Oppenheimer – Il padre della bomba atomica secondo Christopher Nolan

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Oppenheimer – Il padre della bomba atomica secondo Christopher Nolan ultima modifica: 2023-08-27T07:00:43+02:00 da Emanuel Trotto
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Christopher Nolan porta al cinema con Oppenheimer, l’ambigua vita del padre della fisica moderna e creatore della bomba atomica

Oppenheimer di Christofer Nolan

Robert J. Oppenheimer (1904 – 1967) è un personaggio ambiguo. Questo è il pensiero costante con il quale si parla de “il Prometeo americano” come il titolo originale del corposo saggio Robert Oppenheimer, il padre della bomba atomica – Il trionfo e la tragedia di uno scienziato di Kai Bird e Martin J. Sherwin. Quest’ultimo è stato l’impalcatura del progetto su cui  Christopher Nolan ha lavorato per quasi tre anni, dalla lavorazione del precedente Tenet (2020). Il film che ne è scaturito, Oppenheimer, è uscito in sala in Italia a partire dal 23 agosto. È stato presentato in anteprima mondiale l’11 luglio ed è uscito in quasi tutto il mondo (eccetto che in Giappone) il 20 luglio. Quest’ultima uscita ha creato il fenomeno mediatico del Barbinheimer in quanto il suo rilascio coincideva con quello di Barbie, il film di Greta Gerwig ispirato alla celeberrima bambola della Mattel.

Oppenheimer poster
Oppenheimer di Christoper Nolan, il poster

Nolan inizia la sua pellicola con una detonazione. Il fuoco degli Dei dell’Olimpo che il mitologico Prometeo rubò per poter illuminare le notti degli uomini. Un affronto che non è stato perdonato, bensì punito con lo smembramento del suo fegato da parte di un’aquila, legato ad una roccia. Un fegato che continua a rigenerarsi e a ricrescere per rendere il supplizio eterno e costante. Dopo di che Zeus fece sprofondare il titano nell’Ade. C’è un altro Prometeo da accostare a quello classico: ossia il Prometeo “moderno” di Mary Shelley, il Frankenstein dell’omonimo romanzo. Egli, bruciando nel fuoco sacro della conoscenza arriva a riportare alla vita la carne morta. E a rigettarla con orrore una volta che questa, muovendo i primi passi, rivela allo scienziato quanto la sua follia e la sua ambizione siano state grandi.

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Oppenheimer racchiude entrambe queste identità, ossia un uomo malato della sua ideologia, quella del Sapere. Ciò lo ha portato a essere una facile pedina della scacchiera politica in un periodo estremamente delicato come quello della Seconda Guerra Mondiale. Muoversi con i piedi di piombo non è più possibile: bisogna essere metodici, scrupolosi ma, soprattutto, veloci.  È il 1944 e i Tedeschi hanno scoperto la fissione dell’atomo e quindi il passo per la creazione di un ordigno esplosivo che sfrutti questa scoperta è solo questione di tempo. Sono diciotto mesi di vantaggio da raggiungere e superare. Allo stesso tempo la macchina antisemita di Hitler sta raggiungendo il culmine del suo orrore. Sia nel non concedere gli ingenti fondi agli scienziati di origine ebrea per la costruzione di una bomba, sia nel meccanismo dell’Olocausto.

Il regista Christopher Nolan (a destra) sul set assieme a Cillian Murphy (Robert J. Oppenheimer)
Il regista Christopher Nolan (a destra) sul set assieme a Cillian Murphy (Robert J. Oppenheimer).

Per Robert, figlio di un ebreo tedesco emigrato, la partecipazione al futuro progetto Manhattan per la creazione della bomba atomica assume un’altra sfumatura. «È la mia gente che Hitler sta rinchiudendo nei campi» replicherà ad un certo punto. Perché è la Germania, il cuore del Vecchio Continente che deve essere annientato. Opporre un Olocausto con un altro. Tramite l’antisemitismo di riflesso, il governo americano dà una spinta al motore della ricerca scientifica di Oppenheimer. Costoro raggiungono l’obiettivo di strumentalizzare le sue capacità organizzative. Oltre che la padronanza in una materia – la fisica quantistica – che negli Stati Uniti prima di lui è una barzelletta accademica. Ma non in Europa, in Olanda e in Germania dove lui ha studiato da giovane, dove ci sono gli scienziati migliori e una maggiore credibilità scientifica.

Grazie al Vecchio Mondo lui riesce a dare ordine alle stelle che costituiscono l’Universo, gli atomi. Comprende la loro accelerazione e intuisce la possibilità che, una volta colpiti, sono potenzialmente devastanti: una reazione a catena. Da qui la frase che lo ha reso famoso: «Sono diventato Morte, il distruttore di mondi» prendendola in prestito dai libri sanscriti che lui studiava per diletto. Nello specifico dal Bhagavadgītā, uno dei testi sacri dell’Induismo contenuto nel grande poema epico Mahābhārata (XXXII secolo a.C). Il Prometeo Americano si identifica con il Dio Shiva, divinità della distruzione dalle molteplici braccia.

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Quello che Oppenheimer riteneva un elaborato lavoro scientifico per salvare il suo popolo dai Nazisti, si rivela invece uno strumento pericolosissimo che massacra innocenti. Quando se ne rende conto si sente le mani sporche di sangue. Esprimendo questo pensiero viene etichettato come «piagnone» dal Presidente Henry Truman (Gary Oldman). Per i Giapponesi è importante chi ha fatto sganciare la bomba su Hiroshima e Nagasaki, non chi l’ha costruita. L’Oppenheimer interpretato da Cillian Murphy diventa il culmine ma, allo stesso tempo, la base storica di tutti i personaggi del cinema di Nolan. Individui retti che vengono usati per diventare dei simboli o dei fantocci. 

Oppenheimer
Oppenheimer assieme alla sua terribile “creatura”.

Non è diverso dal Bruce Wayne de Il cavaliere oscuro (The Dark Knight, 2008). Un uomo con un ideale che si deve scontrare con i maneggi del reale e sceglie di continuare la recita perché è così che bisogna fare. Nella fisica quantistica una cosa può essere se stessa e anche qualcos’altro, contemporaneamente. Quindi più che ambiguo Robert J. Oppenheimer è contraddittorio per Nolan. Può essere una delle menti scientifiche del Novecento, ma anche una persona estremamente ingenua.

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Un uomo che ci ha fatto capire quanto può essere complesso il nostro cosmo (ha ipotizzato l’esistenza dei buchi neri nel 1939) ma anche quanto è diventato più pericoloso il nostro mondo con le armi atomiche. Arrivandoci dopo che la sua bomba è costata la vita a 220 mila persone. In altre parole la vicenda di Oppenheimer ci fa comprendere quali sono i limiti della scienza, ossia che una nuova scoperta non è un progresso necessariamente, anzi.

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Nato a Biella nel 1989, si è laureato in Storia del Cinema presso il DAMS di Torino nel 2012, ha partecipato alla rassegna stampa per l’Università al 29, 30, 31mo Torino Film Festival e ha collaborato per il Festival CinemAmbiente 2014. Collabora per diversi blog di cinema e free culture (Il superstite) e associazioni artistiche (Metropolis). Ha diretto due cortometraggi: E Dio creò le mutande (2011), All’ombra delle foglie (2012).

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