Nel decennio 2010-2020 i Paesi dell’Unione Europea hanno perso 145 miliardi di euro a causa della crisi climatica. Nel 2017 danni economici per 27,9 miliardi di euro
Sarà la consapevolezza dei danni economici a fare quello che non è riuscita a fare la consapevolezza per i danni agli ecosistemi, alla biodiversità e alle risorse naturali? Nonostante tutti siano coscienti di quanto il meccanismo dello sviluppo sia inceppato da tempo, gli ingranaggi del capitale continuano a procedere nel loro inesorabile incedere, stritolando tutto ciò che non dà profitto. Le evidenze e i dati inequivocabili di una crisi climatica che inizia a guastare i bilanci di Stati e corporation saranno propulsori di un cambiamento in positivo? Qualche mese fa vi abbiamo raccontato quello che è l’impatto della crisi climatica sulla filiera alimentare, ora ampliamo lo spettro della nostra indagine a quelle che sono le perdite economiche.
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Secondo Eurostat, nell’ultimo decennio l’Unione Europea ha perso circa 145 miliardi di euro a causa di eventi legati al cambiamento climatico: una cifra che tiene conto dei danni e delle perdite a infrastrutture, proprietà private, risorse ambientali ed economiche ed ecosistemi.
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Secondo l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, negli ultimi trent’anni le temperature europee sono aumentate più che in qualsiasi altro continente del Pianeta. Non è un caso che il Vecchio Continente sia quello che si è maggiormente mobilitato per far fronte a questa situazione, dando il via al Green Deal che si concentrerà sulla mitigazione climatica e sull’ambizioso traguardo di un’UE carbon neutral nel 2050.
Fra il 1991 e il 2021 le temperature in Europa sono aumentate di oltre il doppio della media globale, con un tasso medio di +0,5°C per decennio. L’area alpina è quella nella quale questo fenomeno è più evidente con ghiacciai che hanno perso fino a 30 metri di spessore dal 1997 al 2021. La progressione della crescita delle temperature corre in parallelo con quella delle perdite economiche legate al clima, cresciute di quasi il 2% annuo nello stesso periodo di tempo.
L’annus horribilis del decennio 2010-2020 è stato il 2017 con perdite pari a 27,9 miliardi di euro, praticamente un quinto dei 145 miliardi di euro persi nell’intera decade.
Il Paese maggiormente colpito nell’UE è stato la Grecia che nel 2020 ha accusato una perdita di 91 euro pro capite, vale a dire più di tre volte superiore ai 27 euro della media dell’Unione Europea. Seguono la Francia (62 euro), l’Irlanda (42 euro), l’Italia (41 euro) e il Belgio (32 euro). Il Paese che ha risentito meno delle conseguenze dei cambiamenti climatici è stata la Bulgaria, con appena 0,70 euro pro capite; perdite molto basse anche in Slovacchia (4,1 euro) e Slovenia (3,65 euro).
Secondo una stima dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, fra il 1980 e il 2020 le perdite economiche causate da eventi estremi legati al clima sono state di 487 miliardi di euro. In questi quattro decenni la Germania ha perso 108 miliardi di euro, la Francia 99 miliardi di euro, l’Italia poco più di 90 miliardi di euro.
Incendi, alluvioni, tempeste, siccità, ondate di calore e fenomeni di dissesto idrogeologico, le cause delle perdite economiche dovute alla crisi climatica sono molteplici, proprio per questo l’UE ha varato un Green Deal da 1000 miliardi di euro entro il 2030 per intervenire su settori quali edilizia, biodiversità, energia, trasporti e produzione alimentare.
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Sempre secondo Eurostat, le emissioni di gas serra nei Paesi Ue sono diminuite del 32%, principalmente grazie al miglioramento dell’efficienza energetica. In un panorama di dati tutt’altro che confortante almeno un numero che dimostra come sia possibile invertire la rotta.
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