Le stelle marine girasole sono un alleato contro il riscaldamento globale ma rischiano di scomparire: i ricercatori le crescono in cattività per poi liberarle in natura
In un laboratorio sulle coste americane, un team di ricercatori sta salvando dall’estinzione un feroce predatore marino. Non è la trama di un film di fantascienza, ma quanto sta accadendo nei Friday Harbor Laboratories, nello stato di Washington. Qui, per la prima volta, sono stati fecondati in vitro e allevati in cattività degli esemplari di stelle marine girasole. Un esperimento che potrebbe segnare la rotta verso una nuova strategia di conservazione della biodiversità.
Il crollo demografico delle stelle marine girasole
Le stelle marine girasole, o Pycnopodia helianthoides, sono state dichiarate “criticamente in via d’estinzione” dall’ Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Tra il 2013 e il 2017 un’epidemia ne uccise 5,75 miliardi, oltre il 90% della popolazione mondiale. Si ritiene che l’impatto dall’agente patogeno sia stato amplificato dall’innalzamento della temperatura degli oceani. Sono ormai pochi gli esemplari rimasti di queste enormi stelle marine, che possono raggiungere il metro di diametro e contano tra i 16 e i 24 raggi. Descritti come predatori feroci, si nutrono di ricci di mare, vongole e altre stelle marine, avviluppandoli completamente con il loro corpo.
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Le conseguenze: la scomparsa delle alghe
La diminuzione delle stelle marine girasole è un esempio da manuale dei delicati equilibri degli ecosistemi: basta alterare un fattore per causarne il crollo. Scomparso il cacciatore sottomarino, i ricci viola di cui era solito nutrirsi hanno cominciato a proliferare. Il meccanismo di domino era ormai avviato: i ricci sono erbivori e nel tempo hanno divorato le foreste di kelp, alghe brune che crescono sui fondali sulle zone costiere atlantiche e pacifiche. Dal 2014 la loro presenza è calata del 95%. Al loro posto si sono creati i cosiddetti barren, aree di fondale prive di vegetazione.
L’alterazione dell’ecosistema marino ha conseguenze globali che dovrebbero egoisticamente preoccuparci. Le alghe infatti sono organismi autotrofi che svolgono la fotosintesi, liberando ossigeno e stoccando anidride carbonica. La loro presenza è quindi essenziale per controbilanciare gli effetti del cambiamento climatico. Come riequilibrare l’ecosistema e consentire alle alghe di ripopolare gli oceani? Occorre reintrodurre i predatori naturali dei ricci viola.
Come allevare le stelle marine girasole
L’idea di allevare in laboratorio stelle marine girasole da reinserire in natura è nata nel 2015. È allora che viene ritrovato un primo esemplare nei mari dello stato di Washington. Nei sei mesi successivi i ricercatori dell’Università riescono a reperirne altri trenta, risparmiati dall’epidemia. Sono pochi, troppo pochi per pensare realisticamente che la specie possa sopravvivere da sola. Ma se l’essere umano aiutasse la natura a riprendersi i suoi spazi?
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Dal 2015 il team di ricerca guidato da Jason Hodin alleva in cattività stelle marine girasole per scongiurarne l’estinzione. Le difficoltà sono notevoli, perché si sa ben poco di questi animali. La creazione di larve per una nuova generazione di stelle è stata una vera sfida. I ricercatori sono ricorsi alla fecondazione in vitro, perché la stimolazione ormonale non era sufficiente: hanno così rimosso le uova dalle braccia delle stelle marine, fecondandole con lo sperma maschile.
I primi risultati dell’esperimento
A fine aprile, l’annuncio: nei Friday Harbor Laboratories ci sono 13 giovani stelle marine in buona salute. Al momento vivono in contenitori di vetro e seguono una dieta a base di cozze procacciate dai ricercatori. Quando raggiungeranno una taglia sufficiente potranno essere liberate in mare, a patto che l’agente patogeno che ha causato l’epidemia in passato sia ora scomparso. Tra i ricercatori l’ottimismo resta alto: Hodin spera di poter allevare migliaia di stelle marine girasole e colorare gli oceani delle loro vivide tonalità.