All’età di 91 anni è morto Mikhail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Unione Sovietica, che ha fatto di ambientalismo e disarmo nucleare le sue battaglie degli ultimi decenni.
All’età di 91 anni è morto a Mosca Mikhail Gorbaciov (Michail Sergeevič Gorbačëv), ultimo presidente dell’URSS, premio Nobel per la Pace, fautore del disarmo nucleare e autorevole voce dell’ambientalismo mondiale.
L’eredità che lascia con la sua scomparsa è enorme, su molti temi ancora di grande attualità.
«Le generazioni future giudicheranno coloro che sono venuti prima di loro sulle questioni ecologiche: assicuriamoci di non passare alla storia come quelli che sapevano, ma non si sono preoccupati -è una sua celebre frase- Il tema ambientale debba essere il punto numero uno dell’agenda di questo secolo. Se ci limitiamo a sperare che ce la faremo in qualche modo, che la natura farà fronte a questi problemi mentre noi continuiamo a fare quello che abbiamo fatto, dovremo affrontare una situazione ancora più grave».
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Gorbaciov è stato anche il fondatore di Green Cross International. Un organismo sovranazionale e indipendente -sul modello della Croce Rossa- che occupa di svariati temi legati alla protezione ambientale: dalla crisi climatica alla tutela della biodiversità, dalla decarbonizzazione alla decontaminazione chimica, oltre a essere in prima linea nel contrasto agli armamenti nucleari.
La Green Cross interviene direttamente con propri progetti e collabora con altre ONG, imprese ed enti pubblici, a ogni livello, fino alle Nazioni Unite “per contribuire ad assicurare un futuro equo, sostenibile e sicuro per tutti, attraverso lo sviluppo di un nuovo senso di interdipendenza globale e responsabilità condivisa nelle relazioni umane con la natura“.

Gorbaciov, la politica e le questioni ambientali
Michail Sergeevič Gorbačëv era nato il 2 marzo 1931 nel villaggio di Privolnoye, nel sud della Russia. Dopo una brillante carriera politica all’interno del Partito Comunista Sovietico, nel marzo 1985 venne eletto segretario generale.
Ha quindi guidato l’URSS fino alla sua dissoluzione, lavorando al cambiamento dall’interno della società socialista grazie all’introduzione dei concetti di Perestroika (rinnovamento) e Glasnost (trasparenza).
Già nel suo ruolo di leader mondiale aveva spesso messo le questioni ambientali al centro della sua azione politica, anticipando una visione che all’epoca era assolutamente di nicchia.
«Sono cresciuto in una famiglia di contadini, ho visto come i nostri campi di grano soffrivano a causa delle tempeste di polvere e dell’erosione, con effetti drammatici sulla vita delle persone -dichiarò in un’intervista a Living on Earth- Quando ho iniziato a lavorare nel Comitato Centrale del PCUS, ho avuto davanti un quadro terribile delle conseguenze di cosa stavamo facendo contro l’ambiente».
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Nel suo ruolo, a capo della super-potenza comunista, Gorbaciov si era potuto rendere conto in prima persona dei danni prodotti dall’industria pesante (in primis quella bellica) nonché dall’uso massiccio di pesticidi e altri prodotti chimici in agricoltura, constatando che l’aspettativa di vita era in declino fin dalla metà degli anni Sessanta a causa di fattori riconducibili all’inquinamento.
Aveva quindi portato alla ribalta il tema della sostenibilità, arrivando a ospitare a Mosca, nel gennaio 1990, il Forum sull’ambiente e lo sviluppo, a cui presero parte oltre mille delegati da oltre 80 Paesi del mondo.
Qui -andando in controtendenza rispetto ai suoi predecessori, memore anche del disastro di Chernobyl di quattro anni prima- l’allora leader sovietico invitò alla collaborazione internazionale per evitare crisi ambientali, dichiarando che si trattava di temi planetari e non riconducibili ad “affari interni” dei singoli Stati.
Per il suo impegno in campo ambientale, la rivista americana Time ha inserito Mikhail Gorbaciov tra gli Heroes of the Environment mondiali, nella sezione speciale dedicata a “leader & visionari”.
L’impegno per il disarmo nucleare e per la Pace
Gorbaciov è già passato alla Storia per il suo impegno contro gli armamenti nucleari, a partire dalla proposta che lanciò a inizio 1986 per abolire le armi atomiche entro fine millennio.
Il piano era molto ambizioso: al dimezzamento degli arsenali da parte di USA e URSS deciso con il trattato Start-1, sarebbero dovute seguire altre fasi, coinvolgendo tutto il mondo, fino alla cessazione totale dei test nucleari e all’abolizione di ogni armamento atomico entro dicembre 1999. L’accordo universale sul disarmo, purtroppo, non è stato mai firmato.
Questo impegno è valso comunque al presidente sovietico il premio Nobel per la Pace. «Il complesso militare-industriale ebbe la meglio sul buon senso», ha commentato successivamente Gorbaciov, interpellato sul tema.

Resta celebre la sua dichiarazione congiunta con il presidente statunitense Ronald Reagan, al summit di Reykjavik nell’ottobre 1986: «una guerra nucleare non potrebbe essere vinta e, pertanto, non dovrà mai essere combattuta».
Parole che dovrebbero essere da monito ancora oggi per tutti gli attuali i leader mondiali, a partire dalla guerra in Ucraina, dove la minaccia atomica è presente sin dalle prime fasi del conflitto.
[Cover image: Gorbachev Foundation]
