.

I nostri sistemi alimentari, i sistemi finanziari, il mix energetico, l’assistenza allo sviluppo e i modelli commerciali […] continuano a minare gli obiettivi stabiliti in numerosi trattati e dichiarazioni, sottolinea il rapporto, curato da Jen Allan con il contributo di Elena Kosolapova, Jessica Templeton e Lynn Wagner.

La prefazione è stata scritta dall’ambasciatore Peter Thomson, inviato speciale del segretario generale delle Nazioni Unite per l’oceano. L’edizione 2024 include anche un capitolo dedicato alla geopolitica ed agli impatti dei conflitti sulla cooperazione ambientale, che analizza le tensioni procedurali in molti processi multilaterali e gli ostacoli alla raccolta e condivisione transfrontaliera dei dati per affrontare le sfide comuni.

Il valore di questa pubblicazione è garantito dalle preziose risorse informative multimediali messe a disposizione dall’Enb, dal 1997 una fonte trasparente e obiettiva per la copertura dei negoziati ambientali globali, fondamentale per i responsabili delle politiche di sviluppo sostenibile.

Successi 

In un complicato ed ansiogeno scenario internazionale segnato da guerre, crisi geopolitiche, nuove opportunità/pericoli dell’intelligenza artificiale, perfino per i bambini di Oxford la parola che segna il 2023 è cambiamento climatico, a testimonianza dell’attenzione delle nuove generazioni verso la questione ambientale.

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Il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile da parte della comunità internazionale resta lontano e sconta ritardi, eppure all’orizzonte s’intravede pure un po’ di luce, come dimostrano alcune notizie o prospettive confortanti. Ad esempio: alcune delle sostanze chimiche più pericolose al mondo, quali gli inquinanti organici persistenti (POPs), sono sempre meno diffuse nell’ambiente e nei nostri organismi; le energie rinnovabili ed il nucleare potrebbero sostituire in un breve periodo i combustibili fossili e coprire la crescita della domanda energetica; il solare e l’eolico hanno sorpassato il carbone per la prima volta negli Usa, mentre nel 2023 gli scienziati hanno registrato il record di 815 nuove specie.

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Sul fronte della governance ambientale globale, il rapporto sottolinea due successi principali giunti a compimento nel 2023. Il primo è l’adozione del Quadro globale sulle sostanze chimiche, che vedrà lavorare fianco a fianco i governi, le strutture intergovernative, il settore privato, la società civile ed altri attori, per realizzare 28 obiettivi che includono la prevenzione o la riduzione al minimo degli effetti negativi delle sostanze chimiche lungo il loro intero ciclo di vita.

Nel frattempo, la Convenzione di Minamata sul mercurio ha deciso di escludere questo elemento pericoloso dai cosmetici entro il 2025, mentre procedono i negoziati per il trattato sulla plastica al fine di ridurre o eliminare gradualmente gli additivi chimici dannosi.

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Il secondo successo è l’Accordo BBNJ, giudicato come un “trionfo del multilateralismo” dopo le prime trattative nel lontano 2006.

Questo trattato salvaguarda la biodiversità marina su scala globale e rafforza la governance dell’alto mare, contribuendo all’implementazione del target riguardante la conservazione del 30% dell’oceano mondiale entro il 2030.

Il BBNJ è basato su cinque pilastri: accesso e utilizzo delle risorse marine genetiche; istituzione di strumenti di gestione area-specifici incluse le Aree marine protette; obblighi e procedure per le valutazioni d’impatto ambientale di attività umane nell’alto mare; sviluppo di competenze e trasferimento di tecnologia marina; questioni generali e trasversali riguardanti l’organizzazione degli organi istituzionali e la definizione dei sistemi di finanziamento. “Appena ottenute 60 ratifiche, saranno pronti i mezzi per gestire il 90% della biomassa dell’oceano, l’ecosistema più diversificato del mondo”, si legge nel rapporto.

La finanza

La finanza globale, al centro di tutti i negoziati ambientali, ha riscontrato notevoli difficoltà nel 2023, a causa delle tensioni geopolitiche e delle difficoltà economiche dei vari Stati, in primis quelli in via di sviluppo, che hanno scontato gli effetti della pandemia, l’alta inflazione e le difficoltà negli approvvigionamenti.

La riforma dell’assistenza allo sviluppo resta un tema cruciale nelle questioni riguardanti il cambiamento climatico, la biodiversità e lo sviluppo sostenibile in generale. C’è però ancora molto da fare. Il rapporto 2023 “State of Finance for Nature” ha rilevato che ogni anno quasi sette trilioni di dollari sono investiti in attività che hanno un impatto diretto e negativo sull’ambiente.

La COP28 di Dubai ha finalmente istituito e reso operativo il Fondo perdite e danni (loss and damage) in favore dei Paesi in via di sviluppo che risentono maggiormente degli impatti negativi del cambiamento climatico. Nei primi due giorni della COP è stato capitalizzato con 700 milioni di dollari, una cifra però ancora irrisoria rispetto alle reali esigenze.

Fallimenti

Per la governance ambientale globale il 2023 è stato pure un anno di occasioni mancate o risultati inferiori al previsto. L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile conferma carenze quali la reale attuabilità degli impegni, le debolezze procedurali e nei meccanismi di revisione, i riferimenti limitati alle generazioni future.

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La stessa COP28 di Dubai, nonostante abbia annunciato “l’inizio della fine dei combustibili fossili”, ha lasciato pure l’amaro in bocca, perché nell’accordo finale non cita l’eliminazione graduale (phase down) delle fonti fossili invocata da oltre 170 Paesi, limitandosi ad una transizione giusta, ordinata ed equa”. L’obiettivo è quello di triplicare la capacità di energia rinnovabile entro il 2030, ma mancano parole chiare e nette su carbone e metano e non paiono convincenti le soluzione intermedie quali le tecnologie di rimozione dell’anidride carbonica ed i “carburanti di transizione”. Qualsiasi nuova infrastruttura per il gas naturale, ad esempio, avrebbe una durata decennale, procrastinando l’addio ai combustibili fossili.

Anche per quanto riguarda l’obiettivo globale sull’adattamento manca un quadro solido con target definiti e indicatori precisi. Infine, il rapporto cita la Convenzione di Rotterdam che disciplina le esportazioni e le importazioni di alcuni prodotti chimici e pesticidi pericolosi, basandosi sul principio fondamentale del consenso informato preliminare (Pic) da parte del Paese importatore. Dal 2006 sono state aggiunte 15 nuove sostanze chimiche alla procedura Pic, molte altre restano però ancora nel limbo. La mancata approvazione di un nuovo allegato della Convenzione non facilita la loro inclusione ed è stata commentata negativamente nel rapporto.

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Focus

Sostanze chimiche

Nell paragrafo sulle sostanze chimiche il rapporto evidenzia il successo della Convenzione di Stoccolma che ha eliminato o limitato la produzione e l’uso dei POPs, un gruppo di sostanze chimiche utilizzate per la produzione di plastica, pentole, tessuti e pesticidi, particolarmente nocive e collegate al cancro e ad altri problemi di salute riguardanti la sfera riproduttiva. Non tutto però è risolto perché nella sola Europa vi sono ben 17mila siti contaminati da POPs: la condivisione delle informazioni con le popolazioni a rischio resta quindi fondamentale, così come la diffusione dei programmi globali di monitoraggio e misurazione di queste sostanze inquinanti.

Sviluppo sostenibile

Il lavoro dell’Iisd si concentra anche sullo sviluppo sostenibile, settore in cui latitano le buone notizie. Gli obiettivi globali di sviluppo sostenibile consistono infatti in 17 target e 169 traguardi, ma stando al rapporto del segretario generale delle Nazioni Unite nel 2023, il mondo sta raggiungendo solo il 15% degli obiettivi, mentre il 37% mostra segni di stagnazione o inversione di tendenza. Il rapporto globale sullo sviluppo sostenibile 2023 invita i Paesi ad intraprendere piani di azione nazionali per un’efficace e rapida trasformazione sulla base dell’Agenda 2030.

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Agricoltura

Per quanto riguarda l’agricoltura, i consessi internazionali sono concordi nel sostenere l’azione globale verso la fame zero e la sicurezza alimentare, ma nonostante alcuni progressi permangono difficoltà tecniche ed infrastrutturali per raggiungere questi obiettivi. Mentre la FAO invita a contabilizzare i costi reali della produzione alimentare, la dichiarazione degli Emirati Arabi Uniti alla COP28 di Dubai impegna i suoi 134 firmatari ad adattare e trasformare i sistemi agro-alimentari a fronte dei cambiamenti climatici, rafforzando pure la gestione integrata delle risorse idriche. Un segnale politico forte che deve però essere supportato dalle azioni concrete.

Cambiamento climatico

Il rapporto si sofferma poi sul cambiamento climatico citando le previsioni fosche del sesto rapporto di valutazione dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) – “C’è una finestra di opportunità che si sta rapidamente chiudendo per garantire un futuro vivibile e sostenibile per tutti” – e le conclusioni non del tutto soddisfacenti della COP28 di Dubai, con le prossime presidenze che cercheranno di rafforzare la cooperazione globale e sostenere i vari Paesi a realizzare la “Missione 1,5”, ovvero quella di contenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto di 1,5° C.

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Biodiversità

L’ultimo focus è dedicato alla biodiversità che chiama in causa varie sfide. Il rapporto si sofferma in particolar modo su un effetto del cambiamento climatico, l’invasività delle specie alloctone, che mette a rischio la sicurezza alimentare, la salute umana e l’economia (nel 2019 i costi annuali globali delle invasioni biologiche hanno superato i 423 miliardi di dollari).

Le minacce stanno aumentando un po’ ovunque e alcuni studi dimostrano che le specie aliene invasive sono responsabili, almeno in parte, del 60% delle estinzioni di piante ed animali.  Per gestire le invasioni biologiche servono strategie nazionali ed un maggior coordinamento a livello globale, all’insegna della prevenzione, della diagnosi precoce, del controllo efficace e della mitigazione degli effetti negativi.

Dopo l’approfondimento sulla geopolitica, il rapporto si chiude con le previsioni per il 2024.

[Credits foto: Istituto internazionale per lo sviluppo sostenibile, iisd.org]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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