Alcuni incendi a Chernobyl, nelle foreste che circondano il reattore nucleare sovietico esploso nel 1986, hanno fatto salire i livelli di radioattività all’interno della Zona di Esclusione.
“Ci sono cattive notizie”: così ha scritto in un post su Facebook Yegor Firsov, capo del Servizio di ispezione ecologica statale ucraino, riferendosi agli incendi a Chernobyl, in corso da alcuni giorni, pubblicando anche l’immagine di un contatore Geiger che mostrava radiazioni 16 volte superiori alla norma.
Bruciano, infatti, le foreste intorno all’ex centrale atomica, responsabile del peggior disastro nucleare del mondo, avvenuto nell’aprile 1986.
Incendi a Chernobyl, cosa ne sappiamo
«Le fiamme, stando a cosa riporta lo stesso Firsov, hanno coinvolto circa 100 ettari di foresta», dettaglia Massimo Bonfatti, presidente di Mondo in Cammino, organizzazione di volontariato da anni impegnata contro il nucleare e nel dare supporto diretto proprio alle vittime di Chernobyl.
Bonfatti si occupa quotidianamente di tradurre le notizie che arrivano dai territori di Ucraina e Bielorussia: «Kiev ha mobilitato due aerei, un elicottero e circa 100 vigili del fuoco per combattere l’incendio, che si è esteso in un’area boschiva vicino alla vecchia centrale atomica. Il livello delle radiazioni, registrato soprattutto nella prima giornata, è stato tale da mettere in difficoltà le squadre intervenute sul posto».
Le autorità statali hanno successivamente rassicurato sull’assenza di pericolo per la salute di chi abita nelle vicinanze, ovvero decine di migliaia di persone residenti nei villaggi a ridosso della cosiddetta “Zona di Esclusione”, l’area nel raggio di 30 chilometri dal reattore in cui è proibito vivere.
Ma la situazione resta ancora poco chiara e sicuramente drammatica, quanto meno dal punto di vista ambientale.
«Ci manca un quadro completo dell’inquinamento da radiazioni, in particolare per quello che riguarda l’aria», dichiara Yaroslav Yemelianenko, giornalista e fondatore di Chernobyl Tour, la principale agenzia che accompagna legalmente appassionati e turisti in visita alle aree devastate dall’incidente nucleare.
Incendi a Chernobyl, si sospetta la causa dolosa
Gli incendi a Chernobyl paiono essere stati causati, per divertimento o per sfida, da persone introdottesi illegalmente della Zona (i cosiddetti “stalker”) oppure da contadini che hanno bruciato sterpaglie per preparare i campi alla nuova semina, come da antiche tradizioni rurali.
In ogni caso, gesti sconsiderati che non hanno tenuto conto della radioattività presente nel terreno e nella vegetazione locale e che in questo modo, grazie alle fiamme, si sono potute liberare nell’aria.
«I vigili del fuoco intervenuti sul posto hanno individuato almeno tre punti in cui sono stati appiccati gli incendi e parlano di un’origine dolosa -conferma Yemelianenko– Temiamo nuovi virus, ma non ci accorgiamo di come abbiamo appena distrutto il mondo che ci circonda».
Yaroslav è l’autore delle foto di questo articolo e del video pubblicato in apertura, gentilmente concessi a eHabitat.
«Ho passato svariate ore a seguire le azioni di spegnimento degli incendi a Chernobyl e devo ammettere che la situazione non è affatto piacevole -conclude- Qualcuno, con la sua dissennatezza, ha trasformato queste giornate in un soggiorno all’inferno: per questo esprimo la massima gratitudine nei confronti di tutti quei ragazzi dei vigili del fuoco che sono dovuti intervenire per risolvere i problemi causati dalla stupidità e dell’egoismo umano!».
Incendi a Chernobyl, tra radiazioni e inquinamento
Olena Gnes fa la guida all’interno della Zona di Esclusione e conosce palmo a palmo quei territori, ancora oggi contaminati dalle radiazioni del 1986.
«Non è facile fermare il fuoco nella Zona: è piena di erba secca e, nei villaggi abbandonati, ci sono ancora molti edifici in legno, che bruciano velocemente -racconta- Ora che tutta l’area è stata chiusa per quarantena, non ci sono turisti, guide né alcun controllo civile, quindi gli stalker possono muoversi liberamente e, in alcuni casi, compiere idiozie come queste».
Non a caso, quando accompagna i suoi gruppi di visitatori, Olena è quasi ossessiva nel ripetere le regole di sicurezza, tra cui il divieto assoluto di fumo. «Credo che ora sia ancora più chiaro il motivo», sottolinea.
Gli incendi sono comunque purtroppo frequenti e ricorrenti, nonostante gli alti rischi che comportano per la natura e la salute umana.
«In questi giorni, soprattutto la sera, sentiamo l’odore del fumo anche a Kiev, dove vivo (a circa 100 chilometri in linea d’aria da Chernobyl) e mio figlio di tre anni, che ha problemi respiratori, sta patendo molto questa situazione», aggiunge Olena, mostrando un video da lei girato in cui si vedono colonne di fumo nero alzarsi nel cielo sopra le campagne che circondano la capitale ucraina.
Incendi a Chernobyl e visite virtuali online alle aree della catastrofe nucleare
Il tema dei recenti incendi a Chernobyl, con tutte le conseguenze a livello di radiazioni e inquinamento, sono stati al centro di uno degli incontri organizzati online da Chornobyl Tour, che in questo periodo di emergenza sanitaria globale per il Coronavirus ha dovuto sospendere le visite guidate sul terreno.
Ne ha parlato, ad esempio, uno dei fondatori dell’agenzia, Sergii Mirnyi, scrittore e ambientalista, che ha vissuto in prima persona i giorni del dramma post-esplosione nucleare del 1986 in qualità di “liquidatore”, ovvero una di quelle persone che furono mandate dal Governo sovietico a intervenire sul luogo della catastrofe per cercare di attenuarne i drammatici effetti.
Nell’incontro non sono mancati anche i riferimenti all’attualità e al lockdown globale dovuto all’epidemia di COVID-19: «L’esperienza di Chernobyl ci ha sicuramente insegnato come sopravvivere all’isolamento e a superare colossali disastri».
Ora Chornobyl Tour ha in calendario nuovi appuntamenti, nei quali invita gli appassionati di tutto il mondo ad approfondire i temi legati al disastro atomico (“Anche se niente può sostituire la visita reale”, sottolineano).
Le conferenze online -alcune gratuite e altre a pagamento, anche per sostenere un’intera filiera turistica rimasta senza lavoro- si svolgono sulla piattaforma Zoom, in diverse lingue, tra cui inglese e spagnolo.
“Si tratta di un’occasione diversa per vivere un’esperienza a Chernobyl senza uscire di casa, accompagnati dalle nostre guide professioniste e grazie a informazioni aggiornate di prima mano sulla Zona di esclusione; l’accesso a foto, video e documenti unici e una profonda conoscenza dei diversi aspetti legati all’incidente nucleare da parte di testimoni diretti della tragedia”, spiegano dall’agenzia.
Ulteriori informazioni sul sito Chornobyl Tour.