Nelle pagine di Faune di Vadnais lo specchio di una delle tendenze delle narrazioni contemporanee: quella della deantropizzazione delle storie
Faune di Christiane Vadnais, pubblicato da Codice Edizioni nella traduzione di Piernicola D’Ortona, è un eccellente esempio di un genere, quello della climate fiction, che sta godendo di un numero crescente di autori, titoli e lettori. Questa tipologia di racconto – catalogabile come sottogenere della fantascienza – descrive un mondo trasformato dai cambiamenti climatici e lo fa, quasi sempre, adottando i colori foschi della distopia.
Anche il mosaico di frammenti narrativi di Christiane Vadnais non sfugge a questa regola, ma impone sin da subito al lettore le regole di un testo deantropizzato, nel quale tutti i regni hanno la stessa dignità. Se il genere del romanzo è nato e cresciuto ipertroficamente all’interno della costellazione valoriale del capitalismo e dell’antropocentrismo, l’avanguardia della climate fiction impone un approccio critico nei confronti del sistema responsabile della crisi e sbilancia gli equilibri narrativi a favore della vita in tutte le sue forme (“Tutto è vivente” è, non a caso, la frase che chiude il libro di Vadnais).
Come comunicano gli animali, il libro sulle conversazioni segrete del mondo vivente
Tutto è vivente, tutto è importante
Laghi, piogge, leoni, pesci, alberi, conigli, funghi e insetti sono gli elementi di un panorama narrativo dove non vi sono gerarchie fra le specie e dove anche gli elementi diventano protagonisti della narrazione. Il libro si apre con una pioggia incessante, “nell’incertezza dell’acqua e del cielo”, poi si raccontano, in un perfetto bilanciamento, l’assassinio di un uomo a opera di una leonessa e quello di un coniglio a opera di una donna. In Vadnais non esiste giudizio, ma la fredda registrazione di una violenza interspecista che continua a esistere nonostante inattese ibridazioni: quella di Thomas che nuota sicuro grazie alla sua pinna dorsale, quella di Laura la cui pelle si sta riempiendo di piume.
I personaggi partoriti dalla fervida immaginazione di Christiane Vadnais in Faune vivono in una sorta di età di mezzo, Cathy, per esempio, “non distingue più gli animali dalle loro ombre. I vivi dai morti. I rumori umani dal raspare e dagli ansiti resuscitati nel buio pesto”. Ciò che le accade è molto simile a quello che succede al lettore, chiamato dall’autrice québécquoise ad allargare lo spettro del proprio sguardo.
Dettagli che sarebbero trascurabili per la maggior parte degli scrittori diventano centrali in Vadnais: “Muschi e funghi si abbrancano alle case di legno, e le spore, sospinte dal vento o dalla nebbia, spiccano immediatamente il volo. Le finestre non sono mai pulite fino in fondo. Ovunque ci si trovi, un fuscello, una forficula o lo spuntare di una muffa ricordano sempre l’ambiente”.
Ogni amico è un tesoro, quando la convivenza fra specie è vincente
Narrazioni oltre l’umanesimo
La tendenza a narrazioni sempre più aperte agli altri regni sta conquistando fette sempre maggiori di mercato. Non parliamo di opere scientifiche e accademiche, ma di fiction e non fiction capaci di offrire ai lettori una visione del mondo svincolata dal monopolio dell’umano: negli ultimi anni, sulle pagine di eHabitat, vi abbiamo raccontato alcuni libri di Stefano Mancuso, i linguaggi degli animali, le loro migrazioni e le loro simbiosi interspeciste, vi abbiamo anche spiegato come l’evoluzione del comportamento umano segua regole che sono comuni a tutto il regno animale.
Cent’anni di Disney hanno deformato la visione che gli umani hanno delle altre specie, hanno perpetuato l’antropomorfizzazione degli animali nata nelle narrazioni dell’antichità e ne hanno fatto un canone stilistico: l’animale come copia dell’umano quando non un organismo a esso ancillare. I tempi stanno cambiando, nelle storie raccontate dagli umani il non umano è libero di muoversi con le sue ali, le sue piume, le sue zampe oppure trasportato dal vento. Film come Gunda di Victor Kossakovsky e Cow di Andrea Arnold sono esemplari di un cambiamento che non investe solo la letteratura, ma tutti i linguaggi. Per chi ha voglia di tenere occhi e orecchie ben aperti le occasioni di cambiare il proprio sguardo non mancano.
Gunda – A TFF38 gli animali ci guardano e noi guardiamo loro
[Foto Pixabay]