Furiosa: A Mad Max Saga è il ritorno a un mondo post apocalittico, dove la speranza di un futuro migliore è un seme pronto a germogliare.
Sono tornati a suonare i motori e i bassi della guerra. Dopo nove anni da quello che può essere considerato un tassello dell’epica cinematografica contemporanea: Mad Max: Fury Road (2015). Il quarto capitolo e rilancio di una saga e di un personaggio diventato iconico: Max Rockatansky o, più semplicemente, “Mad” Max.
Incarnato da Mel Gibson a partire da Interceptor (Mad Max, 1979) fino a Mad Max oltre la Sfera del Tuono (Mad Max Thunderdome, 1985) – e da Tom Hardy poi. In ogni caso è diventato la nuova versione dell’eroe solitario alla ricerca di una redenzione irraggiungibile. Come i guerrieri degli antichi poemi viaggia, combatte per una giusta causa, e poi si rimette in viaggio sapendo che il suo punto d’arrivo non è quello.
Questo personaggio ha ridefinito non solo l’immaginario visivo ma anche quello culturale, basti pensare al manga Ken il Guerriero di Borunson e Tetsuo Hara (1983). Pensando a Max pensiamo, immediatamente, a un mondo estremamente diverso dal nostro perché estremo. L’universo post-apocalittico che noi definiamo come tale nasce ed è si canonizza con la saga di Mad Max. Merito del suo autore, George Miller che ha curato la produzione e la regia di tutti i film nel corso dei decenni.

Ispirandosi agli spazi immensi e piani fino all’inverosimile della natia Australia, Miller ha immaginato un mondo completamente distrutto dalle guerre atomiche. È stata annientata così anche la maggior parte della vita sul Pianeta. Quello che rimane, a livello umano, è un rimasuglio mutante, barbarico ed impazzito. In esso alle regole della civile convivenza si è sostituita la selvaggia sopraffazione in nome della sopravvivenza. Quindi le uniche cose che contano realmente sono le armi per potersi difendere e depredare. Oltre ad avere i mezzi per potersi muovere il più velocemente possibile dopo aver razziato. Quindi la benzina dei mezzi a motore diventa essenziale come il cibo e l’acqua. Per poter anche affrontare gli immensi spazi di un deserto rosso come il fuoco e un cielo terso che non da più il refrigerio della pioggia.
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Chi possiede questi elementi è il re assoluto di questo mondo, le Terre Desolate. Ed è possibile avere il lusso di costruire un proprio culto della personalità, raccogliendo disperati disposti a seguire e a sacrificarsi per il proprio nuovo leader.
Nove anni fa abbiamo conosciuto i tre poli di questo nuovo mondo impazzito: Bullet Farm, la grande fortezza e armeria; Gas Town, il regno della raffinazione del petrolio. Ad ultimo vi è la Cittadella, dove ci sono acqua e cibo razionati con crudele enfasi dal suo signore, Immortan Joe. Egli, sfigurato e dal volto coperto da una pesante maschera, è alla costante ricerca dell’erede perfetto in un mondo di mutanti folli.

Il suo sarebbe il regno della vita e di una fertilità. Però entrambe sono malate e deformi come la sua progenie. Fa rapire le donne più belle da ogni angolo della desolazione. Le trasforma in concubine, genitrici e balie delle future generazioni. Solo una di queste non è nel suo personale harem, nonostante la sua bellezza contaminata da una vita nomade e non accomodante. Il suo nome è Furiosa (Charlize Theron), di nome e di fatto. Lei proviene da un luogo lontano da tutto e da tutti: il Luogo Verde. Lì la gente non vive di raggiri e furti, c’è la serenità e l’abbondanza. C’è il verde delle piante e l’acqua per tutti: ci sono pale eoliche e non ci sono mezzi a motore che inquinano l’aria.
È un mondo ideale, una grande oasi nel deserto. Furiosa è nata in questo paradiso. È stata trascinata con la forza in un inferno nel quale devi diventare duro come il metallo, essere veloce come un autoveicolo e la voce deve essere forte come un rombo di un motore. Da qui parte, Furiosa: A Mad Max Saga di George Miller, uscito in sala il 24 maggio dopo essere stato presentato come film d’apertura Fuori Concorso al 77 Festival di Cannes.

Si tratta del primo film in assoluto della saga che George Miller non dedica alla sua creatura più celebre. Qua Max è limitato ad una fugace comparsa a bordo vicino alla sua Interceptor V8. Vede, da lontano, una claudicante Furiosa vagare nel deserto. Un’immagine che, a livello meta-cinematografico suona come un passaggio di testimone.
Infatti in questo film si ripercorre la storia di Furiosa (Alyla Brown da bambina e giovane da Anya Taylor-Joy) rapita dal Luogo Verde fino a diventare una figura essenziale per il despota della Cittadella. Passando per la prigionia del nomade Dementus (Chris Hemsworth), capo di un esercito immenso di motociclisti, disposti a tutto pur di abbandonare la condizione di viandanti. Le smanie di conquista di quest’ultimo lo porteranno a scontrare la sua strada con quella di Immortan Joe e con gli altri leader delle Terre Desolate: il Fattore di Bullet Farm e il Mangiauomini di Gas Town.

Il cinema post apocalittico / post atomico ha sempre avuto una prerogativa: quella di metterci davanti agli occhi cosa può essere il futuro nella sua visione più cupa. Un mondo in cui i bisogni essenziali sono cambiati. Quelli che rimangono vengono esasperati in un reset parziale. Furiosa, fin dalle prime immagini ci fa capire che tutto l’universo di Miller è reale e può esserlo. Non siamo altro che in Australia terra che, per via del suo aspetto e conformazione si presta perfettamente a essere la cartina di tornasole della fine del mondo.
Al deserto si contrappone il Luogo Verde a cui aspira Furiosa. Si tratta dell’innocenza perduta, la possibilità di redenzione e rinascita. Una rinascita che passa anche attraverso la fertilità del corpo femminile. Ma non solo.
Furiosa si apre e si chiude con la raccolta di una pesca. L’aspetto rossastro di questo frutto ricorda le gote dei bambini; nelle varie culture (dall’Oriente al Cristianesimo) a essa è associata l’immortalità. Nell’arte rinascimentale simboleggiava inoltre la purezza di cuore. Proprio questa purezza è il tratto di una volontà che può essere attaccata, martoriata, mutilata ma che non si piega. Questo caratterizza il personaggio di Furiosa. Ed è per questo che da Fury Road a Furiosa sia lei diventata il nuovo personaggio cardine della saga.
Per George Miller la nuova epica è femminile e riporta alla vita.
