Aquila Vaia

Aquila Vaia di Marcesina, l’ultima scultura in legno di Marco Martalar

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Aquila Vaia di Marcesina, l’ultima scultura in legno di Marco Martalar ultima modifica: 2023-06-30T06:45:55+02:00 da Marco Grilli
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A Marcesina Barricata (Tn) è stata completata l’imponente Aquila Vaia, opera dello scultore Marco Martalar e simbolo di forza, libertà e resilienza

Per me il legno è il tramite, il ponte che lega arte, uomo e natura”, parole del noto scultore Marco Martalar, che ha da poco completato la sua ultima imponente opera a Marcesina Barricata (Tn), l’Aquila Vaia.

L’opera nel luogo della tempesta

1.600 kg, sette metri di altezza e cinque di lunghezza: si tratta dell’aquila in legno più grande d’Europa, commissionata dall’amministrazione comunale di Grigno (Tn) e dal suo sindaco Claudio Voltolini, per ricordare la terribile catastrofe forestale sulla piana di Marcesina, là dove sorge il più grande cantiere forestale d’Europa.

Simbolo di forza e libertà adottato anche dalla provincia autonoma di Trento, l’aquila in questo caso testimonia proprio la forza della natura, perché anche in questi luoghi “la tempesta Vaia si è scatenata con enorme aggressività e potenza”, ricorda Martalar nei suoi profili social.

Il riferimento è al disastro naturale registratosi tra il 27 ed il 30 ottobre 2018 in larga parte delle Alpi orientali, con impressionanti raffiche di vento anche a 200 km/h che hanno apportato danni notevoli al patrimonio forestale di ben quattro regioni (Lombardia, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Veneto). Secondo le stime sono stati colpiti oltre 38mila ettari e  persi più di 16 milioni di metri cubi di massa legnosa, con danni complessivi di circa tre miliardi di euro. Tristi conseguenze del cambiamento climatico in atto.

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“Sono un uomo dei boschi, dopo Vaia mi sono ritrovato a camminare tra le mie montagne e a incontrare ad ogni passo alberi divelti, radici scoperte…presto lo sconforto si è trasformato in ispirazione: volevo curare la ferita della natura trasformandola in un’opera d’arte che ne conservasse la memoria ma che desse anche un segno di speranza e rinascita”, afferma Martalar.

Là dove passava l’antico confine austriaco, l’imponente Aquila Vaia di Marcesina – così come è stata denominata – spiega bene le ali, pare stridere orgogliosamente e afferra con forza un tronco, quasi in segno di riappropriazione di un qualcosa andato perduto. Sul luogo del disastro torna a campeggiare la bellezza, proprio tramite quel legno spazzato via dalla tempesta. Per realizzare l’opera Martalar ha utilizzato 1.800 viti, 100 metri di tavole e murali in larice coperti con 1.500 pezzi di radici, oltre ad altro materiale di scarto raccolto a km 0 nel raggio di un km dal luogo in cui sorge.

Quel che la potenza della natura disperde rinasce negli stessi posti incarnato nelle meravigliose forme dell’arte, qua quanto mai ricca di significati. L’Aquila Vaia di Marcesina sarà presentata al pubblico dal 9 luglio in occasione dell’evento “Lagorai d’Incanto”. L’inaugurazione ufficiale è prevista il 6 agosto. Facile immaginare che anche questa opera, come le precedenti sculture Vaia, finirà per attrarre numerosi turisti provenienti da tutto il mondo.

La tecnica e le altre opere Vaia

L’assemblage è la tecnica utilizzata da questo scultore di opere pubbliche di grandi dimensioni, realizzate con materiale ligneo di riciclo. In pratica viene progettato un corpo di sostegno, in legno o metallo, che rappresenta lo scheletro interno del soggetto raffigurato. L’attenta e scrupolosa opera di raccolta riguarda radici, cortecce e rami provenienti prettamente da larici, faggi o abeti. Si arriva dunque alla fase di assemblaggio vera e propria, dove la visione dell’artista si combina efficacemente alle forme della natura, ovvero al rivestimento esterno dell’opera, agganciato al corpo sottostante tramite l’applicazione di centinaia di viti.

“Mi sentivo limitato dalle dimensioni del tronco, dal quale non potevo che togliere materiale senza la possibilità di proiettarmi nello spazio. Con questa nuova tecnica, invece di ‘togliere’ ho provato ad ‘aggiungere’. Mi piace l’idea di posizionare delle belle opere in posti altrettanto belli, per valorizzare entrambi gli aspetti a vicenda. Molte persone mi dicono che vedendo le mie opere dal vivo viene loro voglia di toccarle, di sentirle vive a loro volta”, scrive l’artista sul suo sito.

Il riutilizzo creativo (upcycling), la riconnessione ambientale (regenerative art) e la digitalizzazione sono i tre fondamenti alla base dell’opera di Martalar. La prima delle opere Vaia è rappresentata dal Leone Alato, esposto nel 2020 alla 77ª Mostra del Cinema di Venezia. Da lì in poi sono proseguite le produzioni scultoree di assemblaggio, che hanno ottenuto un notevole successo sia in Italia che all’estero. Definite paladine delle vette e custodi delle radure, le maestose sculture del ciclo Vaia si sono imposte nelle nostre comunità, “riflettendo il valore della natura e demandando al nostro giudizio le conseguenze dei cambiamenti ambientali e culturali”, si legge sul sito dell’artista.

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La tecnica dell’assemblaggio prevede inoltre la realizzazione di grandi opere in legno non trattato, destinate quindi al lento decadimento dopo la mutazione apportata dagli agenti atmosferici. Opere che in tutto e per tutto riflettono il ciclo della vita, il cui valore aggiunto sta nel progetto di digitalizzazione finalizzato alla creazione di modelli tridimensionali fotogrammetrici.

Migliaia di radici, rami e macerie lignee giacciono ancora al suolo nei boschi, marciranno lì, humus per i nuovi boschi. Un poco di quello lo uso io, mi piace pensare che tutto può prendere nuova vita ed essere sempre in trasformazione”, ha scritto Martalar in occasione della realizzazione del Drago Alato di Magré (2021), altra opera Vaia che si trova nella frazione del Comune di Lavarone (Tn), nell’Alpe Cimbra, tesa a ricordare all’uomo l’ineffabilità della natura. L’arte di Martalar è da sempre collegata al turismo, il Drago ad esempio non è raggiungibile direttamente in auto e si inserisce nel progetto “Lavarone Green Land”, che mira a valorizzare quattro sentieri: Sentiero delle leggende, Sentiero delle sorgenti, Sentiero quattro salti nel bosco e Sentiero del respiro degli alberi.

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Tra le altre opere Vaia citiamo anche il Cervo, il Grido, l’Ape, il Basalisc, il Gallo di Gallio e la Lupa del Lagorai. Il legno di Martalar è il residuo della natura, testimone di valori universali tramite la magnificenza dell’arte.

[Credits foto: profilo Instagram Marco Martalar]

Aquila Vaia di Marcesina, l’ultima scultura in legno di Marco Martalar ultima modifica: 2023-06-30T06:45:55+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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