Zero Waste Europe

Il rapporto di Zero Waste Europe sui quattro miti da sfatare sul packaging

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Il rapporto di Zero Waste Europe sui quattro miti da sfatare sul packaging ultima modifica: 2023-08-09T06:59:30+02:00 da Marco Grilli
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Un rapporto della rete Zero Waste Europe invita a sfatare quattro miti sul packaging e indica la possibilità e la necessità di rinunciare all’usa e getta

In vista della revisione del Regolamento europeo sugli imballaggi e sui rifiuti da imballaggio, la rete Zero Waste Europe ha pubblicato il rapporto “Debunking common myths about food hygiene, food waste, and health concerns related to reusable packaging”, che intende sfatare quattro miti sull’igiene alimentare, lo spreco di cibo, gli impatti sulla salute ed il riciclo degli imballaggi.

Mito 1, gli imballaggi monouso riducono lo spreco di cibo

Zero Waste Europe fa presente che i produttori di imballaggi hanno spesso rivendicato che quelli monouso, le piccole porzioni confezionate ed il confezionamento di verdure aiutano a ridurre lo spreco alimentare. Se è vero che alcuni imballaggi possono contribuire ad aumentare la conservabilità dei prodotti, un recente studio Unep citato dalla rete ha evidenziato che “laddove la tipologia di alimento lo consenta, il cibo dovrebbe essere venduto non imballato o al limite in imballaggi riutilizzabili”, una scelta molto conveniente dal punto di vista ambientale rispetto al monouso.

Considerando gli ultimi 20 anni, nei Paesi europei lo spreco alimentare e quello di imballaggi di plastica sono aumentati simultaneamente. “In alcuni casi, il packaging può effettivamente incrementare lo spreco di cibo durante le lavorazioni: pratiche quali le guarnizioni, le confezioni multiple e le dimensioni delle porzioni possono causare uno spreco alimentare aggiuntivo durante la produzione”, si legge nel report.

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Nella maggior parte dei casi, quindi, i produttori pensano al packaging in funzione di marketing e non prendono in considerazione gli effetti positivi delle filiere alimentari corte, degli imballaggi riutilizzabili e delle soluzioni prive di imballaggio. “Il packaging alimentare non sarà in grado di abbassare gli alti livelli di spreco alimentare in Europa, d’altro canto lo spreco di cibo dovrebbe essere considerato lungo l’intera catena di fornitura”, denuncia il report.

Zero Waste Europe propone un’alternativa a quella di imballare i cibi in quantitativi sempre maggiori di plastica, ovvero di introdurre target vincolanti di riduzione dello spreco di cibo (50% di riduzione di perdita e spreco di alimenti entro il 2030), in linea con gli Obiettivi generali di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030. “Questo processo deve includere lo spreco di cibo a livello di azienda agricola, un dato sottostimato ed effettivamente escluso dalla metodologia europea adottata per calcolare lo spreco alimentare”, specifica il report.

Mito 2, gli imballaggi monouso proteggono la nostra salute

Al punto due finiscono sul banco degli imputati gli imballaggi monouso. Zero Waste Europe cita le sempre più numerose prove che dimostrano come il monouso alimentare – a base di plastica, carta e cartone –  metta a rischio la salute dei consumatori, poiché contiene centinaia di sostanze chimiche nocive o potenzialmente nocive, che dagli alimenti finiscono all’interno degli organismi.

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Stando a quanto appurato dalla Strategia per la sostenibilità delle sostanze chimiche dell’Unione europea, i materiali a contatto degli alimenti possono contenere 388 differenti sostanze chimiche considerate tra le più dannose, in virtù del fatto che sono classificabili come cancerogene, mutagene, tossiche per la riproduzione, persistenti e bioaccumulabili e/o alteranti il sistema endocrino.

Gli studi europei di biomonitoraggio umano confermano che gli imballaggi alimentari rappresentano una delle più significative fonti di esposizione alle sostanze chimiche che alterano il sistema endocrino, quali il bisfenolo A (BPA) e gli ftalati. Il rischio derivante dal riciclaggio di plastica, carta e cartone negli imballaggi alimentari è quindi sottostimato e non può rappresentare la soluzione definitiva ai problemi sanitari e dello spreco globale.

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Mito 3,  gli imballaggi riutilizzabili non sono igienici

Zero Waste Europe vuole sgombrare il campo dai dubbi: gli imballaggi riutilizzabili – di proprietà e gestione aziendale e inseriti in una complessa catena logistica di distribuzione, restituzione, raccolta e lavaggio – e quelli riutilizzati – di proprietà dei consumatori e utilizzati direttamente nei negozi – non possono essere considerati non igienici. Questo perché a livello europeo esiste una specifica normativa (Regolamento CE 852/2004), che tratta in dettaglio tutti gli aspetti riguardanti l’igiene nelle industrie alimentari, prescrivendo l’obbligo di tenere puliti, e se necessario disinfettare, tutti i contenitori e gli imballaggi alimentari.

Soffermandosi sui sistemi per il riutilizzo, il report evidenzia che esiste già un’infrastruttura e logistica inversa per gli imballaggi, piuttosto industrializzata con standard di igiene durante l’intero processo (distribuzione, ritiro, lavaggio e ricarica dell’imballaggio). È ad esempio quanto già accade in molti Paesi Ue nel settore delle bevande.

Infine, Zero Waste Europe fa appello alla storia e ricorda una lunga e importante tradizione di ricorso agli imballaggi riutilizzabili per trasportare latticini, carni, frutti di mare, frutta, verdura, cereali ed altri alimenti. Non siamo quindi di fronte ad una novità nel settore dei beni di consumo, anzi i riutilizzabili sono una realtà da tempo anche nelle più grandi imprese europee della ristorazione e dell’ospitalità.

Mito 4, il riciclo risolverà il problema dello spreco

L’industria alimentare pare concentrata essenzialmente sulla possibilità di riciclaggio degli imballaggi. Se è vero che il riciclo è sempre migliorabile, per Zero Waste Europe non può essere però considerato la soluzione a tutti i mali, in primis perché non può soddisfare tutte le richieste e tende a perpetuare la cultura dell’usa e getta.

Gli attuali livelli di utilizzo delle risorse, anche spingendo all’estremo il riciclo e la decarbonizzazione, sono incompatibili con l’agenda climatica”, si legge nel report.

Attualmente le statistiche sulla riciclabilità degli imballaggi sono imprecise e molto differenti tra i vari Paesi. Tra l’altro non tengono conto dello smaltimento inappropriato (littering) ed includono gli imballaggi spediti al di fuori dei confini dell’Ue, dove la sicurezza ed efficacia del riciclaggio non può essere sempre garantita.

Vi sono inoltre altri problemi: nella maggior parte dei casi le infrastrutture per la gestione dei rifiuti non hanno la capacità di gestire diversi formati di imballaggio; al contempo maggiore è il mix di materiali all’interno dell’imballaggio e minore è la qualità complessiva del materiale riciclato. “Attualmente, la maggior parte degli imballaggi monouso immessi sul mercato dell’Unione europea è costituita da materiali e/o strati diversi che non possono essere riciclati insieme. La presenza di molte sostanze chimiche negli imballaggi oltre ai residui di cibo ostacola il riciclaggio”, sottolinea il report.

Un recente studio sugli imballaggi di carta composita ha rivelato che  i compositi di carta richiedono in media il 40% in più di materiale per imballare la stessa quantità di prodotti. Entro il 2025 origineranno 25 mila tonnellate di rifiuti in più. In materia di plastica, invece, nonostante la disponibilità sul mercato di circa 79 tipi di materiali plastici, solo una piccola percentuale di polimeri viene riciclata. Il riciclaggio degli imballaggi di plastica in Europa si attesta solo a circa il 40%. Il resto è destinato a discariche o inceneritori, senza dimenticare che 1/3 degli imballaggi di plastica riciclabili varca i confini dell’Ue.

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Un sistema insostenibile secondo Zero Waste Europe. Recenti report e studi hanno evidenziato che le più grandi aziende mondiali stanno concentrandosi più sul riciclaggio che sulla riduzione o sul riutilizzo degli imballaggi. Alcune compagnie stanno aumentando l’utilizzo della plastica vergine nonostante il loro impegno a limitarne l’uso, come rilevato da un report dal Programma per l’ambiente delle Nazioni Unite e dalla Ellen MacArthur Foundation, mentre Deutsche Welle ha mostrato che i due terzi degli obiettivi assunti dalle stesse aziende in materia di imballaggio sono stati falliti o abbandonati.

Il riciclaggio della plastica non è una soluzione al nostro eccessivo utilizzo delle risorse, né una misura efficace per ridurre i rifiuti di imballaggio”: si conclude così il report di Zero Waste Europe, che invita a modificare drasticamente il nostro modo di progettare ed utilizzare gli imballaggi alimentari.

[Credits foto: Pixabay, ajauregui]

Il rapporto di Zero Waste Europe sui quattro miti da sfatare sul packaging ultima modifica: 2023-08-09T06:59:30+02:00 da Marco Grilli

Laureato in Lettere moderne, giornalista pubblicista e ricercatore in storia contemporanea, è consigliere dell’Istituto storico grossetano della Resistenza e dell’Età contemporanea. Nei suoi studi si è occupato di Resistenza, stragi nazifasciste e fascismi locali, tra le sue pubblicazioni il volume “Per noi il tempo s’è fermato all’alba. Storia dei martiri d’Istia”. Da sempre appassionato di tematiche ambientali, ha collaborato con varie testate online che trattano tali aspetti. Vegetariano, ama gli animali e la natura, si sposta rigorosamente in mountain bike, tra i suoi hobby la corsa (e lo sport in generale), il cinema, la lettura, andar per mostre e la musica rock.

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