Il film Pluto sulla minaccia nucleare apre le proiezioni a Festambiente del Clorofilla Film Festival, di cui eHabitat è media partner
Il pericolo delle armi nucleari è il leitmotiv del film “Pluto”, la prima pellicola in programma al Clorofilla Film Festival – di cui eHabitat è media partner – all’interno della rassegna nazionale Festambiente di Legambiente, che si terrà nella frazione di Rispescia in provincia di Grosseto dal 2 al 6 agosto.
Al via la XXII edizione del Clorofilla Film Festival, la rassegna di film dedicati all’ambiente
La scheda del film
In bilico tra realtà e immaginazione in un contesto volutamente enigmatico e indefinito che ne amplia la portata del messaggio, “Pluto” [Italia, 2022, 75′] è un film diretto da Renzo Carbonera, che attraverso la mente contorta e allucinata del protagonista Franco Chief Carling, un veterano dell’esercito americano afflitto dal disturbo post traumatico da stress magistralmente interpretato dall’ispiratissimo Andrea Pennacchi, racconta la follia del rischio atomico.
Quanto mai emblematico è il sottotitolo della pellicola, “how i learned to Don’t stop worrying and Don’t love the bomb”, che rimanda ad un capolavoro del cinema internazionale, “Il dottor Stranamore” di Stanley Kubrik. Il film è stato prodotto da Claudio Giapponesi (casa di produzione Kiné), vanta la coproduzione di RaiCinema ed è stato cofinanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale (2014-2020) della Regione Veneto e sviluppato con il sostegno Programma Media dell’Unione europea. Per completare le informazioni tecniche sottolineiamo le collaborazioni con EIE Film e Trentino Film Commission, mentre la distribuzione è ad opera di OpenDDB – Distribuzioni dal basso.
“Pluto” è diretto da Renzo Carbonera, regista friulano classe 1980, laureatosi all’Università di Padova con una tesi sul grande regista inglese Ken Loach. Già autore di 10 documentari per la tv, ha realizzato altri due lungometraggi: “Resina”, selezionato e premiato in oltre 20 festival cinematografici internazionali, e “Takeaway”, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2021 e uscito nel 2022 per Fandango, tra l’altro ultimo film in cui ha recitato l’attore Libero De Rienzo, scomparso prematuramente.
La scheda di presentazione di “Pluto” introduce allo spirito di questa pellicola tanto complessa quanto suggestiva e ricca di significati. Siamo di fronte a un uomo, testimone di orrori nucleari e segreti inconfessabili, che si rifugia tra le montagne dove regnano i resti delle guerre mondiali combattute negli ultimi 100 anni. La sua mente, tra ricordi, suggestioni, immaginazioni, follia, percezioni di eventi storici reali e pericoli presunti o imminenti, diventa presto la protagonista e la trama conduttrice del film.
“L’immaginazione diventa allucinazione e la vita di quest’uomo una metafora della spada di Damocle che abbiamo deciso di metterci sulla testa. Evolveremo dall’antropocene nucleare o ci estingueremo con esso? Franco “Chief” Carling ha servito in missioni militari in tutto il mondo, è stato ferito in un incidente e ha perso gli affetti più cari a causa del lavoro, che lo ha portato in numerose basi americane in Italia e in Europa, sempre in compagnia della bomba. Dalla fine della Guerra Fredda i suoi punti di riferimento sono venuti a mancare, il nemico non è più così facile da individuare e il rischio atomico ha perso il suo controllore più forte, la deterrenza che nasceva dal mondo diviso in blocchi. Adesso la bomba è diventata la sua ossessione, il suo tormento e la sua unica ragione di vita”, recita la scheda.
Il valore del film
“Nessuna cultura può sopravvivere se ha un rapporto distorto con la verità”, la citazione di Robert Musil, quanto mai appropriata, apre la pellicola girata in contesti naturali di notevole bellezza, che stonano con le fortificazioni distrutte e la sporcizia dei bunker dove si aggira il tormentato protagonista, testimonianza dell’irrazionalità e orrore della guerra qua a valenza universale.
Funghi atomici, eventi storici reali dove la bomba è stata davvero protagonista, vaghi ricordi familiari e dell’esperienza bellica di Chief, si mescolano alla visionarietà di una mente in preda alla follia nei continui flashback che dominano larga parte del film, dove il protagonista, forse semplicemente in fuga, sente però su di sé il gravoso compito di portare a termine una missione salvifica per l’umanità, quella di liberare la Terra da qualsiasi ordigno atomico.
“Sono l’ultimo agente rimasto. La mia missione è prevenire un altro disastro nucleare”, le parole di Chief. Se il suo passato, la sua biografia e le sue azioni attuali restano volutamente misteriosi e non chiaramente definiti, le sue riflessioni sono però quanto mai lucide e preziose, definendo il contenuto e il vero valore del film. Uno straordinario Andrea Pennacchi, praticamente unico attore in scena a parte due piccole comparse femminili, comunica con sguardi, lacrime, urla e movenze a tentoni i suoi incubi e i suoi propositi, estendibili a quelli dei tanti che hanno vissuto realmente da protagonisti gli orrori della guerra e dei suoi strascichi, pagandone le conseguenze nella forma del terribile disturbo post-traumatico da stress.
Particolarmente efficace la riflessione di Chief sull’evoluzione della civiltà che riflette un rapporto divenuto errato con la nostra casa, il pianeta Terra, in uno dei momenti forse più ispirati del film. Con l’acquisizione della sedentarietà “ci siamo organizzati socialmente, economicamente, politicamente. Dopo un paio di migliaia di anni, abbiamo conquistato la Terra con il potere assoluto. Ci sono voluti almeno mille anni per passare dall’essere comandati da molti dei e un solo re, all’essere comandati da un solo dio e molti re. Dalle tirannie politeiste alle democrazie monoteiste, continuiamo a fare danni con le migliori intenzioni”, predica Chief.
Uomini animati da ideali e dalle migliori intenzioni al momento dell’arruolamento, quali il protagonista, non possono voltare lo sguardo e non denunciare l’inconsapevolezza, la trascuratezza e la follia della detenzione delle armi nucleari.
Scorrono ricordi raccontati via radio di militari che consumavano droga nella sala di controllo dei missili nucleari, di altre bombe rimaste incustodite per giorni all’interno di un velivolo in una base americana, della bomba di Hiroshima sganciata nonostante i timori che avrebbe potuto incendiare l’atmosfera, alternati a profondi monologhi interiori dove pure una mente alterata può facilmente affermare che, a differenza degli animali, gli uomini si suicidano consapevolmente e nel contesto attuale “una guerra nucleare può significare che la Corea del Nord lanci una grossa bomba atomica e rada al suolo un’intera città. O che due superpotenze si lancino l’una contro l’altra più di 300 bombe. Se siamo fortunati, sarebbero un paio di milioni di morti nel primo caso, oppure, nel secondo 100 milioni di morti all’istante. E dopo, altri 250 milioni nei mesi successivi. Non crescerebbe più nulla, per almeno 50 anni. Solo ghiaccio e cenere”, le parole profetiche di Chief.
Un film che parla all’oggi dunque, con la guerra tornata addirittura in Europa e nove potenze nucleari ufficiali e non, comprendenti Stati non democratici, che detengono 9.576 testate nucleari pronte all’uso, equivalenti a oltre 135.000 bombe di Hiroshima (dati Nuclear Weapons Ban Monitor riferiti al 2023). No, la storia pare non aver insegnato nulla, le premonizioni di sciagura di Chief non possono rimanerci estranee.
Ben accompagnato dall’emotiva e delicata musica di Luca Ciut, tramite le traversie del protagonista ed i rimandi ad una fantomatica organizzazione segreta SKS, “Pluto” trasmette l’urgenza di comunicare senza rimanere preda del sistema, seppur nella consapevolezza poco ottimista che “le persone si dividono tra quelli che non sanno e quelli cui non importa”, come afferma Chief.
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In sintesi, siamo di fronte ad un film necessario e di stringente attualità, che non annoia nonostante i sottotitoli, i ritmi lenti e la complessità. La pellicola di Carbonera si innalza fino a Pluto (Plutone), il corpo celeste più lontano nel sistema solare qui anche nome di una base militare top secret, per mettere in guardia l’umanità sul rischio dell’ecatombe nucleare.
