A Palermo è nato il National Biodiversity Future Center, il primo centro di ricerca italiano sulla biodiversità coordinato dal Cnr
La biodiversità costituisce la rete della vita: per preservarla è nato a Palermo il National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca italiano dedicato a questa importante tematica, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) e istituito e finanziato dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) nell’ambito del Next Generation EU.
Organizzazione e valore del Centro
Il National Biodiversity Future Center è uno dei cinque centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera e coinvolge istituzioni e imprese in tutta Italia. Il suo scopo è quello di conservare, ripristinare, monitorare e valorizzare la biodiversità italiana e mediterranea.
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Questo importante progetto ha ottenuto un finanziamento di 320 milioni di euro per tre anni (dal 2023 al 2025) e coinvolgerà ben duemila ricercatori, metà dei quali di genere femminile. I bandi rivolti all’esterno mirano inoltre alla massima inclusività e coinvolgeranno numerosi altri soggetti. La promozione e il coordinamento del Centro spetta come già accennato al Cnr, che si avvarrà della collaborazione di altri 49 partner, tra Università, centri di ricerca, imprese e fondazioni.
Numeri che dimostrano la bontà e l’importanza del progetto, non potrebbe essere altrimenti visto che l’Italia rappresenta un vero patrimonio europeo per la biodiversità, come dimostrano i dati Ispra che hanno evidenziato la presenza di 60mila specie animali, 10mila piante vascolari e oltre 130 ecosistemi nel Bel Paese.
“La varietà biologica in tutte le sue forme è un patrimonio prezioso soprattutto sul territorio italiano, il quale presenta la più grande diversità biologica di tutta Europa. Solo comprendendo appieno la nostra straordinaria ricchezza naturale, potremo valorizzarla e raggiungere l’obiettivo stabilito dall’Unione europea: proteggere il 30% del nostro territorio entro il 2030”, scrivono i promotori del progetto.
Dai maestosi scenari montani di Alpi e Dolomiti fino gli incantevoli paesaggi costieri ed alle profondità marine, l’Italia pullula di habitat ricchi di specie vegetali ed animali, alcune delle quali uniche e rare. Collaborando con università, centri di ricerca, istituzioni e comunità locali, NBCF mira ad approfondire la conoscenza scientifica ed a sviluppare strategie sostenibili degli ecosistemi, “promuovendo la conservazione delle specie in pericolo, la tutela delle aree protette e il ripristino degli habitat degradati”, mission imprescindibili del progetto.
Il Centro, con sede principale a Palermo, si avvale del modello Hub & Spoke per riuscire a gestire una rete di collaborazione così larga e complessa. A tale fine sono previste quattro aree di ricerca (Land, Sea, Urban e Impact), con otto spoke tematici dedicati a mare, terre emerse, aree umide e città, “supportati da spoke trasversali dedicati a formazione, comunicazione, condivisione della conoscenza, e all’innovazione con lo scopo di trasformare la ricerca in valore per la società”, si legge sul sito ufficiale di NBFC.
Gli spoke 1 e 2 si occupano di mappare, monitorare e preservare la biodiversità ed il funzionamento dei sistemi marini, con l’obiettivo di studiare soluzioni per gestire le risorse marine in modo sostenibile; i 3 e 4 trattano la biodiversità terrestre e d’acqua dolce, dedicandosi interamente alle funzioni dell’ecosistema terrestre con relativi servizi e soluzioni; gli spoke 5 e 6 si concentrano sulla biodiversità urbana focalizzando studi e ricerche sulla biodiversità in relazione al benessere urbano, mentre gli ultimi due spoke (7 e 8) studiano l’impatto della biodiversità sulla società, occupandosi in particolare di comunicazione, educazione, impatto sociale, musei naturalistici e sviluppo di tecnologie abilitanti in enti pubblici e piccole e medie imprese.
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Una componente fondamentale del Centro sono poi i progetti di ricerca dei dottorandi, al fine di formare una comunità fatta di scambio di esperienze, idee, progetti, metodi e risultati. La principale eredità del Centro alla fine dei tre anni di progetto sarà il Biodiversity Scientific Gateway, una grande infrastruttura virtuale che conterà sull’appoggio di alcune sedi fisiche in Italia e della grande nave oceanografica Gaia Blu del Cnr, con l’obiettivo di rendere la ricerca scientifica conoscenza diffusa utile anche a promuovere realtà aziendali innovative. Da una parte dunque uno strumento per l’educazione e l’innovazione, dall’altra un punto fermo per mettere a disposizione i risultati della ricerca in favore della società e del mercato.
Tutti i dati scientifici raccolti dal Centro saranno messi a disposizione della comunità scientifica in open access, una misura d’obbligo per sensibilizzare sull’importanza della biodiversità a livello globale, che mira anche a far conoscere storie significative del territorio, ad offrire consulenze ed a sfruttare la biodiversità in modo sostenibile.
La presentazione ufficiale
Presentato ufficialmente a Roma in occasione della Giornata mondiale della biodiversità (22 maggio)in due differenti sedi (la mattina nella Tenuta presidenziale di Castelporziano, il pomeriggio nella sede centrale romana del Cnr), NBFC è stato salutato con favore anche dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Servono paradigmi di sviluppo e azioni concrete che applichino le nuove tecnologie e l’innovazione in attuazione di un’etica ecologica di cura del pianeta e dell’economia del benessere, con un cambio di passo condiviso a tutti i livelli, che consenta un’equa e solidale distribuzione dei benefici che la biodiversità offre anche con la responsabilità dei piccoli gesti di ciascuno”, il messaggio diffuso dal Quirinale, che ha individuato nel Centro un esempio concreto ed una risposta di rilevante portata.
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La presidente del Cnr Maria Chiara Carrozza si è soffermata soprattutto sui compiti e gli obiettivi di NBFC anche alla luce dell’Agenda Onu 2030 per lo sviluppo sostenibile, “in particolare per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità e la conservazione, il ripristino e il corretto utilizzo degli ecosistemi”. Molto interessante anche l’intervento del presidente di NBFC Luigi Fiorentino, che ha spiegato bene l’organizzazione del Centro secondo “il modello Hub & Spoke, un sistema di gestione e sviluppo delle reti nel quale le connessioni si realizzano dallo spoke (raggio) verso l’hub (perno centrale) e viceversa. Dall’hub centrale, con sede presso l’Università degli Studi di Palermo, si dipartono così 8 raggi (spoke) dedicati alle problematiche legate al mare, alla terra e acqua dolce, alle aree urbane e alle ricadute sulla società, ciascuno dei quali comprende diversi partner affiliati (università, enti pubblici di ricerca e società private). Ogni area di interesse prevede due nodi incaricati del monitoraggio dell’ambiente e dello studio di soluzioni, affidati al Cnr e alle più prestigiose università italiane”.
Questa grande comunità, che mette a sistema tutte le ricerche italiane sulla biodiversità e le istituzioni già impegnate sul territorio, nel 2026 lascerà in eredità dei progetti capaci di proseguire autonomamente. NBFC lancia dall’Italia un messaggio concreto per promuovere la gestione sostenibile della biodiversità, ovvero del bene che è alla base della vita sulla Terra.
[Credits foto: selenee51, Pixabay]