The Seeds of Vandana Shiva al Clorofilla Film Festival

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The Seeds of Vandana Shiva al Clorofilla Film Festival ultima modifica: 2023-08-03T07:34:36+02:00 da Marco Grilli
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Al Clorofilla Film Festival, di cui eHabitat è media partner, è il turno del documentario The Seeds of Vandana Shiva che narra la vita e le azioni dell’eco-attivista indiana

When you control seed you control life on Earth” è l’emblematico sottotitolo del docu-filmThe Seeds of Vandana Shiva”, in programma il 3 agosto al Clorofilla Film Festival – di cui eHabitat è media partner –  nella cornice di Festambiente, il Festival nazionale di ecologia e pace di Legambiente in Maremma (2-6 agosto, Rispescia – GR).

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La scheda del film

In che modo questa donna di un’oscura città dell’India è diventata il peggior incubo della Monsanto: una rock star ribelle nel dibattito globale su chi nutre il mondo? Tra coloro che si occupano di alimenti e agricoltura biologica, cambiamenti climatici, biodiversità, sovranità dei semi, globalizzazione e giustizia sociale, Vandana Shiva è un’icona di un movimento globale. Ma anche tra coloro che si vantano di essere ben informati, è relativamente sconosciuta. Pochi sono consapevoli di come questa figlia di un protettore delle foreste himalayano sia passata dall’oscurità per diventare una leader mondiale di statura gandhiana”.

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Si presenta così “The Seeds of Vandana Shiva” [2021, 82′],  il docu-film diretto e prodotto da Camilla Beckett e Jim Beckett, che nel classico confronto tra Davide e Golia racconta l’affascinante storia di questa rivoluzionaria moderna, da quarant’anni in lotta con le potenti multinazionali per difendere gli ecosistemi e l’agricoltura biologica contro pratiche agricole degenerative, basate sulla logica del profitto.

The seeds of Vandana Shiva
The Seeds of Vandana Shiva verrà proiettato il 3 agosto al Clorofilla Film Festival

“La sua vita ha incarnato l’idea che ‘una persona può fare la differenza’ ”, hanno dichiarato i registi, “il film mira anche a far luce su dove siamo oggi: il cibo industriale rappresenta fino al 40% delle emissioni di carbonio, mentre i pesticidi distruggono i suoli, i sistemi idrici e la biodiversità e danneggiano la salute umana. Contrariamente all’idea che il cibo industriale sia essenziale per nutrire il mondo, oggi più di due miliardi di persone affrontano l’insicurezza alimentare in tutto il mondo. Vandana parla di una visione ecologica per il cibo e l’agricoltura in cui possiamo rigenerare l’ambiente e le democrazie umane. La nostra speranza è che la straordinaria storia di Vandana funga da catalizzatore per una maggiore consapevolezza sui problemi e per ispirare il pubblico a far parte del cambiamento”. 

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Dopo una rapida carrellata in cui scorrono varie dichiarazioni della protagonista (“possedere i diritti alla proprietà intellettuale dei semi è un patetico tentativo di creare una dittatura dei semi”), intervallate da varie voci fuori campo e non sull’importanza di questa straordinaria figura di attivista e scienziata, divenuta una celebrità mondiale capace di parlare ai potenti, ispirare la gente e lavorare a fianco dei piccoli agricoltori in tutto il mondo, il film segue le varie tappe dell’affascinante biografia di Vandana Shiva.

Si passa dall’adolescenza vissuta a fianco del padre protettore delle foreste himalayane, il primo ad instillarle l’amore per la natura e le sue interconnessioni, alla sua prematura passione per la scienza e la fisica in particolare (Einstein la sua fonte di ispirazione). Dopo aver frequentato l’Università di Chandighar, Shiva ricorda la difficile esperienza di tirocinio al Centro di ricerca per l’energia atomica di Bhappa (Mumbai, India) ed il conseguente rifiuto di diventare una fisica nucleare, fino alla scoperta rivelatrice della meccanica quantistica.

La teoria dei quanti svela il nostro mondo e lo mette in relazione ad una miriade di elementi interconessi”, spiega Shiva, che troverà un momento fondamentale di formazione nel dottorato svolto in Canada all’Università dell’Ontario occidentale. Dopo essersi dedicata alla ricerca interdisciplinare in scienza, tecnologia e politica ambientale, Shiva ha fondato prima (1982) la “Research Foundation for Science, Technology and Ecology (RFSTE)”, un istituto di ricerca indipendente che affronta i problemi più significativi dell’ecologia, in seguito  “Navdanya”, il movimento in difesa della biodiversità.

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L’impegno scientifico è proceduto sempre di pari passo con quello ambientalista. Il film ripercorre due momenti fondamentali delle battaglie ecologiste di Shiva: la lotta vincente a fianco delle donne nel movimento per la conservazione delle foreste in India (Chipko, 1973), dove mise la propria preparazione al servizio di queste attiviste semi-analfabete che dai boschi traevano la loro fonte di vita (il gesto di abbracciare gli alberi, all’epoca di rivolta pacifica, nasce proprio da lì); e la guerra per l’acqua (1982), in cui ancora una volta fece ricorso alla sua preparazione scientifica per spiegare gli effetti nefasti dell’estrazione del calcare nella Valle del Doon, dove una cava a cielo aperto particolarmente inquinante stava pure privando quei luoghi di una risorsa essenziale come quella idrica. Due battaglie vinte, che hanno dimostrato come i costi dello sfruttamento irrazionale delle risorse naturali siano maggiori dei benefici che se ne possono ottenere.

Ferma sostenitrice della ricerca libera e indipendente (“se lasci al denaro la possibilità di dominarti, non potrà più essere la coscienza a guidarti”), Shiva si è pure contraddistinta per il suo contributo all’emancipazione femminile, come dimostra la battaglia per la custodia del figlio (1985) narrata nel film. Il suo ricorso vittorioso alla Corte suprema riuscì a ribaltare lo spirito di quella legge patriarcale di derivazione anglosassone che prevedeva la concessione della custodia solo ai padri, creando un precedente per tutta l’India.

L’ecofemminismo continuerà poi con la partecipazione alla Conferenza delle Nazioni Unite per i diritti delle donne (1985), dove per la prima volta fu stabilito il legame tra il degrado ambientale e la condizione femminile, e con la ricca produzione editoriale che l’ha resa una scrittrice di fama mondiale (tra i suoi libri “Soil non oil” e “Violence of the green revolution”).

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Un punto di svolta è poi rappresentato dalla ricerca sulla rivoluzione verde, che mirava alla diffusione dei pesticidi nell’agricoltura del Terzo Mondo per accrescere la produzione e la prosperità, diminuendo di conseguenza il rischio di guerre. Shiva scoprì una realtà totalmente differente a partire dal più grave disastro industriale della storia verificatosi nello stabilimento di pesticidi di Bhopal (1984), fino ad i pesanti scontri nel Punjab, mascherati da conflitti religiosi, che erano in realtà riconducibili ad una crisi agricola ed alla lotta per le risorse.

Dopo la rivoluzione verde “il suolo era deteriorato, i fiumi erano inquinati, le terre si stavano desertificando, il 25% dei contadini non aveva più nulla”, afferma Shiva, che da lì ha iniziato la sua battaglia per l’agricoltura sostenibile e contro quella industriale, considerata sinonimo di monoculture, brevetti sulle sementi, strapotere delle multinazionali, aumento delle emissioni di gas serra, perdita di fertilità del suolo e di biodiversità e povertà contadina.

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Oggi secondo l’eco-attivista, la terza rivoluzione industriale, dopo quella tessile e chimica, “punta ad imbrigliare la vita con le biotecnologie”. Se l’arcolaio fu lo strumento della lotta non violenta di Gandhi, il suo corrispettivo moderno è  rappresentato dal seme, “i contadini armati dei loro semi possono combattere per la libertà, sono l’esercito più inarrestabile del mondo contro chi prova a creare il monopolio dei semi”, afferma Shiva. Convincere i contadini a conservare e distribuire i semi ed a passare all’agricoltura biologica è diventato l’imperativo dell’eco-attivista, cose che ha fatto in prima persona fondando “Navdanya” proprio per dimostrare “con un esempio concreto, come la biodiversità ed i semi che la natura ci ha messo a disposizione possano, da soli, sfamare il mondo”.

La mobilitazione va dalla marce di protesta dei contadini in India fino alla manifestazione (ed agli scontri) di Seattle in occasione del convegno dell’Organizzazione mondiale per il commercio (1999), un momento che  segna la nascita a livello internazionale dei no-global e consacra Shiva leader del movimento mondiale per il cibo.

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L’eco-attivista indiana diventa così un vero incubo per le multinazionali, in primis la Monsanto, aspramente criticata per avere venduto ai contadini indiani i semi del cotone geneticamente modificato (BT), considerati capaci di aumentare le rese e tenere alla larga i parassiti ma dimostratisi in realtà inaffidabili e pericolosi, tanto da aver creato dei super-parassiti.

Risultato? Costo dei semi aumentato dell’8000%, spese maggiori per i pesticidi e pesante indebitamento dei contadini, in molti casi suicidatisi. Una situazione resa particolarmente grave dal fatto che Monsanto aveva convinto i lavoratori dei campi ad eliminare gli altri semi in favore dei propri. La risposta di Shiva ha dunque il nome di Navdanya, che conduce la sua battaglia contro gli ogm e le multinazionali agrochimiche coltivando e conservando i semi (127 le banche semi realizzate in India).

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Prima di esalare l’ultimo respiro assisterò alla fine dell’impero del cotone BT in India”, l’auspicio di Shiva, che si batte anche per evitare la diffusione dell’ingegneria genetica in Africa, attirandosi feroci critiche. Vane se pensano di poter fermare una donna che ha fatto proprio il coraggio di Gandhi e sogna la rivoluzione del cibo, basata sull’agricoltura biologica e la piccola proprietà contadina.

The Seeds of Vandana Shiva al Clorofilla Film Festival ultima modifica: 2023-08-03T07:34:36+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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