Incendiato il Drago Vaia, partita la raccolta fondi per la sua ricostruzione

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Incendiato il Drago Vaia, partita la raccolta fondi per la sua ricostruzione ultima modifica: 2023-08-28T07:38:49+02:00 da Marco Grilli
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Un incendio doloso ha distrutto il Drago Vaia dello scultore Martalar, il sindaco di Lavarone ha lanciato una raccolta fondi per la sua ricostruzione

Solo uno stolto può tentare di uccidere un drago con il fuoco”, con queste parole lo scultore Marco Martalar ha commentato l’atto vandalico che lo scorso 22 agosto ha comportato la distruzione del Drago Vaia, la sua splendida scultura in legno realizzata nel 2021 a Magré, frazione del Comune di Lavarone (Tn), sull’Alpe del Tablat.

Drago Vaia incendio
Il 22 agosto un incendio doloso ha distrutto il Drago di Lavarone

Tale incomprensibile ed ingiustificabile gesto ha destato subito sconcerto. Il sindaco di Lavarone Isacco Corradi, che aveva già finanziato la costruzione dell’opera in veste di presidente del Comitato Valorizzazione Avez del Prinzep, ha lanciato una raccolta fondi per la sua ricostruzione.

La raccolta fondi

“Con sacrificio ed impegno avevamo costruito un percorso ed un progetto educativo molto importante, purtroppo la stupidità umana ha rovinato qualcosa di bello. Molti ci hanno chiamato e in tanti questa notte hanno dato disponibilità ad aiutare. Sto scrivendo direttamente dal drago qui guardando la cenere che ne resta. Non vogliamo darla vinta a chi ha fatto questo, dobbiamo ripartire più forti di prima. Come la caduta dell’Avez ha permesso di costruire il drago e avviare il progetto ANIMA, questo evento catastrofico sarà una ripartenza, una rinascita. Per farlo chiediamo l’aiuto a tutti gli amici del drago e siete in tantissimi così che si possa ripartire subito, non vogliamo far vincere la paura e la tristezza. Non ci faremo prendere dallo sconforto o dalla rabbia. Questa era una cosa bella e nessuno ce la porterà via”.

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L’appello accorato del sindaco di Lavarone non è rimasto inascoltato: al momento in cui scriviamo sono già state raccolte 1.400 donazioni per un totale di 33.471 euro. Tutto ciò a testimonianza del grande amore di visitatori e turisti verso questa spettacolare e imponente opera d’arte contemporanea che campeggiava sull’Alpe Cimbra, più precisamente sull’Alpe del Tablat.

Il Drago Vaia

Migliorare il rapporto tra uomo e natura, tenendo bene a mente le tragiche conseguenze della tempesta Vaia del 2018 che sconvolse larga parte delle Alpi orientali, colpendo oltre 38mila ettari: da questo intento era nato il Drago Vaia, realizzato dallo scultore Marco Martalar.

Emergenza bostrico, il parassita minaccia i territori già colpiti dalla tempesta Vaia

Si tratta di un’opera colossale e di straordinaria bellezza, alta sei metri e lunga sette, realizzata con radici e scarti della tempesta che ricoprono una struttura interna in legno di larice, composta in totale da ben 2mila pezzi tenuti insieme da 3mila viti. La rinascita dopo la distruzione, materiali di scarto che tornano ad essere utili, una creazione per aggiunta e non per sottrazione: tutto questo è il Drago Vaia, che per volere dell’artista rammenta all’uomo il rapporto con l’ineffabilità della natura.

Il Drago è l’animale mitologico erede di un’antica leggenda cimbra ben viva ancora nella memoria della popolazione locale. Come spiega lo stesso Martalar, anche quest’opera come le altre del ciclo Vaia s’ispira al concetto naturale di morte e decomposizione, “il legno utilizzato non è stato trattato e nel corso del tempo, a causa degli agenti atmosferici, sarà destinato a sparire. Migliaia di radici, rami e macerie lignee giacciono ancora al suolo nei boschi, marciranno lì, humus per i nuovi boschi. Un poco di quello lo uso io, mi piace pensare che tutto può prendere nuova vita ed essere sempre in trasformazione.

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Il Drago Vaia non era raggiungibile in auto ma solo tramite un percorso di trekking di poco più di due km, piuttosto semplice e dotato di segnaletica, che attraversa la contrada Gionghi. Un motivo in più per apprezzare questa splendida opera, divenuta in breve tempo una grande attrattiva turistica per la gioia di visitatori provenienti da tutto il mondo. Proprio pochi giorni prima del misfatto, lo stesso artista sul suo profilo Facebook faceva notare quanto il Drago fosse amato a livello mondiale, pubblicando un post del British Ironwork Centre che elogiava la scultura esaltandone la sua spettacolarità.

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La realizzazione del Drago Vaia si inseriva nel progetto Lavarone Green Land teso a valorizzare quattro sentieri di montagna: il Sentiero delle leggende con protagonisti il drago Vaia e Avi, l’Avez del Prinzep; il Sentiero delle sorgenti; il Sentiero quattro salti nel bosco e il Sentiero del respiro degli alberi.

Lavarone Green Land è un’iniziativa promossa dal Comune di Lavarone e dal Comitato Valorizzazione Avez del Prinzep, che prevede la cooperazione tra privati, associazioni ed enti per valorizzare i resti dell’albero monumentale dei boschi di Lavarone caduto per le forti raffiche di vento il 12 novembre 2017, l’Avez del Prinzep appunto, ovvero l’abete bianco più alto d’Europa (54 metri). Oltre al Drago Vaia, l’altro progetto Anima ha portato alla realizzazione di un quartetto d’archi con tavole armoniche e anima in abete bianco, provenienti proprio dall’Avez del Prinzep.

Questo ingiustificabile atto vandalico è un danno non solo per l’arte ma anche per le nuove generazioni, basta pensare che il Sentiero delle leggende prevede un giocalibro pensato per accompagnare gioiosamente i bambini durante la passeggiata, con dieci tappe scandite da giochi e attività organizzate, dietro la guida del protagonista del libro (il folletto Avi), che stimola i più piccoli con indovinelli e indicazioni, sensibilizzandoli alle tematiche ambientali ed al rispetto della natura.

L’arte non ha confini, ha precisato sui suoi canali social Martalar commentando l’accaduto. Aggiungiamo che è pure immortale e siamo certi che presto il Drago Vaia tornerà la dove deve stare, per continuare a meravigliare e far riflettere.

[Credits foto: Marco Martalar]

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Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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