Un film di donne. Donne sono le registe e produttrici del documentario The Babushkas of Chernobyl, Holly Morris e Anne Bogart. Donne sono le protagoniste, le babushkas appunto (termine russo che identifica le nonne), che contro ogni direttiva e raccomandazione sono tornate a vivere nei pressi di Chernobyl, zona proibita dopo l’esplosione, il 26 aprile 1986, del reattore numero 4 della tristemente famosa centrale. Donna, infine, è la madre terra che esse non hanno intenzione di lasciare, per nessun motivo, mai più.
Tornato illegalmente a vivere in una delle aree più contaminate e letali del pianeta, il gruppo di anziane signore non si arrende all’imposizione ricevuta, e conduce un’esistenza allegra, attingendo quotidianamente alle risorse che la zona non ha smesso di dispensare con generosità.
Condivide il territorio- inclusi aria, acqua e cibo radioattivi- con una natura rigogliosa che, anziché soccombere, ha preso il sopravvento dopo l’evacuazione degli abitanti. In assenza dell’uomo, predatore per eccellenza, persino i lupi, i cinghiali e le alci da tempo scomparsi sono tornati a ripopolare una dead zone che, in realtà, si rivela essere piena di vita. A turno o periodicamente, vi si addentrano infatti studiosi, scienziati, militari e persino amanti del rischio, alla ricerca di emozioni forti sulle orme di scenari da videogiochi post-apocalittici.
Per le babushkas, che vicino a Chernobyl hanno conosciuto il meglio e il peggio della loro vita, le radiazioni di cui sono state informate sono un male infinitamente minore rispetto al pensiero di morire precocemente di sconforto altrove.
E proprio questa è la prospettiva inaspettata e fuori dal comune che il film intende descrivere agli spettatori. “Nella mia vita ho traslocato forse… 20-25 volte? Il concetto di casa è transitorio” ha affermato Holly Morris presentando il documentario in uno splendido discorso rivolto al pubblico dei TED Talks, a Edimburgo. “Personalmente, ho una connessione più profonda con il mio portatile che con qualunque pezzo di terra. Per questo per noi è difficile capire, ma la casa per le babushkas è tutto, è il cosmo intero, così come è vitale il legame con la terra”.
Questo particolare taglio, tutt’altro che pessimistico nonostante la drammaticità del tema trattato, è probabilmente una delle ragioni del successo che The Babushkas of Chernobyl (USA 2015, 70′) sta riscuotendo a livello internazionale: fra i numerosi riconoscimenti si annovera, all’interno della rete del Green Film Network, il Premio del Pubblico al San Francisco Green Film Festival 2016.
Nell’anno del trentennale della tragedia di Chernobyl, l’imminente festival torinese CinemAmbiente 2016 non manca all’appello, rendendo omaggio e giusta memoria alla ricorrenza. In gara nella sezione Documentari Internazionali, The Babushkas of Chernobyl verrà quindi proiettato il 4 giugno alle h. 22.15 al Cinema Massimo, Sala 1. Un’occasione preziosa per vedere con i propri occhi e giudicare con la propria testa un documentario che alcune fra le più prestigiose testate giornalistiche al mondo hanno definito senza mezzi termini: “potente”, “entusiasmante”, “coinvolgente”, “stranamente incoraggiante”… “Indimenticabile”.