Acquamazione, la tecnica ecologica che sostituisce la cremazione. In cosa consiste e in quali paesi è autorizzata.
In cosa consiste l’acquamazione
L’acquamazione, anche nota come cremazione con acqua, si basa sull’idrolisi alcalina.
Gli addetti dell’impresa di pompe funebri inseriscono il corpo del defunto in un contenitore pressurizzato e attivano il processo. Le quantità di idrossido e di acqua necessari all’idrolisi variano in base al peso della persona. Il contenitore si riempie con la soluzione che raggiunge la temperatura di 92°C. Il processo dura 4 ore, al termine delle quali la salma è del tutto decomposta.
Restano solo le ossa che devono essere frantumate e polverizzate prima di essere consegnate ai parenti. Si potranno poi portare le ceneri in un cimitero, ma si può anche decidere di tenerle in casa o spargerle nelle zone consentite dalla legge. L’acquamazione consente di ottenere il 30% di resti in più rispetto alla cremazione.
Eventuali protesi o pacemaker devono essere rimossi prima della procedura e smaltiti negli impianti preposti o, se possibile, riciclati. Il liquido residuo alla fine del processo contiene amminoacidi, peptidi, zuccheri e sali. È quindi privo di tracce di RNA o DNA e può essere disperso nell’ambiente senza arrecare danni.
Animali e stampa 3D, vite salvate e migliorate dalla tecnologia
La tecnica, brevettata nel 1888 negli Stati Uniti per smaltire le carcasse di animali, ha ricevuto approvazione in ambito commerciale solo nei primi anni 2000. Le imprese funebri hanno da quel momento avuto la possibilità di garantire ai loro clienti una valida alternativa alla cremazione.
Sostenibilità ambientale
L’acquamazione è considerata una procedura più sostenibile della cremazione. Attraverso questa tecnica infatti si consuma solo il 10% di energia rispetto alla comune cremazione e non ci sono emissioni di gas serra che sono nocive per l’ambiente.
Al momento è una pratica consentita solo in alcuni stati Americani e Canadesi, in Gran Bretagna, Messico, Sudafrica, Olanda, e in alcune parti dell’Australia.
Desmond Tutu (premio Nobel per la pace nel 1984), morto il 26 dicembre 2021, aveva espresso nel suo testamento la volontà che il suo corpo fosse sciolto nell’acqua.
In conclusione, è importante riconoscere a questa tecnica di essere una valida opzione che, sempre nel rispetto del defunto, garantisce una diminuzione dell’impatto ambientale.