I rifiuti del rapporto ecomafia 2021 di Legambiente

Rapporto Ecomafia 2021, la criminalità ambientale non conosce crisi

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Rapporto Ecomafia 2021, la criminalità ambientale non conosce crisi ultima modifica: 2022-02-07T07:05:51+01:00 da Fabiana Re
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Presentato a Torino il Rapporto Ecomafia 2021 di Legambiente: in aumento tutti i settori dei reati ambientali, mentre i controlli diminuiscono

“Gli ecoreati non conoscono crisi”. Così Legambiente tira le somme del 2020, un anno che ha visto una netta contrazione dell’economia nazionale ma non delle attività delle ecomafie. Il 3 febbraio l’associazione ha presentato a Torino il Rapporto Ecomafia 2021, dimostrando la crescita degli illeciti ambientali in Italia.

Rapporto Ecomafia 2021: un fenomeno in aumento

I dati del Rapporto di Legambiente sono relativi al 2020: nonostante le difficoltà legate alla pandemia, il numero di reati ambientali ha segnato un +0,6% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 34.867. In media, ogni giorno sono stati scoperti 95 reati. Ma attenzione, la parola chiave è “scoperti”. Nel 2020 infatti vi è stato un crollo del numero di controlli pari al – 17%. Chissà quanti attori della criminalità organizzata hanno beneficiato di questo calo, conducendo indisturbati le proprie attività illecite. Chissà cosa si nasconde ancora tra le pieghe del tessuto sociale italiano. Le mafie purtroppo prosperano nei momenti di crisi, quando i sistemi di governance vacillano.

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Le attività principali delle ecomafie

Secondo Legambiente, nel 2020 l’ecomafia è stata particolarmente attiva nel settore del cemento. In questo si concentrano il 32,7% dei reati ambientali dell’anno, tutti rientranti sotto la voce dell’abusivismo edilizio; stando ai dati del Cresme produce oltre 20mila case l’anno. Il Rapporto Ecomafia 2021 evidenzia come il settore dei rifiuti sia invece il campo di attività più pericoloso. Il 23,8% dei reati ambientali rilevati afferisce a questo ambito, un business tanto redditizio quanto dannoso. L’ecomafia si occupa di smaltire illegalmente i rifiuti industriali, a danno di falde acquifere, fiumi e coltivazioni agricole. Proprio per l’elevato impatto ambientale, questo settore include i reati più gravi. Nel 2020 ha registrato 228 arresti, quasi il 70% del totale degli arresti legati ai crimini ambientali.

La classifica regionale del Rapporto Ecomafia

Guardando ai dati del Rapporto Ecomafia su base territoriale, si scopre che i reati si concentrano in quattro regioni. Campania, Puglia, Calabria e Sicilia da sole annoverano il 46,6% del totale nazionale. La Campania guida la classifica dei crimini legati al ciclo dei rifiuti (2.054 casi), mentre la Sicilia domina quella relativa agli abusi edilizi (1.650 reati).

Il Piemonte se la cava con un nono posto nella classifica regionale di Legambiente. Se si guarda però al numero di reati nel ciclo dei rifiuti la Regione sale di posizioni e si colloca al quinto posto. Nel 2020 qui vi sono stati 569 crimini ambientali accertati, a fronte però di nessun arresto. Spicca in negativo l’inchiesta condotta negli scorsi anni sull’azienda bresciana Wte srl, colpevole di aver smaltito tonnellate di fanghi contaminati da metalli pesanti sui campi agricoli di mezzo Nord Italia, tra cui il Piemonte.

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L’allarme di Legambiente

Ora il Presidente di Legambiente Stefano Ciafani si augura “un deciso cambio di passo che porti a completare il sistema normativo inserendo i delitti ambientali e di incendio boschivo”. Attualmente il Codice Penale regola i delitti contro l’ambiente all’articolo 452, un risultato ottenuto da Legambiente nel 2015 dopo anni di battaglie. Un articolo però incompleto, nel quale secondo Ciafani si dovrebbero integrare “anche le agromafie, il traffico di opere d’arte e di reperti archeologici e il racket degli animali”.

Oltre a rafforzare il braccio punitivo, bisogna poi innalzare la prevenzione e il numero dei controlli pubblici ambientali. Ciò è vero soprattutto in vista di quella pioggia di risorse economiche che è il Pnrr. In occasione della presentazione del Rapporto Ecomafia, Legambiente avverte che la criminalità organizzata può diventare una ladra di futuro se riesce a mettere le mani sui fondi in arrivo dall’Unione Europea. “La criminalità ambientale va tenuta alla larga da questa grande trasformazione del paese”, raccomanda Ciafani. “Governo e Parlamento diano un segnale immediato su questo fronte. Non c’è più tempo da perdere”.

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Studentessa torinese di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio, trascorre il suo tempo a districarsi tra molteplici passioni e a rincorrere mille sogni. Tra lettura, disegno, scrittura creativa ed esperimenti di cucina vegana di alterno successo, i giorni di sole 24 ore finiscono sempre troppo in fretta.

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