allevamenti e inquinamento atmosferico

Un quarto dell’inquinamento atmosferico in Lombardia dipende dagli allevamenti

in Inquinamento|News
Un quarto dell’inquinamento atmosferico in Lombardia dipende dagli allevamenti ultima modifica: 2024-04-03T06:50:58+02:00 da Marco Grilli
da

Sull’inquinamento atmosferico in Lombardia non è più trascurabile il peso degli allevamenti, lo sostiene uno studio che reclama politiche integrate per l’agricoltura

La Lombardia è una delle aree più critiche d’Europa per la qualità dell’aria.  Il nuovo studioExploring the impact of livestock on air quality: A deep dive into Ammonia and particulate matter in Lombardy”, realizzato da Università Bocconi, Fondazione CMCC e Legambiente Lombardia, ha quantificato il notevole peso degli allevamenti di bovini e suini per l’inquinamento atmosferico lombardo, evidenziando la necessità di politiche integrate per il settore agricolo. Un aspetto indispensabile per tutelare la salute e l’ambiente.

La Pianura Padana soffre di una sfortunata combinazione di condizioni orografiche sfavorevoli, alta densità di popolazione e alta intensità industriale e agricola. Si sta facendo molto per mitigare le emissioni dei settori dell’energia e dei trasporti e, in una certa misura, anche del settore residenziale. L’agricoltura, e più specificamente il settore dell’allevamento, non può essere lasciata da parte e deve essere inclusa in politiche più severe di mitigazione dell’inquinamento atmosferico, sostiene Lara Aleluia Reis, ricercatrice del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici (Cmcc).

Oltre gli allevamenti intensivi, la proposta di legge presentata dalle associazioni animaliste

La ricerca è stata condotta nel contesto del progetto INHALE (Impact on humaN Health of Agriculture and Livestock Emissions), coordinato da Università Bocconi e realizzato in partnership con Fondazione CMCC e Legambiente Lombardia, grazie al finanziamento di Fondazione Cariplo.

L’inquinamento atmosferico

L’inquinamento atmosferico rappresenta il maggior rischio ambientale per la salute in Europa, come ricorda l’Agenzia europea dell’ambiente (EEA). Il riscaldamento degli edifici, le attività industriali ed  agricole ed il traffico stradale sono le sue principali cause, mentre il particolato fine (PM2,5), il biossido di azoto (NO2) e l’ozono (O3) si configurano come i più importanti inquinanti dell’aria.

Anche nel 2021, stando agli ultimi dati disponibili forniti dall’EEA, le concentrazioni di inquinanti atmosferici sono rimaste ben al di sopra dei livelli raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nelle sue linee guida. Nei Paesi Ue i decessi attribuibili all’esposizione al particolato fine, al biossido di azoto e all’ozono sono stati rispettivamente 253mila, 52mila e 22mila.

L’Italia è il secondo paese dell’Ue per morti premature dovute all’inquinamento atmosferico da particolato fine (46.800), con la più alta concentrazione nell’area altamente industrializzata e popolata della Pianura Padana.

Inquinamento atmosferico, in Italia lo smog uccide 165 persone al giorno

“La Pianura Padana colpisce tristemente per la scarsa qualità dell’aria che respirano i suoi abitanti. I suoi livelli record di particolato, soprattutto in inverno, la rendono una delle aree più inquinate d’Europa. Indagare le fonti di quest’aria malsana è fondamentale per ridurre l’inquinamento e aumentare il benessere degli individui attraverso un’azione politica efficace afferma Jacopo Lunghi dell’Università Bocconi e del CMCC, autore dello studio insieme a Maurizio Malpede e Laura Aleluia Reis.

L’esposizione a livelli elevati di particolato (PM) è stata associata ad una maggiore incidenza di malattie respiratorie e cardiovascolari, come asma, polmonite, ipertensione e diabete.

Sebbene i fattori di emissione di ciascuna delle sotto-attività dei settori agricoli siano ampiamente noti, vi sono ancora scarse conoscenze sull’entità del loro effetto sulla concentrazione degli aerosol nella regione padana lombarda. INHALE tenta di colmare questa lacuna, fornendo “soluzioni innovative di scienza dei dati che consentono la valutazione degli impatti del settore agricolo sulle concentrazioni di PM e sulla salute umana”, scrivono gli autori del progetto.

Il tutto tramite un’analisi dettagliata sul contributo di ciascun sottosettore e processo agricolo all’esposizione all’inquinamento da PM, al fine di identificare le strategie più efficaci di abbattimento delle fonti.

Lo studio

Il progetto ha studiato in quali termini le emissioni derivanti dall’agricoltura concorrano ad elevate concentrazioni di particolato e, di conseguenza, possano determinare un connesso aumento di rischio sanitario per la popolazione in Lombardia. Dalla ricerca emerge la necessità, per le politiche di riduzione dell’inquinamento, di non ignorare le emissioni derivanti da fonti agro-zootecniche (ammoniaca), agendo allo stesso tempo sul fronte degli inquinanti da traffico (NOx)”, comunica il CMCC.

Si tratta quindi di uno studio molto importante, perché fino ad oggi la ricerca si è concentrata  prevalentemente sugli effetti delle attività industriali e del traffico veicolare sull’inquinamento atmosferico e sulla salute, mentre sono ancora piuttosto scarse le prove empiriche sugli effetti dell’agricoltura sulla concentrazione di inquinanti pericolosi per l’uomo.

Se è vero che gli alti livelli di particolato registrati in Pianura Padana dipendono molto dalle emissioni di ammoniaca (NH3), altrettanto vero è che il settore agricolo, ed in particolare l’allevamento di bovini e suini, costituisce la principale fonte di questo composto gassoso, in primis per l’utilizzo di fertilizzanti e per la gestione delle deiezioni zootecniche.

L’ammoniaca funge da precursore nella nella formazione di aerosol secondari inorganici. Inoltre, a seguito dalla reazione con altri composti quali gli ossidi di zolfo (SOx) e gli ossidi di azoto (NOx), contribuisce a gran parte della composizione inorganica del PM2.5. “Questo spiega perché l’inquinamento atmosferico degli allevamenti sia associato a malattie da ostruzione delle vie aeree e a polmoniti gravi”, si legge nello studio.

Emblematico è il caso della Lombardia, dove l’agricoltura costituisce quasi l’unica fonte di emissioni di ammoniaca. “Linventario delle emissioni dell’Agenzia per l’ambiente della Lombardia (INEMAR, 2020) stima che ben il 97% di tutte le sue emissioni provengano da attività agricole nella Pianura Padana italiana”, chiarisce lo studio.

Conclusioni

Per analizzare la correlazione diretta tra l’allevamento di bestiame e l’impatto sulla salute umana dovuto all’inquinamento atmosferico, la ricerca ha adottato un nuovo approccio facendo ricorso a metodi di inferenza causale.

VerdeComune: Asproflor rilancia su fiori e piante nelle città, contro l’inquinamento

Al fine di stimare l’impatto marginale dell’allevamento bovino e suino sui livelli di ammoniaca e PM10 in Lombardia, gli autori dello studio hanno utilizzato le osservazioni giornaliere da 12 stazioni di monitoraggio dell’ammoniaca e da 75 punti di misurazione PM10, combinandole con le fluttuazioni mensili delle unità di bestiame e delle condizioni meteorologiche giornaliere.

Le conclusioni di questo lavoro hanno evidenziato che un aumento di 1.000 unità del bestiame provoca una corrispondente crescita giornaliera delle concentrazioni di ammoniaca e particolato in Lombardia, quantificato in 0,26 e 0,29 μg/m3 per i bovini (circa il 2% e l’1% delle rispettive medie giornaliere) e 0,01 e 0,04 μg/m3 per i suini. In sintesi, l’allevamento di bovini e suini potrebbe essere responsabile fino al 25% dell’esposizione all’inquinamento locale.

La simulazione ha quindi dimostrato che la presenza di bestiame causerà un sensibile deterioramento della qualità dell’aria per una parte considerevole della popolazione lombarda. Per minimizzare gli effetti dell’attività agricola, gli autori dello studio consigliano di migliorare la densità di bestiame e la gestione integrata delle attività agricole (ad esempio con sistemi di produzione e tecniche di smaltimento di liquame e letame più efficienti oltre ad una migliore dieta per gli animali), affidandosi inoltre alle migliori tecnologie disponibili nelle pratiche agricole, in primis ai sistemi di ingegneria genetica.

Agricoltura e sostenibilità al Congresso nazionale ISDE

“La nostra ricerca può aiutarci a sviluppare pratiche agricole sostenibili che non solo riducono al minimo i danni ambientali, ma anche i rischi per la salute pubblica. Ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo gli sprechi, possiamo garantire sistemi di produzione più efficienti e sostenibili. Inoltre, i risultati della nostra ricerca possono guidare le decisioni politiche per proteggere gli ecosistemi e la salute pubblica, aumentando al contempo la consapevolezza dei consumatori sulle conseguenze delle loro scelte alimentari, il che può contribuire agli sforzi globali per mitigare i cambiamenti climatici, ha commentato Maurizio Malpede dell’Università di Verona.

[Credits foto: Gaimard su Pixabay]

Un quarto dell’inquinamento atmosferico in Lombardia dipende dagli allevamenti ultima modifica: 2024-04-03T06:50:58+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non verra pubblicato

*

Ultimi articolo di Inquinamento

Go to Top