Consonno è una frazione di Olginate (Lecco), oggi in abbandono, che testimonia il fallimento del sogno di creare una Las Vegas italiana in Brianza. A discapito di storia, tradizioni e natura.
Oggi Consonno è un paese fantasma, completamente spopolato, apparentemente come tanti borghi sparsi tra le colline e i monti d’Italia: il suo ultimo abitante -una sorta di eremita che viveva all’interno della fatiscente canonica- se ne è andato da alcuni anni.
La frazione -sulle colline brianzole, a circa 600 metri di altitudine- ospita solo, ogni tanto, qualche curioso, i sempre più rari parenti degli ex abitanti che si recano al piccolo cimitero, e gli appassionati di urbex, l’esplorazione urbana dei luoghi abbandonati.
È uno di loro -lo svizzero Jonathan Della Giacoma, classe 1987, tra i più famosi autori di urbex- ad accompagnarci alla scoperta di questo particolare borgo e della sua incredibile storia, tramite il sito di esplorazione urbana Ascosi Lasciti, con cui eHabitat collabora da alcuni mesi.
La storia di Consonno, da villaggio agricolo a città dei divertimenti
Fino agli anni Cinquanta del Novecento, Consonno era un piccolo villaggio agricolo, abitato da qualche decina di contadini e artigiani, collegato a Olgiate (e al resto del mondo) da una mulattiera.
Nel 1962 arrivò il conte Mario Bagno, imprenditore nel ramo delle costruzioni, specializzato in infrastrutture e vie di comunicazione.
Acquistò l’intera proprietà di Consonno, fece realizzare una nuova strada e diede il via al suo progetto: creare una città del divertimento tra le verdi colline della Brianza, a poca distanza da Milano.
Cinema e teatri abbandonati, alla scoperta dei luoghi della cultura che oggi non riaprono
«Era la fine degli anni Cinquanta e il boom economico faceva sembrare tutto possibile -spiega Jonathan Della Giacoma- Anche radere al suolo un borgo di contadini e costruire, al posto di cascine e stalle, un minareto di 30 metri, una sala da ballo all’aperto e una galleria di negozi in stile arabeggiante, addirittura “limando” con la dinamite una collina troppo alta, ostacolo al panorama».
Le ruspe di Bagno entrarono subito in azione, risparmiando solo la chiesa del XII secolo e il cimitero.
«La nuova Consonno, nata dopo cinque anni di lavori, era un “inno al kitsch”: colonne in stile medioevale all’ingresso, un finto cannone fatto arrivare da Cinecittà, sfingi egiziane, pagode cinesi, un Grand hotel Plaza e sale da gioco. Poi, tra gli inviati, anche ospiti di prestigio, dai Dik Dik a Pippo Baudo. In breve, divenne la Las Vegas della Brianza», commenta Jonathan.
I sogni faraonici e il rapido declino
All’ingresso del paese venne fatto installare un eloquente cartello “A Consonno é sempre Festa“ e il conte Bagno aveva in progetto di ampliare il suo Paese dei Balocchi lombardo con impianti sportivi per le più svariate discipline, un luna park, un giardino zoologico e, addirittura, un autodromo.
Ma il sogno della Las Vegas italiana era destinato a restare tale.
«Come velocemente era arrivata alle stelle, altrettanto velocemente Consonno è divenuta una città fantasma: esaurita l’euforia per la novità, i visitatori cominciavano a scarseggiare -conclude l’autore dell’articolo di Ascosi Lasciti- Poi, nel 1976, una frana travolse l’unica strada di collegamento e, siccome il conte con la sua irruenza si era fatto nemici anche nelle pubbliche amministrazioni, la strada non venne più ricostruita fino al 2007. Trent’anni, ed oltre, di oblio hanno lasciato a Consonno solo il nome e ruderi».
Una parabola rapida e dal triste finale, nonostante i tentativi (finora tutti falliti) di rilanciare la località brianzola, anche a causa dell’instabilità a livello idrogeologico, aggravata pare dalle opere realizzate proprio negli anni Sessanta.
Consonno resta quindi oggi, con i suoi edifici pericolanti, a ricordare come un progetto troppo ambizioso e un po’ folle, slegato dalla storia e dalle tradizioni del luogo, abbia cancellato i vecchi insediamenti rurali e la natura, lasciando solo scheletri di cemento, silenzio e abbandono.
Nella speranza che, da questa storia, tutti possano trarre degli insegnamenti e tali errori non vengano ripetuti.
Luoghi delle vacanze estive abbandonati al loro destino, dove il sole splende invano