Fukushima 50 – Il Giappone unito a scongiurare il disastro nucleare

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Fukushima 50 – Il Giappone unito a scongiurare il disastro nucleare ultima modifica: 2021-04-26T07:30:20+02:00 da Emanuel Trotto
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Fukushima 50 (2020) di Setsurō Wakamatsu, il primo film che affronta il disastro dell’11 marzo 2011 alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi in maniera diretta. Un film che vi consigliamo di vedere oggi 26 aprile, in occasione della Giornata Mondiale della Commemorazione delle vittime delle catastrofi radioattive

Fukushima 50 affronta il disastro della centrale nucleare di Fukushima Daiichi dell’11 marzo 2011 raccontato da chi ha lottato in quelle ore drammatiche, i 50 lavoratori che si sono sacrificati facendo fronte alle esplosioni ed al crollo dei reattori nucleari. La storia viene vista attraverso gli occhi del direttore Masao Yoshida e del capo reparto Toshio Isaki. Una battaglia contro il tempo, la natura e le istituzioni…Fukushima 50 locandina

Il commento

Il Giappone è il Paese delle contrapposizioni. Da una parte c’è la tradizione e dall’altra l’innovazione. Tecnologia e cultura tradizionale si sono sempre scontrate dall’inaugurazione del Periodo Meiji (1868). Ossia un periodo di modernizzazione dopo due secoli di isolamento dal mondo esterno. Un periodo che ha portato il Giappone ad essere una delle più importanti potenze economiche mondiali. Un’innovazione che è stata portata avanti con il pragmatismo tipico del popolo giapponese. Assieme ad un incrollabile spirito collettivo in cui il singolo è parte integrante di un meccanismo ben oliato e perfettamente funzionante. Soprattutto quando bisogna affrontare una crisi: che sia il Dopoguerra, un disastro ambientale o una pandemia globale.

Tradizione e pragmatismo, quindi. Da una parte il timore del nucleare e dall’altra l’abbraccio di questa energia per un futuro con meno CO2. Hiroshima e Godzilla contro diciotto centrali nucleari per cinquantuno reattori attivi. Da una parte i venti kamikaze e i terremoti, dall’altra i più innovativi sistemi antisismici e di sicurezza.

L’uomo radioattivo, una scelta di vita e di umanità

Questi elementi, apparentemente agli estremi, sono perfettamente riassunti nel film Fukushima 50 (2020) di Setsurō Wakamatsu. Si tratta del primo film che affronta il disastro dell’11 marzo 2011 alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi in maniera diretta. Evento che è di recente ritornato d’attualità con lo scoccare del decennale dell’avvenimento. E la decisione da parte del Governo Giapponese di rilasciare nell’oceano l’acqua radioattiva utilizzata per raffreddare i reattori. Operazione che inizierà nel 2023 dopo che verranno eliminati da essa gli isotopi più pericolosi.

Ken Watanabe | Fukushima 50
Ken Watanabe (conosciuto per L’ultimo samurai, Inception e il più recente Godzilla) interpreta il direttore Masao Yoshida (1955 -2013).

Alcuni film, nel corso degli anni, hanno parlato di Fukushima. Ma senza parlarne direttamente: concentrandosi sugli effetti che tale evento ha avuto sulla popolazione. In particolare il regista Sion Sono ha concentrato la sua attenzione al terremoto e tsunami di Tōhoku (responsabile del disastro nucleare) in due film: Himizu (2011) e The Land of Hope (2012). In entrambi il disastro è solo evocato o è una suggestione.  Vi è anche il documentario Fukushima: A Nuclear Story di Matteo Gagliardi (2016). In esso si racconta la vicenda del primo giornalista straniero che si reca nelle zone del disastro: il corrispondente di Sky Italia Pio D’Emilia.

Ancora non si era affrontata la vicenda dei cinquanta lavoratori della centrale che hanno dovuto combattere affinché la situazione non degenerasse su larga scala. Ossia che il blackout, causato appunto dal terremoto e dallo tsunami, non provocasse la fusione (e la conseguente distruzione) dei reattori. Forse perché non si era ancora pronti a raccontare così di petto il peggior disastro nucleare dai tempi di Chernobyl (1986).

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Fukushima 50 racconta la vicenda vista attraverso soprattutto gli occhi dell’allora direttore della Centrale, Masao Yoshida (Ken Watanabe) e del capo reparto Toshio Isaki (Kōichi Satō). Il primo è al centro operativo per le emergenze. Il secondo è intrappolato, assieme ad altri operai, nel centro di controllo della centrale. Si trovano ad un palmo dai reattori pronti ad esplodere da un momento all’altro. La sola soluzione, per prendere tempo e scongiurare il peggio, è quello di ridurre la pressione all’interno di essi (detto “sfiato”). Questo significa compiere una autentica missione suicida perché, chiunque si avvicini ai reattori, è investito da alte temperature e radiazioni.

Fukushima 50
Kōichi Satō (a sinistra) è Toshio Isaki, capo reparto di turno durante lo tsunami che ha colpito la centrale.

All’esterno Yoshida deve combattere anche con le istituzioni, che cercano continuamente di frenargli la mano; o sottostare a richieste ridicole come rimandare l’impellente operazione di sfiato, per la visita del Primo Ministro Naoto Kan. Costui, in futuro, continuerà a dire che il Giappone è stato salvato da una fusione nucleare all’aperto per un puro caso. Ignorando, in poche parole, il sacrificio di chi si è trovato lì in quelle drammatiche ore.

Di coloro che hanno sempre voltato lo sguardo verso l’alto in cerca di soluzioni. Sia che sotto gli occhi si trovasse uno schema, un tempietto o degli articoli di giornale con le poche e frammentarie notizie. Di un popolo tenace. Che non ha mai smesso di lottare per poter andare avanti. Da sempre e per sempre.

Scheda film

  • Titolo originale: 福岛 50
  • Regia: Setsurō Wakamatsu;
  • Soggetto e sceneggiatura: Yōichi Maekawa dal libro di Ryusho Kadoka, “On the Brink: The Inside Story of Fukushima Daiichi”;
  • Interpreti: Ken Watanabe (Masao Yoshida), Kōichi Satō (Toshio Isaki), Riho Yoshioka (Izaki Haruka), Hidetaka Yoshioka (Maeda Takumi), Narumu Yasuda (Asano Mari), Shirō Sano (Primo Ministro Naoto Kan), Naoto Ogata (Nojiri Shōichi), Shigeru Izumiya (Matsunaga);
  • Origine: Giappone, 2020
  • Durata: 122’
  • Temi: CINEMA, NUCLEARE, NEWS

Fukushima 50 – Il Giappone unito a scongiurare il disastro nucleare ultima modifica: 2021-04-26T07:30:20+02:00 da Emanuel Trotto

Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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